Sempre meno treni e sempre più affollati. Dal 2012 trovare un posto, anche in piedi, sulla tratta Ancona-Bologna, sembra essere diventato un lusso per i pendolari che salgono a Rimini. Che se da una parte si trovano meno penalizzati rispetto ai colleghi delle altre province romagnole per numero di fermate di convogli a lunga percorrenza, dall’altra si trovano a viaggiare il più delle volte stipati come sardine, tanto nei treni interregionali quanto in quelli regionali. Il nuovo orario partito a dicembre 2011 ha peggiorato i problemi già da tempo in viaggio sui binari. A portare esempi concreti è Lara Cirielli del comitato RomBo, tra le decine di pendolari riminesi che ogni giorno si preparano ad affrontare le ore di punta: la mattina tra le 7 e le 9 e la sera, al ritorno, tra le 18 e le 20. Il treno più utilizzato dai pendolari, racconta Cirielli, è il regionale veloce 11526 che parte da Rimini alle 7,01 e ferma in tutte le province emiliano-romagnole. Peccato che da quando è scattato il nuovo orario di Trenitalia sia venuta meno qualche carrozza. “Sono sistematicamente 6 – spiega la pendolare – prima erano dalle 8 alle 10. Un controllore mi ha detto che dovrebbe diventare una normalità”. Il risultato non può che essere un affollamento ancora peggiore. Cambia il treno, non i disagi. Alle 7,27 fa tappa a Rimini un Intercity notte proveniente da Lecce. “È il treno che chiediamo da anni, sarebbe l’ideale per noi perché ferma solo a Cesena, Forlì e Faenza e arriva a Bologna alle 8,45”. Ma? “<+cors>Ha una sola carrozza viaggiatori che arrivati a Rimini è già piena. Tutte le altre sono vagoni letto dove non si può accedere se non per gentile concessione del controllore!<+testo_band>”. La sera il problema maggiore è dato dalla diminuzione di treni utili. “Prima – prosegue Cirielli – potevamo prendere 4 treni per Rimini. Un Intercity alle 16,30, un altro alle 17,30, un Eurostar senza fermate intermedie alle 17,50 e un altro Eurostar alle 18,50. Con il nuovo orario il treno delle 16,30 parte 15 minuti prima mentre quello delle 17,30 è stato posticipato”. C’è un Freccia Bianca che parte da Bologna alle 17,42 (il successivo è alle 18,45) e fa fermate intermedie. Vi salgono quasi tutti i pendolari, ancora stipati come sardine. Le alternative? I regionali “che sono rimasti alla stessa ora ma che ora sono ancora più affollati”. Tutto si complica quando i regionali, già lenti di loro, devono aspettare in prossimità delle stazioni il passaggio dei treni lunga percorrenza. “I problemi di coordinamento sono evidenti” osserva Cirielli. Che fare? “Per i regionali chiederemo all’assessore regionale Peri un incontro: non si possono dimnuire questi treni se aumenta l’affluenza. Per la lunga percorrenza invece sarebbe bene avere materiale rotabile più adeguato e almeno tre carrozze viaggiatori sull’IC notte…”. Parlare con Trenitalia però resta difficile se non impossibile. Il timore, come spiega il responsabile regionale dei trasporti di Federconsumatori Giuseppe Poli, è che i tagli e la riduzione dei servizi su rotaia siano permanenti. Per i treni di competenza della Regione, a sua volta vessata dai tagli del governo, come per quelli a lunga percorrenza. Per i primi uscirà a breve un bando europeo. Si parla di un contratto con il futuro gestore di 15 anni prorogabili di altri 7 (periodo troppo lungo per Federconsumatori) vincolati ad un investimento da parte del vincitore di 100 milioni di euro nell’acquisto di convogli. Per i secondi, l’interlocutore per ora resta Trenitalia. E la liberalizzazione? Poli fa notare come a Nuovo Trasporto Passeggeri, la società di Montezemolo, e al suo treno Italo siano stati messi più bastoni tra le ruote.“L’ingresso di un nuovo operatore potrebbe far abbassare i prezzi, sempre che non si verifichino accordi segreti tra le aziende”. Per ora pendolari e turisti sulla tratta adriatica restano con 27 treni in meno a lunga percorrenza (-30%) e 20 treni in più del tipo Freccia Rossa e Freccia Bianca (+20%). E più costosi.
Alessandra Leardini