Il mondo dello sport riminese è in lutto. E non solo quello. Marcello Arcangeli, infatti, è tornato alla casa del Padre. Classe 1918, gentiluomo laico e di fede, maestro di vita, Arcangeli è stato tra i fondatori della Libertas.
“Il messaggio religioso che come cattolico possedeva doveva per lui calarsi dentro la vita concreta degli uomini e delle donne – lo ricorda Filiberto Pioppo – in questo senso non è casuale il suo incontro con il mondo sportivo pur non avendo mai praticato a livello agonistico alcuna disciplina. È stato uno sportivo a modo suo e in questa definizione si riconosceva. Una sincera capacità di interesse per l’altro, lo portava a superare distanze culturali, ideologiche, sociali e la forte carica umana lo ha sempre fatto uscire dalle convenzioni e dai cliché del suo tempo e del suo ambiente. Impegnato a promuovere i valori educativi peculiari dello sport per una nuova cultura della convivenza civile, è riuscito come pochi a Rimini a coniugare, dal dopoguerra ad oggi, pubblico e privato per realizzare gli impianti sportivi di cui la città era sprovvista e contemporaneamente a organizzare e condurre attività economiche per finanziare lo sport giovanile non accettando, in linea di principio, la dipendenza da finanziamenti esterni mai disinteressati”<+testo_band>.
Ad Arcangeli si devono intuizioni importanti che hanno portato nell’aprile del 1950 alla nascita della Polisportiva Libertas e in seguito alla realizzazione di gran parte dell’impiantistica sportiva esistente: dalla costruzione di un campo di pallacanestro, su area concessa in uso gratuito dalla Confraternita di San Girolamo, al tentativo di realizzare un Centro Sportivo Polivalente nell’area ex fiera di Rimini; passando dalla ristrutturazione della pista di pattinaggio sul lungomare Tintori.
“Nel 1987 si adoperò per far costruire l’impianto di atletica leggera al Romeo Neri realizzato attraverso una convenzione tra la Polisportiva e il Comune. L’impianto, omologato nel 1990, oggi è fatiscente!”.
Ma c’è di più.
“In forza a questa convenzione, l’impianto viene utilizzato anche dalle scuole riminesi. La Polisportiva Libertas ha indirizzato a favore dell’Amministrazione, per la realizzazione completa dell’opera, le elargizioni e i contributi finanziari a fondo perduto fino alla concorrenza di 392.500.000 delle vecchie lire corrispondenti al 50% della spesa totale preventivata in 795 milioni. Il Comune ad oggi non ha ancora provveduto a realizzare né i relativi servizi né gli impianti per gli allenamenti e il riscaldamento degli atleti indispensabili per lo svolgimento di gare ufficiali. Tanto è vero che la controversia con Palazzo Garampi è tutt’ora aperta”.
Insomma, lo sport riminese deve davvero dire un grande grazie ad Arcangeli.
“La storia e l’operato della Polisportiva con
Marcello Arcangeli sono stati riconosciuti, nel 2001, année internationale des Volontaries, anche dal Comité International Olympique che con Diplome, a firma del presidente pro-tempore Juan Antonio Samaranch, ha reso omaggio alla Libertas Rimini. Questo per spiegare ai più giovani la grandezza di questo uomo mai prono e subalterno alla politica, le cui posizioni erano esenti da rigidità o chiusure mentali preconcette. Sentiva il dovere di essere intellettualmente rigoroso, costruttivamente critico. Amava discutere: sosteneva anche puntigliosamente le proprie convinzioni e, nel confronto a più voci, la sua personalità finiva in genere per prevalere restando capace sempre di giudicare insufficienti i risultati raggiunti, se inadeguati rispetto alle premesse. Senza essere uomo di Palazzo aveva un forte senso delle istituzioni e con esse ha sempre cercato di collaborare fino all’ultimo, fornendo spesso punti di riferimento importanti per sostenere concretamente l’impegno di quanti lavorano fra i giovani, per promuovere, con la pratica sportiva, forti valori civili e democratici”.
La lezione più difficile di questo “impolitico” per la comunità sportiva riminese è stata l’ultima: vivere con la sobrietà che gli era propria, la lucidità e serenità del credente, gli acciacchi dell’età e infine la malattia.
“Il rimpianto della sua perdita è tanto più pungente in quanto ci aspettano anni di cambiamenti strutturali che richiederebbero la sua capacità di guardare lontano, all’essenza dei problemi, e lucidità di azione. Raro esempio di spirito inquieto e generoso, allo stesso tempo estraneo e partecipe del mondo che voleva cambiare, lascia in dono la memoria di una esistenza impegnata vissuta con esemplare autenticità umana e spirituale.
Oggi, senza Marcello, la comunità sportiva riminese è sicuramente più sola”.
Francesco Barone