Una sinfonia in sette tempi che ci condurrà alla prima Assemblea diocesana con il vescovo Francesco. Erano appena le 15 di domenica 24 febbraio quando una sala Manzoni zeppa ha accolto
mons. Lambiasi. “Scusate il ritardo, ma sono stato colpito da un abbiocco”. Non è di tutti i pastori fare l’una di notte il sabato sera per… confessare i giovani.. “ e poi, diciamocelo, dalle mie parti c’è un altro fuso orario”. Un sorriso, un applauso e si inizia. È l’incontro fortemente voluto con i rappresentanti dei Consigli pastorali parrocchiali dell’intera Diocesi. L’invocazione allo Spirito Santo e si comincia con alcune esperienze, una per ogni Vicariato. San Raffaele, Villa Verucchio, Fontanelle, San Mauro, Ospedaletto, Morciano, Bellaria… ognuno racconta la fatica e la gioia di mettere insieme un progetto pastorale, di verificarlo, di attuarlo.
Poi tocca a mons. Lambiasi, didascalico ed efficace nel suo intervento che si sviluppa in sette punti che mutua dalla lettera apostolica Novo Millennio Ineunte.
Parla dei Consigli pastorali Parrocchiali, ma soprattutto del suo progetto pastorale.
1)Un fine. L’obiettivo da cui partire sempre è quello della evangelizzazione Occorre ripartire da Cristo. Oggi l’Occidente cristiano ha bisogno di essere rievangelizzato. “L’incontro con la Samaritana è il modello dell’evangelizzazione. Gesù intercetta la sete che le brucia nel cuore. Dio ha sete che tu abbia sete di lui. L’incrocio delle due seti fa scattare l’evangelizzazione”.E proprio l’evangelizzazione sarà il tema della prossima Assemblea Diocesana, prevista nel periodo della Festa di San Gaudenzo, che segna l’inizio dell’anno pastorale.
2)Una parola. E’ “comunione”, parola grande e fragile. Delle diverse radici del termine il Vescovo preferisce “com-munus”, ovvero mettere insieme i doni, perché tutta la comunità possa essere dono.“Comunione e missione - dice – non sono mezzo e fine, ma comunione è l’anima della missione, è la missione. Se no la missione si riduce ad un fare, invece è un essere, un essere testimoni”.
3)Un’immagine. Quella del coro. È un’immagine antica, proposta già da sant’Ignazio nella lettera agli Efesini ed è anche il terzo talento che il vescovo Francesco indicava nel suo ingresso in Diocesi.“Ciascuno con la sua voce, ma con lo stesso spartito, il Vangelo”. Il Vescovo, come direttore del coro, valorizza il singolo canto e l’unità di tutti a far coro.
4)Una spiritualità. E qui il Vescovo propone con forza quello che considera il testamento di Giovanni Paolo II, la Novo Millennio Ineunte(NMI), che guidica come la bussola della spiritualità di comunione. Con tante indicazioni educative: lo sguardo del cuore; la capacità di sentire il fratello di fede come uno che ti appartiene; la capacità di vedere ciò che c’è di positivo nell’altro; il saper far spazio al fratello contro ogni diffidenza e gelosia… “Vi riconsegno queste parole di Giovanni Paolo II. Senza gli altri, sopra gli altri, contro gli altri… è l’anti Trinità, è la Babele… diventeremmo apparati senza anima. La nostra chiamata trinitaria è essere con, in e per gli altri”.
5) La struttura. Al numero 45 della NMI si parla di Consigli presbiterali e pastorali Certo sono consultivi e non deliberativi, ma necessari per un reciproco ed efficace ascolto fra pastori e fedeli. A priori uniti nell’essenziale, capaci di convergere nell’opinabile.
6) Due tentazioni: il centralismo estremo (uno vuol essere il tutto) e l’individualismo estremo (ognuno vuol essere il tutto). Uno è troppo caldo, perché ti soffoca; l’altro è gelido e ti fa ritrovare solo. Si possono anche chiamare aziendalismo (quando si confonde efficienza con efficacia) e parlamentarismo.
7) Tre virtù:la fede, la speranza e la carità.
La fede è ripartire da Cristo, avere la sua mentalità, pensare con il pensiero di Gesù, lavorare con le sue mani; sentire con il suo cuore.
La carità che va tradotta con reciprocità: perdonatevi e correggetevi gli uni gli altri…
La speranza è oggi quella più necessaria. “È la fiducia in Gesù, che ci invita a gettare le reti al largo”. Che si possa davvero dire che il passo dei credenti non è diventato un passo stanco. Sono trascorsi 2000 anni, ma la Chiesa è oggi più viva che mai. “La tentazione è l’avvilimento, ma – ha concluso il Vescovo - noi sappiamo che lo Spirito Santo non è andato a riposo. Andiamo dunque avanti con speranza”.
Giovanni Tonelli