“Abbiamo sete di gioia in un tempo di bruciante arsura per le ‘passioni tristi’ che ci affliggono. E abbiamo anche sete di forza e di audacia evangelica per non affondare nelle sabbie mobili di una vita incolore e insapore”. Lo scrive il vescovo Francesco nella lettera che presenta le linee di fondo del nuovo anno pastorale, rivolta a sacerdoti, consacrati e a tutti gli operatori pastorali laici, in cui indica “quattro luci di posizione sul nostro cammino”: santità, felicità, discernimento e sinodalità. Il “testo-base” indicato dal vescovo è l’esortazione apostolica di Papa Francesco “Gaudete et exsultate”. Parlando della felicità, mons. Lambiasi mette in guardia dal modo “ambiguo” di concepirlo di “una corrente vulgata mondana”. “Infatti per Gesù la felicità abita in via della croce”. Centrale nella sua riflessione il discernimento. “Esercizi spirituali e pastorali di discernimento ci serviranno in questo secondo anno dedicato specificamente ai giovani”. Infine, la sinodalità. “Non vogliamo ridurla a slogan pubblicitario o a pedante citazione retorica. Qui mi limito semplicemente a ricordare che essa fa rima non tanto con collaborazione quanto piuttosto con corresponsabilità”. Quindi, l’indicazione del “luogo concreto” in cui si richiede “uno spirito e una prassi di vera ed efficace sinodalità”, cioè il Consiglio pastorale.
Ecco il testo integrale della lettera.
Cari Fratelli, care Sorelle,
“La gioia del Signore sia la nostra forza!”.
Mi piace aprire la presente – che vi segnala alcuni brevi orientamenti per il cammino diocesano del prossimo anno pastorale 2018-’19 – con il saluto squillante, che sigla l’assemblea eucaristica ed è preso di peso dal libro di Neemia (8,5). In effetti abbiamo sete di gioia in un tempo di bruciante arsura per le “passioni tristi” che ci affliggono. E abbiamo anche sete di forza e di audacia evangelica per non affondare nelle sabbie mobili di una vita incolore e insapore. Vogliamo piuttosto una esistenza segnata dal sereno equilibrio cristiano. Che non si raggiunge se non ci si sbilancia oltre, andando al di là del si è sempre fatto così, con qualche scelta coraggiosa ed eccedente. “Solo l’eccesso salva” (C.M. Martini).
Permettetemi inoltre di condividere una premessa imprescindibile: “pastorale” è un aggettivo che non si può contrapporre a “missionario”. Siamo ormai consapevoli che o la pastorale è missionaria o semplicemente non è pastorale. Ma la Chiesa non è padrona della missione. L’opera missionaria è opera del bel Pastore, perché solo Lui può toccare i cuori. Il vero protagonista della missione è lo Spirito del Risorto. La missione non viene da una Chiesa autoreferenziale, autosufficiente, fondata su se stessa, sui suoi piani geometrici, su lambiccate strategie ‘pastorali’ disegnate a tavolino. Una Chiesa che al mondo racconta se stessa e le sue mirabolanti imprese. Finendo per assomigliare alle pur importanti organizzazioni di aiuto umanitario. Recentemente, parlando alle Pontificie Opere Missionarie, il Papa ha parlato a taglio netto: “Noi non abbiamo un prodotto da vendere, ma una vita da comunicare. È lo Spirito Santo che porta avanti la Chiesa, non noi!”.
Passo ora a declinare un quadrinomio, che accende quattro luci di posizione sul nostro cammino per il prossimo anno pastorale.
La prima parola-luce è santità. Ce l’ha rimessa in cuore Francesco di Roma con la sua incoraggiante esortazione apostolica “Rallegratevi ed esultate” (= RE). È la santità della porta accanto. Il santo non è staccato dalla crosta terrestre. Non vive una vita incontaminata, senza imperfezioni, senza limiti e difetti, al riparo da incidenti e ruzzoloni. È però una vita trasfigurata dal Vangelo, che, altrimenti, senza quella luce risulterebbe penosamente sfigurata. Pertanto il testo-base di riferimento per il prossimo anno pastorale non potrà che essere la “Rallegratevi ed esultate”, che ho pensato di accompagnare con la Lettera Pastorale “Vi annuncio una grande gioia – Tutti chiamati alla santità”, in cui cerco di incrociare il tema della gioia – tipico del vangelo del prossimo anno C, secondo Luca – con il tema centrale della santità, secondo Francesco.
La seconda parola-luce è felicità. È una parola invitante, se viene presa secondo l’accezione evangelica, ma pesantemente ambigua secondo una corrente vulgata mondana. Infatti per Gesù la felicità abita in via della croce. “La felicità è paradossale e ci regala le migliori esperienze quando accettiamo quella logica misteriosa che non è di questo mondo” (RE n. 174). È la felicità delle beatitudini evangeliche. “La forza della testimonianza dei santi sta nel vivere le beatitudini e la regola di comportamento del giudizio finale. Sono poche parole, semplici, ma pratiche e valide per tutti, perché il cristianesimo è fatto soprattutto per essere praticato” (RE n. 167).
La terza parola–luce è discernimento. Il Papa vi dedica un’attenzione specifica nella parte finale della sua esortazione (RE nn.166ss), e come sappiamo sarà il filo di raccordo nel prossimo sinodo, dedicato appunto a “La fede, i giovani e il discernimento vocazionale”. “Al giorno d’oggi l’attitudine al discernimento è diventata particolarmente necessaria”, scrive Francesco (RE n. 167). Ed esercizi spirituali e pastorali di discernimento ci serviranno in questo secondo anno dedicato specificamente ai giovani.
La quarta parola-luce è sinodalità. L’abbiamo vissuta e ripresa nell’Assemblea del giugno 2017. Non vogliamo ridurla a slogan pubblicitario o a pedante citazione retorica. Qui mi limito semplicemente a ricordare che essa fa rima non tanto con collaborazione, quanto piuttosto con corresponsabilità. Un luogo concreto in cui si richiede uno spirito e una prassi di vera ed efficace sinodalità è il Consiglio Pastorale. Per questo permettetemi di raccomandarvi il sussidio appena pubblicato allo scopo di assicurare la formazione dei membri e la vitalità di questo strumento necessario per il discernimento comunitario. Con l’auspicio che nessuna parrocchia o zona pastorale se ne voglia privare.
Carissimi tutti, vi ringrazio per l’attenzione.
Vi saluto con cuore di padre. Vi benedico con affetto di fratello e amico.
+ Francesco Lambiasi