Home Vita della chiesa Lo “scarabocchio” con cui Dio continua a scrivere

Lo “scarabocchio” con cui Dio continua a scrivere

Sarà don Romano Migani il primo chiamato a testimoniare nel processo per la causa di beatificazione di don Oreste Benzi. Il nome, finora segreto, è stato rivelato sabato 27 settembre nel corso della prima udienza che si è tenuta nella chiesa della parrocchia La Resurrezione di Rimini, quella che per tanti anni è stata la “parrocchia di don Oreste”.
Don Migani è stato fra i primi collaboratori di don Oreste, già prima di diventare sacerdote.

«La ragione per cui siamo qui – ha dichiarato il giudice delegato don Giuseppe Tognacciè riconoscere l’agire di Dio nella vita di un uomo, di una sua creatura, di un suo figlio, di un suo sacerdote. E la risposta che don Benzi ha dato a Dio nella sua vita».
Ha quindi chiamato ad intervenire, in quanto presidente del tribunale, i vari soggetti coinvolti.
«L’avvio del processo è per noi una gioia immensa<(em> – ha detto Giovanni Ramonda, successore di don Benzi alla guida della Comunità da lui fondata – perché viene a suffragare il desiderio di molti di conoscere maggiormente la vita santa di un sacerdote che ha sciupato la sua vita per le anime, che si è strapazzato fino al “tutto è compiuto” per l’annuncio del Vangelo ai più poveri, agli ultimi, nella condivisione diretta, senza delegare, in una vita povera – il cardinal Bagnasco è rimasto molto colpito quando ha visto la cameretta in cui don Oreste viveva – affidata completamente alla provvidenza e al lavorare sodo».
«Papa Benedetto XVI lo ha definito “infaticabile apostolo della carità.” – ha aggiunto Ramonda – Oggi don Oreste, che ci guarda dal cielo, in questo giorno in cui la Chiesa ricorda San Vincenzo De Paoli, ci ripete che la condivisione con i poveri deve essere preferita a tutto, non ci devono essere ritardi».

«Vi partecipo un pensiero che mi è sgorgato adesso nel cuore – ha detto la postulatrice Elisabetta Casadei prima di leggere il documento relativo alla sua nomina. – La provvidenza ha fatto sì che ad accompagnarlo all’altare in questa causa sia una donna. Penso sia una carezza che don Oreste ha voluto dare a tutte le donne della comunità, a tutte le consacrate, a tutte le mamme di casa famiglia».

«Don Oreste non è stato ancora proclamato santo – ha sottolineato il vescovo di Rimini Francesco Lambiasi ma se siamo qui è perché la sua vita ci parla di santità. Ha vissuto da santo ma non si è mai ritenuto tale, perché i santi sono fatti così». E ha raccontato un aneddoto: «Il Cardinal Caffarra un giorno incontrando don Oreste gli disse: “Ma don Oreste, lei è un santo!” E lui: “No eccellenza, io sono solo uno scarabocchio di Dio!”». E ha concluso ricordando la frase appesa in chiesa la notte in cui è morto: “Siate santi!”. Ecco, ha concluso il vescovo, questo è il messaggio di don Oreste!».

Qualche centinaio di persone è accorsa per assistere a questa udienza di apertura del processo. Troppo piccola la chiesa per ospitare tutte, così è stato allestito anche un maxischemo nel salone parrocchiale, ma tantissime altre hanno potuto seguire l’evento in diretta su Icaro TV >oltre che in streaming dal sito www.donoreste.it, dai 32 paesi del mondo in cui l’opera di don Oreste ha messo radici.

Nel corso dell’udienza, presieduta dal giudice delegato don Giuseppe Tognacci, hanno prestato giuramento il promotore di giustizia padre Victorino Casa Lana (che svolgerà la funzione di “avvocato del diavolo”), il notaio Alfio Rossi e il notaio aggiunto Paola Bonadonna, la postulatrice Elisabetta Casadei e il vice-postulatore mons. Fausto Lanfranchi.
Fissata quindi per lunedì 6 ottobre 2014 alle 9 la prossima udienza in cui si svolgerà l’interrogatorio del primo degli oltre 100 testimoni previsti dalla postulatrice.
«Altri potranno essere citati d’ufficio nel corso del processo – ha concluso don Tognacci Ci vorrà molto tempo, forse qualche anno, perché sono tantissime le persone che hanno conosciuto don Oreste».
Tutto si svolgerà a porte chiuse fino a quando, terminata l’inchiesta, si terrà la sessione di chiusura della fase diocesana del processo, che sarà anch’essa pubblica.
Tutto il materiale sarà quindi inviato alla Congregazione per le cause dei santi, per il proseguimento della causa secondo il diritto canonico.