Si apre con un pensiero alla “cara terra dell’Iraq” il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace che si celebra il 1° gennaio 2011 ed ha quest’anno per tema: “Libertà religiosa, via per la pace”. L’Iraq, dunque, nel cuore del Papa. Il Paese che “nel suo cammino verso l’auspicata stabilità e riconciliazione continua ad essere scenario di violenze e attentati”. Il Papa ricorda “in modo speciale”, il vile attacco contro la cattedrale siro-cattolica “Nostra Signora del Perpetuo Soccorso” a Baghdad, dove, il 31 ottobre scorso, sono stati uccisi più di cinquanta fedeli. Benedetto XVI commenta: “I cristiani sono attualmente il gruppo religioso che soffre il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede”. “Tutto ciò non può essere accettato, perché costituisce un’offesa a Dio e alla dignità umana; inoltre, è una minaccia alla sicurezza e alla pace e impedisce la realizzazione di un autentico sviluppo umano integrale”.
Bene essenziale
“La libertà religiosa – fa notare Benedetto XVI – non è patrimonio esclusivo dei credenti, ma dell’intera famiglia dei popoli della terra”. “Essa – spiega – è un bene essenziale: ogni persona deve poter esercitare liberamente il diritto di professare e di manifestare, individualmente o comunitariamente, la propria religione o la propria fede, sia in pubblico che in privato, nell’insegnamento, nelle pratiche, nelle pubblicazioni, nel culto e nell’osservanza dei riti. Non dovrebbe incontrare ostacoli se volesse, eventualmente, aderire ad un’altra religione o non professarne alcuna”. Inoltre, prosegue il Santo Padre, “è innegabile il contributo che le comunità religiose apportano alla società. Sono numerose le istituzioni caritative e culturali che attestano il ruolo costruttivo dei credenti per la vita sociale. Più importante ancora è il contributo etico della religione nell’ambito politico. Esso non dovrebbe essere marginalizzato o vietato, ma compreso come valido apporto alla promozione del bene comune”. A questo riguardo il Papa evidenzia che nel 2011 ricorre il 25° anniversario della Giornata mondiale di preghiera per la pace. “Il ricordo di quell’esperienza – scrive il Papa – è motivo di speranza per un futuro in cui tutti i credenti si sentano e si rendano autenticamente operatori di giustizia e di pace”.
Forte denuncia
“Fondamentalismo religioso e laicismo sono forme speculari ed estreme di rifiuto del legittimo pluralismo e del principio di laicità”. È una delle denunce più forti presenti nel messaggio per la Giornata della pace. “Entrambe, infatti – osserva il Pontefice –, assolutizzano una visione riduttiva e parziale della persona umana, favorendo, nel primo caso, forme di integralismo religioso e, nel secondo, di razionalismo”. E aggiunge: “La società che vuole imporre o, al contrario, negare la religione con la violenza, è ingiusta nei confronti della persona e di Dio, ma anche di se stessa”. E se “nel mondo ancora oggi si registrano persecuzioni, discriminazioni, atti di violenza e di intolleranza basati sulla religione”, vi sono – afferma papa Benedetto– “forme più sofisticate di ostilità contro la religione, che nei Paesi occidentali si esprimono talvolta col rinnegamento della storia e dei simboli religiosi nei quali si rispecchiano l’identità e la cultura della maggioranza dei cittadini”. Queste forme “fomentano spesso l’odio e il pregiudizio”. Da qui un appello ai “leader delle grandi religioni del mondo” e ai responsabili delle Nazioni perché rinnovino l’impegno per “la difesa delle minoranze religiose, le quali non costituiscono una minaccia contro l’identità della maggioranza, ma sono al contrario un’opportunità per il dialogo e per il reciproco arricchimento culturale”.
Bisogno di Dio
“Il mondo ha bisogno di Dio. Ha bisogno di valori etici e spirituali, universali e condivisi, e la religione può offrire un contributo prezioso nella loro ricerca, per la costruzione di un ordine sociale giusto e pacifico, a livello nazionale e internazionale”. Si conclude con quest’appello il messaggio del Papa. Per le comunità cristiane che “soffrono persecuzioni, discriminazioni, atti di violenza e intolleranza”, il Pontefice chiede ai responsabili “di agire prontamente per porre fine ad ogni sopruso contro i cristiani, che abitano in quelle regioni. Possano i discepoli di Cristo, dinanzi alle presenti avversità, non perdersi d’animo, perché la testimonianza del Vangelo è e sarà sempre segno di contraddizione”. “La violenza – continua – non si supera con la violenza”. C’è anche un parola forte per l’Occidente, “specie in Europa”: “Cessino l’ostilità e i pregiudizi contro i cristiani per il fatto che essi intendono orientare la propria vita in modo coerente ai valori e ai principi espressi nel Vangelo. L’Europa, piuttosto, sappia riconciliarsi con le proprie radici cristiane, che sono fondamentali per comprendere il ruolo che ha avuto, che ha e che intende avere nella storia; saprà, così, sperimentare giustizia, concordia e pace, coltivando un sincero dialogo con tutti i popoli”.