In quanto a comodità non ha nulla da invidiare ai vari Grand Hotel di lusso, ma di stelle ne ha tre e mezzo. Gli interni sono da rivista di architettura internazionale e il suo spirito è nordeuropeo, ma è impiantato in una delle traverse di Rivazzurra, nella periferia riminese. Si potrebbe pensare di spendere una follia per quelle camere dai pezzi unici vintage con materassi di qualità, e invece in bassa stagione si può prenotare una doppia per 50 euro a notte. La famiglia Fabbri, gestore dell’Up Hotel di Rimini, ha capito che il viaggiatore moderno è diverso da quello degli anni d’oro che prenotava ogni anno al telefono, stava in media due settimane e voleva la pensione completa con ombrellone e cabina in spiaggia.
“Niente più menù da decidere il giorno prima, o orari fissi in cui mangiare, o luci spente nella sala da pranzo una volta sparecchiato – spiega il titolare Fabrizio -. Il nostro è un bed and breakfast dove chi vuole può trovare nel banco frigo piatti per il pranzo e per la cena. Può decidere se portarseli in spiaggia o consumarli al tavolo, da soli o insieme ad altri ospiti. Tutti gli spazi comuni sono sempre aperti per favorire la socialità”. L’impianto organizzato della pensione tradizionale è stato smaterializzato; la parola d’ordine: flessibilità. “In questo modo – aggiunge – abbiamo voluto unire il carattere familiare della ‘romagnolità’ ad uno sguardo innovativo”. La sala meeting con le poltrone che possono lasciare il posto a tavoli modulabili e le prese USB in camera permettono di accogliere professionisti di tutti i tipi. “Il lusso che offriamo è quello della flessibilità dello spazio e del tempo, in accordo con lo stile di vita contemporaneo”, spiega Nicola Delvecchio il quale, per la società di consulenza alberghiera Teamwork, si è occupato in prima persona della definizione del concept della struttura, “Qui ciascuno deve sentirsi se stesso e vivere come è abituato a fare a casa propria, senza le regole dei vecchi alberghi”.
Ma un modello del genere può funzionare nella vetusta Rivazzurra? “I clienti hanno sete di novità – prosegue -. Abbiamo aperto a giugno e da subito abbiamo ricevuto prenotazioni nonostante il sito internet non disponesse ancora di fotografie dell’albergo, ma solo della spiegazione del suo spirito. E le recensioni che sono arrivate dopo sono state ottime. Rivazzurra non è oggi una meta di grido, ma le persone sono disposte a venirci se trovano un prodotto che vale”.
Ma come finanziare una ristrutturazione simile? “Prima che l’hotel venisse rinnovato – risponde Fabbri, la cui famiglia è proprietaria dell’immobile dagli anni ’60 -, con quello che costava la manutenzione ordinaria, a fine anno non c’erano guadagni, e la struttura rimaneva ferma nel tempo. Tanto valeva usare quel denaro per rivoluzionare il tutto, e grazie a scelte oculate, a collaborazioni con aziende del territorio e alla scelta di prodotti a chilometro zero, ce l’abbiamo fatta”. Aggiunge Delvecchio: “Molti hotel di Rimini stanno ristrutturando, ma senza cambiare logica, con la cena servita fra le 19.30 e le 20. Per cui risultano nuovi, ma non innovativi. E c’è una bella differenza”.
Mirco Paganelli