Quando l’imprenditorialità viene impastata con l’innovazione e la solidarietà, il risultato ha il gusto della qualità. È il caso di Lèvita, laboratorio di eccellenza enogastronomiche italiane e pizza al metro con lievitazione 72 ore.
Si tratta dell’espansione del Ghetto 46, la ‘storica’ hamburgheria di Villa Verucchio. “ Il nome coniato, – spiega Paolone Gabriele, titolare con la moglie Annalisa Arlotti – fa riferimento alla vita delle persone che si dedicano a produrre ma anche ai ragazzi accolti nella comunità di Montetauro”. Con la comunità sulle colline di Coriano, Paolone Gabriele e la famiglia hanno un rapporto di amicizia, che affonda le radici nel tempo, con don Gioacchino (uno dei responsabili della comunità di Montetauro) e la famiglia Vaccarini.
È il 1970, e le due famiglie vivono un momento difficile: la mamma di Gabriele è ricoverata insieme òad altre cinque donne nel reparto in oncologia, all’ospedale di Rimini. Tra queste, c’è Anna Maria Vannucci, moglie di Probo Vaccarini, che in futuro diventerà don e darà “vita” ad una stirpe di sacerdoti. Siamo negli anni Settanta, il tumore è ancora una malattia più difficile da sconfiggere rispetto ad oggi, cinque donne guariscono, Anna Maria Vannucci non ce la fa. Probo diventa don, sposa Paolone e Annalisa, battezza le loro figlie, il rapporto è intenso: “ Ci ha insegnato il senso della famiglia, del sacrificio, dello stare insieme anche nelle difficoltà”.
La coppia si è ritrovata a San Martino in Venti con don Gioacchino. E quando si è trovata a progettare un nuovo locale, immediatamente il pensiero è andato a don Gioacchino e a Montetauro, a partire dal nome del locale: Lèvita. “ Fa riferimento alle viti del vino, ma anche alle vite delle persone, a quelle che si dedicano a produrre ma anche a quelle dimenticate e a quelle accolte da Montetauro” fa notare Paolone.
Grazie a Innovazione, è stata creata una start up con accesso a fondi europei: per ogni consegna di pizza al metro o prodotti (olio, pasta, vino) il 50% del costo consegna viene devoluto in prodotti (e di eccellenza) per la comunità di Montetauro. Lèvita ha festeggiato il primo mese di vita.
Con il 50% del costo della consegna delle pizze gourmet sono stati raccolti l’equivalente di 84 confezioni di pasta, “ la più buona del nostro emporio – fa notare Gabriele – ovvero 42 kg di Senatore Cappelli che doneremo alla comunità di Montetauro, un risultato ottenuto insieme alla comunità verucchiese. E sarà così tutti i mesi, rilancia il titolare – tecnologia sociale e solidale per andare incontro a un nuovo mondo in un nuovo modo di fare impresa”.
Gabriele si prepara a brindare anche con il vino del Ghetto, prodotto appositamente dalla Cantina Flenghi di Torricella: 104,15.
Un nome che ha lasciato interdette tante persone.
“È il versetto del salmo che fa proprio riferimento a vino, olio e pane. Il vino che rallegra cuore uomo, l’olio che fa risplendere il suo volto e il pane che sostenta i mortali”.
Il sogno della coppia è quello di poter aprire altri punti vendita Lèvita in altri paesi e città del territorio per dare lavoro e aiutare altre realtà e comunità a sostenersi.
“Lèvita è una goccia, ma se viene offerta da tanti diventa un piccolo rivolo capace di dissetare”.