Il nostro Vescovo non scriverà tanto, ma quando lo fa, la mano gli corre veloce. E così è nata la sua prima Lettera Pastorale 2024 riminese ricca di un centinaio di pagine e lunga anche nel titolo: “ Amerai, sarai felice e godrai di ogni bene, ora e nei secoli eterni”, con sottotitolo “ Desideri, proposte, sogni, frutti del cammino sinodale diocesano”. Il Vescovo Nicolò l’ha presentata con la sua naturale carica di simpatia durante l’omelia della festa di San Gaudenzo e anche nell’incontro con le autorità. Il contenuto, lo scrive lui nell’introduzione, nasce “ da molti incontri, dall’ascolto e dal discernimento del nostro popolo di Dio”. Monsignor Nicolò ha voluto racchiudere in queste pagine la ricchezza e le problematiche che ha incontrato in quasi 20 mesi di servizio episcopale nella nostra Diocesi e offre questi stimoli augurandosi che possano essere “ come un bicchiere d’acqua fresca da poter sorseggiare ogni tanto, una piccola alba da cui ricevere un raggio di speranza”.
Tanti sono gli argomenti che tocca, ma su tre concentra il suo pensiero: la famiglia e la comunità; la liturgia e la vita, l’amicizia e la prossimità.
Sulle tre tematiche la proposizione ha sempre un risvolto personale e sociale. Per esempio famiglia è luogo di comunità (chiesa, famiglia di famiglie), di vita quotidiana nelle “ nostre case”, ma anche di impegno educativo comune nella “ nostre scuole”. Particolare attenzione è poi giustamente riservata alle nuove generazioni (” la vocazione dei giovani alla felicità”).
Alla liturgia è dedicato il secondo capitolo della lettera pastorale 2024. Monsignor Anselmi spende molte parole per descrivere una liturgia più partecipata e viva.
È convinto che sia necessario un diverso modo di proporla e di viverla e invita a una revisione.
Ma anche qui insiste sul suo significato vitale: “ La liturgia è il primo grembo dell’amore”. O è espressione di vita comunitaria o un vuoto soffio di voce. Per far comprendere bene tutto ciò il Vescovo parla di carità, giustizia, solidarietà, fino a terminare il capitolo con un richiamo all’impegno sociale e politico. Il terzo capitolo tratta dell’ “amore al prossimo” ( L’amicizia e la prossimità).
Abbiamo bisogno di relazioni , “ degli altri, di qualcuno che si prenda cura di noi e che noi ci prendiamo cura di qualcuno”. Ne esce un lungo elenco di “ forme di prossimità”. La prima è certo la famiglia, poi l’amicizia fra famiglie, quelle con i colleghi di lavoro, nelle varie realtà della vita.
La prossimità più urgente è quella con chi soffre, con chi vive situazioni di difficoltà… “ La vicinanza è uno spazio missionario decisivo”. Anche qui un’attenzione particolare è rivolta al sociale e spazio trova “ la prossimità con i più fragili, con i profughi , i migranti, i richiedenti asilo”.
Tante forme per esprimere il significato profondo di tutta questa Lettera, come sintetizza anche la copertina: un cuore fatto con due mani per inquadrare un sole che sorge, sotto l’immagine del Cristo di Giotto. L’amore si fa anche con le mani, non solo coi buoni propositi.