Teatro Galli, atto secondo. Dopo La Cenerentola di domenica scorsa, una serata che rimarrà nelle memorie riminesi, il nuovo palcoscenico ha accolto Roberto Bolle: étoile del Teatro alla Scala e star acclamatissima a tutte le latitudini (dal 2009 è anche Principal dancer dell’American Ballet Theater, onore mai concesso prima a un italiano), che si è esibito davanti a un pubblico numerosissimo ed entusiasta.
Forse in un’ottica più democraticamente condivisa, oggi il galà di danza è uno spettacolo corale – non a caso, il titolo era Roberto Bolle and Friends – dove hanno avuto la possibilità di mostrare tutto il loro talento anche giovani ballerini, attraverso brani che accostavano tradizione e modernità, classico e contemporaneo, come in una vera drammaturgia.
Naturalmente la prima e l’ultima scena spettavano a Bolle: fisico scultoreo come un marmo di Fidia, bello al pari di un Apollo, e allo stesso tempo capace di esibire una potenza muscolare e atletica non comune. La cosa più sorprendente è che un danzatore come lui – di formazione rigorosamente classica – sia apparso del tutto a suo agio anche con il genere contemporaneo, con quei movimenti incentrati soprattutto sull’espressività del corpo e più legati alla creatività individuale. Ogni gesto è apparso governato con meravigliosa armonia, a cominciare da Prototype reloaded (coreografia di Massimiliano Volpini), che prevede un sapiente uso della tecnologia, permettendo al danzatore d’interagire in modo suggestivo con le immagini disegnate al computer sul fondale (light desiner Valerio Tiberi). Vertici emotivi dello spettacolo: Caravaggio, nella bellissima coreografia di Mauro Bigonzetti, danzato insieme a un’intensa Melissa Hamilton (prima solista del Royal Ballet di Londra), sua partner anche in Qualia, suggestiva creazione di Wayne McGregor, e lo splendido Two conclusivo (coreografia di Russell Maliphant), che ha permesso a Bolle di far affiorare le innumerevoli possibilità di un corpo così duttile.
Gli altri pezzi – dai più tradizionali ai più innovativi – erano affidati a un insieme di giovani, rappresentanti di un affascinante melting pot, tutti già inseriti nelle massime compagnie di balletto: il kazako Bakhtiyar Adamzhan (principal dancer di Astana Opera); il coreano Young Gyu Choi e la sua partner, la russa Anna Ol (entrambi solisti del Dutch National Ballet), impegnati in un pas de deux del Don Chisciotte secondo la storica coreografia di Marius Petipa; infine la coppia formata da Renata Shakirova dell’Uzbekistan (oggi in forze al Mariinsky di San Pietroburgo) e Julian MacKay, un americano diplomatosi al Bolshoi e adesso primo solista a San Pietroburgo, in grado di passare con la massima disinvoltura dal repertorio più tradizionale alla modernità dello Schiaccianoci cubano.