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Le spie venute dal freddo

Nella gelida Svezia hanno inventato un’applicazione per smartphone che si chiama Scout Park: consente di inviare segnalazioni di auto parcheggiate in divieto ricevendo soldi in cambio. La segnalazione deve essere corredata di foto e, se porta a effettiva sanzione, lo spione si becca una percentuale di quattro euro. In realtà in Italia questo meccanismo esiste da tempo, con qualche minima differenza. Si chiama Facebook, è un posto dove gli utenti pubblicano foto di auto in sosta vietata, non prendono soldi ma like e l’automobilista non prende una multa semplicemente perché le autorità preposte non è che stanno tutto il giorno lì sopra a guardare quello che pubblica la gente. Sarei curioso di vedere attivata questa app in Italia: vincerebbe la tentazione del guadagno facile (la sosta vietata è materia prima pressoché inesauribile) o l’indignazione da condividere sul palco dei social? A volte, va detto, capita pure che l’indignazione faccia cilecca. Di recente ad esempio è apparsa la foto di un’auto dei vigili riminesi parcheggiata in un’area per i taxi, lasciando tra l’altro spazio sufficiente per un altro veicolo. Il postatore indignato si aspettava applausi invece si è preso insulti e pernacchie: le forze dell’ordine (quando in servizio, sia chiaro) potranno mica mettersi ogni volta a cercare un parcheggio libero. Ma non so se questi episodi servano a frenare la voglia di indignazione del cittadino medio. Indignazione ovviamente a senso unico perché se capita a me di dover lasciare l’auto dove non si può è perché ho le mie validissime ragioni. Per tornare alla domanda di cui sopra, allora, se dovessi scommettere cinque euro penso che da noi il fascino sottile della pubblica indignazione valga ben più di quattro euro.