Fiona Maye è un inflessibile giudice della Royal Court of Justice di Londra. Il suo pensiero primario è far valere la legge: nella sua aula non c’è spazio per la morale. Il caso di un ragazzo che rifiuta la trasfusione di sangue in quanto Testimone di Geova provocherà un vero e proprio terremoto nella vita della donna, già provata dalla crisi coniugale, con il marito in cerca di avventure extraconiugali per via della dedizione totale di Fiona al lavoro.
Il Verdetto (The Children Act, il titolo originale che si riferisce alla legge britannica del 1989 per garantire il benessere dei minori) è un sobrio e rigoroso racconto diretto con garbo da Richard Eyre, veterano britannico, diviso tra cinema, televisione e teatro. Al grande schermo mancava da dieci anni (L’ombra del sospetto, 2008) e il ritorno è sancito dalla scrittura incalzante del romanziere Ian McEwan che adatta in qualità di sceneggiatore il suo romanzo La ballata di Adam Henry.
Ne emerge un film di limpida scrittura, dove Fiona è travolta da eventi che mettono in crisi la sua valenza professionale e il suo privato. Davanti alla decisione di Adam e alle conseguenze della sentenza, Fiona è costretta a rileggere tutto il suo vissuto, e affrontare problematiche morali tagliate fuori dalle sue decisioni legali. A dar corpo e voce all’instancabile giudice c’è una bravissima Emma Thompson, affiancata da Stanley Tucci nel ruolo del marito trascurato e Fionn Whitehead nei panni del giovane Adam, la “scintilla” che provoca l’enorme cortocircuito morale e sentimentale nella protagonista.
Dall’aula di tribunale alle pareti di casa, dalla stanza di ospedale fino alla festa con esito inatteso, il film di Eyre si muove con giusto passo melodrammatico, cullati dalla melodia della celebre canzone popolare “Down by the Sally Gardens” (il testo è di William Butler Yets).