Più che l’antipolitica ha vinto il desiderio di una politica diversa. Questo è il primo pensiero che le amministrative di maggio suggeriscono. Nonostante tutto quel che è accaduto negli ultimi mesi (e non è accaduto poco) il partito del non-voto non ha stravinto. Certo i raggruppamenti tradizionali hanno preso l’ennesima sberla. Il Pdl non agguanta il secondo turno nelle quattro città più importanti; il Terzo Polo si chiede se per caso non è diventato “Quarto”; la Lega raccoglie i cocci di Belsito; il Pd regge come “usato sicuro”, tradizionalmente forte nelle amministrative, ma solo per la presenza di candidati non appartenenti al partito. Non c’è dubbio, se si doveva farlo capire, il messaggio è arrivato chiaro e forte: la gente è arrabbiata (giusto per usare toni moderati) e tanto. Troppe le promesse mancate, promesse di rigenerazione, di maggiore moralità, di riduzione delle spese. Dopo aver votato no al finanziamento dei partiti gli elettori si sono ritrovati i… rimborsi elettorali. Certo, finchè c’era trippa per gatti, nessuno ha brontolato, ma ora che non ci sono i soldi per arrivare a fine mese, e che sono stati scoperti sprechi e ruberie, ci si attendeva qualche forte segnale di cambiamento, mah… Qualche altra considerazione. Chi ha amministrato male è stato mandato a casa (come il Pd nella nostra Coriano o il PDL a Palermo e Parma); chi, a giudizio dei lettori, l’ha ben fatto, è stato confermato (come Tosi a Verona ed altri in grande vantaggio per il ballottaggio). Hanno vinto (o stanno vincendo) più che i simboli di partito, le persone, le facce (Orlando a Palermo, Doria a Genova). Per ultimo il fenomeno 5 stelle. A Rimini lo si conosce, ma non ancora tanto bene. Diciamo che la gente per ora osserva. Al di là delle esternazioni esplosive e a volte un po’ solfuree del comico fondatore (si pensi a quella sulla mafia meglio dei partiti o ad altre sull’immigrazione), pare che i suoi candidati siano in genere giovani di buon senso, preparati, educati. Certo sono un’alternativa preferibile all’astensionismo. L’attesa per loro è sulla concretezza delle proposte che sapranno fare. È facile dire no (per esempio a Rimini sul TRC), un po’ più complicato costruire una vera alternativa che sia positiva. Attualmente il movimento raccoglie un voto molto trasversale che va dalla Lega a Rifondazione, passando per le parrocchie, com’è accaduto a Budrio, dove il candidato “grillino” va anche al ballottaggio.
Un’ultima osservazione riguarda l’Europa. A ben guardare il nostro voto si ben differenzia dagli altri per la mancanza assoluta di un effetto “estrema destra”, ma come gli altri lancia segnali inequivocabili anche a chi si fa garante dell’Europa della finanza e non di quella della gente.
Giovanni Tonelli