Semifinale dei Mondiali, estate 1990: mentre il popolo italico piange sui rigori sbagliati, a Roma un auto si capotta nel fiume Tevere. Dal relitto dell’auto viene recuperato il corpo di un noto produttore cinematografico (Giancarlo Giannini), convertito da anni ai filmetti di serie B. La polizia indaga e si interrogano tre giovani sceneggiatori, finalisti al Premio Solinas (il Premio per la migliore sceneggiatura istituito nel 1986), gli ultimi ad aver cenato con lo scomparso.
Nel nuovo Virzì l’estate calcistica funge da contorno e ambientazione temporale per una commedia sul cinema, venata dal mistero (omicidio, suicidio o incidente?) che ruota attorno alla scomparsa del produttore.
Se l’Italia del calcio va nel pallone, il cinema di casa nostra non sembra essere in grado di segnare goal migliori: i veterani della settima arte passano più tempo nelle trattorie ed è meglio passare al piccolo schermo, pagano meglio. Per i giovani le velleità artistiche non contano: anche i grandi hanno perso lo smalto, pure il maestro Fellini (qui citato nella realizzazione del suo ultimo film, La voce della luna) nell’ambiente è considerato “bollito” e se hai una sceneggiatura “colta” in mano, meglio rimaneggiarla per una fiction televisiva. Cinema al tramonto, vecchia guardia annoiata e nuove leve senza speranza: in Notti magiche il sorriso si stempera nella malinconia e ci si diverte a riconoscere i caratteri cinematografici tra riferimenti espliciti e allusioni evidenti (come il personaggio interpretato da Ferruccio “Arlecchino” Soleri, sentito omaggio ad Antonioni).
C’è tanto, forse anche troppo, nel nuovo film dell’autore di Ovosodo. Volti noti, attori giovani, qualche sorpresa (Andrea Roncato) e alcuni camei come Ornella Muti (trasfigurata) e Simona Marchini per raccontare un cinema che non c’è più.