Se c’è uno che di solito rifugge alle celebrazioni è il sottoscritto. Per cui se torniamo a parlare dei 40 anni di storia del nostro giornale non è per celebrarci, ma per ricostruire un tassello importante della storia della nostra Chiesa e di riflesso del nostro territorio. Sono reduce dall’Assemblea nazionale della Federazione dei Settimanali Cattolici. Abbiamo eletto il nuovo consiglio e festeggiato il presidente uscente, il cesenate Francesco Zanotti che, con impegno e sacrificio, in questi difficili anni ha portato i nostri giornali al tavolo delle trattative per la nuova legge dell’editoria, facendo finalmente pesare il ruolo di questa importante stampa del territorio, troppo spesso relegata, nell’immaginario popolare, a giornalino e non a vera e propria azienda editoriale.
Zanotti, nel suo appassionato intervento, ha ricordato coloro che, 50 anni fa, ebbero il grande coraggio, nel tempo del post-concilio, di far nascere una federazione dei giornali settimanali delle chiese locali che potesse fare crescere l’informazione partendo dal territorio, oggi diremmo dalle periferie. Uno di questi padri fondatori è stato don Franco Peradotto, per tanti anni direttore della Voce del Popolo di Torino, e grande amico del nostro settimanale. Fu proprio don Franco che scese a Rimini per incontrare i sacerdoti in un affollato Presbiterio e spiegare ruoli e significati di un settimanale cattolico locale, quando il Ponte era ancora solo nella mente di un Vicario, pochi laici ed alcuni sacerdoti.
Chi lavorò al giornale nei suoi primi anni di vita può sapere quanto il Ponte debba a persone come don Franco, che ci seguì con amicizia e simpatia nella nostra crescita, ma che, soprattutto, ci indicò quelle che sarebbero state le nostre linee editoriali: il dialogo; l’apertura a chi non crede; l’attenzione agli ultimi, a chi non ha voce; il servizio alla comunità ecclesiale e civile senza personalismi.
Se don Franco aveva una preferenza, era per i più dubbiosi o in crisi, e per coloro che avevano opinioni diverse dalle sue. Un maestro di vita, fatta di amicizia e chiarezza.
In una parola, un ‘creatore di ponti’ Perché più che la comunicazione, a lui interessava essere comunicatore. Di informazioni, certo, ma anche e soprattutto di valori, di dialogo, di spiritualità. Un maestro insomma. E Piergiorgio Terenzi, come lo stesso Luigi Ciotti (anche lui da sempre amico del nostro settimanale) furono fra i suoi prediletti, ai quali confidare anche le situazioni difficili che la vita a volte riserva. Se oggi festeggiamo 40 anni è anche grazie a don Franco e a tanti altri, che magari non troveranno spazio nell’articolo di fondo, ma che nel cuore sanno di essere stati, ciascuno a modo suo, protagonisti di una storia.
di Giovanni Tonelli