Nella corsa alla produzione delle energie rinnovabili la Riviera potrebbe giocarsi una carta in più, quella dei turisti. Ad esempio, ipotizzava un politico un po’ sui generis (l’assessore Cangini, alias il comico Paolo Cevoli) si potrebbe avvolgerli nel domopack mentre prendono la tintarella e collegarli ad un macchinario ad hoc per sfruttare l’energia solare così accumulata. Un’ipotesi avventurosa che forse però consentirebbe, turisti permettendo, un salto di qualità alla nostra realtà in tema di produzione fotovoltaica. Anche a livello nazionale, nonostante la sostenibilità ambientale sia una delle priorità della politica, passare dalle parole ai fatti è un esercizio complesso. Così l’Italia si trova sempre ad inseguire. Una direttiva europea prevede di arrivare entro il 2020 al 17% di energia prodotta da fonti rinnovabili e sembra ormai certo che il nostro paese, per raggiungere l’obiettivo, sarà costretto ad acquistare energia all’estero.
Rosee prospettive
Eppure si tratta di un settore, quello delle rinnovabili, dalle rosee prospettive. Secondo Asso Energie Future, investirvi sarebbe vantaggioso non solo dal punto di vista ambientale ma anche da quello occupazionale: dai 15mila occupati attuali (grazie soprattutto ad investimenti privati), col sostegno pubblico si potrebbe arrivare a 200mila nel 2020. Dalla macrorealtà italiana a quella più contenuta del riminese, il discorso non cambia di molto.
Il punto in provincia
La provincia di Rimini, secondo i dati del Gestore Servizi Energetici ricordati nell’ultima puntata di Diritto e rovescio. Dalla parte dei consumatori (in onda la domenica, alle 20,15, su Icaro Tv) nel 2009 si trova al penultimo posto in regione per potenza prodotta dal fotovoltaico e al sesto per numero di impianti (437). 183 sono quelli presenti nel comune capoluogo che però non ha il primato di potenza che spetta invece a Sant’Agata Feltria i cui 28 impianti sviluppano 1.253 kw contro i 1.143 di Rimini.
A fare il salto di qualità quest’anno potrebbe essere Verucchio che ha approvato in consiglio comunale un investimento da 1.200.000 euro per posizionare 2mila metri quadri di pannelli su otto edifici pubblici. Ad aggiudicarsi il bando, SGR ed Intervento Pronto 24h. La concessione, di durata 25ennale, porterà nelle casse del Comune 35mila euro all’anno.
Un’iniziativa importante, ma di strada da fare ce n’è ancora tanta. “Il problema è che già da un paio d’anni è intervenuto un decreto del Governo – spiega l’assessore alle Politiche ambientali del Comune di Rimini, Andrea Zanzini – che impedisce alle amministrazioni locali di sostenere le fonti rinnovabili. Due anni fa, ad esempio, finanziammo un bando per il solare-termico (ndr. serve a produrre acqua calda sanitaria limitando le immissioni in atmosfera) ed ora ci è impedito farlo. Una scelta dettata, secondo me, dal fatto che il Governo vuole puntare sul nucleare che però produrrà molti problemi ambientali e poca occupazione”.
Meglio il nucleare?
Nonostante le tante problematiche il settore delle energie rinnovabili da tempo è in grande espansione. “Quella del rinnovabile è una strada senza ritorno – dice l’ingegner Francesco Rinaldi, amministratore delegato dell’azienda Ubisol che nel 2009 ha realizzato 95 impianti fotovoltaici risparmiando all’ambiente l’immissione di 500 tonnellate di CO2 – se vogliamo arrivare agli obiettivi di Kyoto. C’è addirittura un decreto che definisce il fotovoltaico come risorsa urgente e di pubblica utilità. L’unica cosa che si deve fare è quindi sedersi ad un tavolo e mettersi d’accordo su come promuoverlo a livello nazionale e poi a livello locale. Serve una pianificazione seria. Il nucleare non può essere infatti considerato un’alternativa per il futuro perché dipende dall’uranio, che ai ritmi attuali di consumo terminerà prima di 100 anni. Poi serve un ragionamento serio sulle scorie e sul dove si dovrebbero smaltire. Meglio quindi puntare sulle energie rinnovabili”.
Quanto mi costi?
Con l’evoluzione della tecnologia i prezzi sono in continua oscillazione, ma non si tratta di un investimento proibitivo. “Al momento la forbice si aggira tra i 4 ed i 5.000 euro per kilowatt – spiega l’ingegner Filippo Bellini di Federconsumatori – ed un impianto domestico ha solitamente una potenza di 3 kw. Ricordiamo poi che c’è anche il Conto Energia, un contributo erogato dal gestore dei servizi elettrici in relazione all’energia prodotta. Grazie a questo nel giro di otto o nove anni si rientra dell’investimento”.
Il Conto Energia per il 2011 ancora non è stato reso noto, si parla però di una riduzione dei contributi. “Potrebbe esserci – precisa Bellini – ma parametrato all’abbassamento dei costi degli impianti, non inciderà più di tanto”.
Il Conto Energia ha una durata di 20 anni ma il pannello continuerà a produrre per altri 10. “Anche lo smaltimento poi non è un problema – dice ancora Bellini – perché i moduli in silicio, vetro e alluminio sono facilmente riciclabili. Alcuni produttori si sono anche riuniti in un consorzio e ritirano i pannelli al termine della loro vita”.
Altro elemento importante da conoscere, i tempi degli allacci. “La procedura di richiesta all’Enel è lunga ma i tempi sono precisi e vengono rispettati – racconta Rinaldi di Ubisol – la prima cosa da fare è inoltrare la richiesta preliminare a cui segue il sopralluogo del tecnico e poi, a seconda della dimensione dell’impianto, scattano le varie tempistiche. Per un impianto domestico si tratta di 30 giorni per il sopralluogo e altrettanti per l’allaccio. Per impianti più grandi i tempi si dilatano a 180 giorni. Decisamente troppi”.
Aspetti che andranno limati, resta il fatto che il fotovoltaico è comunque una delle risorse del futuro. “Bisogna considerarlo come un investimento, migliore di quelli in banca – dice l’assessore Zanzini – e poi quali sono le alternative? Ci restano solo le miniere di carbone o le piattaforme petrolifere…”. E visto quanto accaduto di recente negli Stati Uniti, non si tratta di un’alternativa affascinante.
Andrea Polazzi