“Che felicità, questo campo! Attraverso la preghiera, il gioco, il pellegrinaggio, noi della squadra «Acquascout» abbiamo imparato ad amare Gesù e di conseguenza ad amare il prossimo, ad amarci tra noi, ad amare i nostri nemici”.
Ogni scrigno per essere aperto necessita della chiave. Pietro ha ricevuto le chiavi del tesoro più grande: il Paradiso. Per poter aprire lo scrigno (e ricevere anche i punti corrispondenti, utili per il grande gioco finale), i 42 ragazzi del Post Cresima di Corpolò che hanno partecipato al campo al monte Nerone, dovevano descrivere in poche righe il “campo”, con l’intenzione di pubblicare le impressioni sul settimanale cattolico il Ponte.
Questi sono alcuni degli articoli redatti al campo dai ragazzi divisi per squadra.
In particolare, ha colpito nel segno il pellegrinaggio notturno: “non mi era mai capitato di svegliarmi alle 3 di notte per pregare. – ammette Luca, sempre degli Acquascout – è stata una esperienza che non scorderò!”. “In questo campo abbiamo trovato grazie ai catechisti la chiave dell’amore, come Pietro ha trovato la chiave della vita eterna nel paradiso” fa eco un altro.
“Un’uscita davvero unica, quella che hanno fatto i ragazzi del Post-Cresima della parrocchia di Corpolò. Guidati dai loro padrini (Massimiliano e Sandra, Emanuele e Alessandra, Roberto e Anna, Nazzareno e Anna) sono partiti domenica 4 luglio per fare esperienza di vita nell’incontrare Dio”.
Il paesaggio che li aspettava era davvero unico: enormi distese verdi e boschi del monte Nerone, sopra Piobbico, a 1.400 mt di altezza.
“Il campo non è stato solamente un incontro religioso, ma anche istruttivo e socialmente formativo. Infatti tra i ragazzi, oltre quaranta, si è creato un clima di fratellanza e di unione che ha reso fantastico il campo. I ragazzi entusiasti per questa esperienza ringraziano vivamente i loro padrini e consigliano ad altri ragazzi di parteciparvi per vivere e condividere le emozioni che loro stessi hanno vissuto”.
“Domenica, ore 8. Un gruppo di ragazzi del Post cresima di Corpolò parte per il Monte Nerone. Nei diversi giorni di campeggio, tutti insieme e guidati da fedeli e un po’ strani padrini, abbiamo sperimentato come si possa stare bene, nel nome di Dio, attraverso lodi mattutine, penitenziale, pellegrinaggi e ovviamente giochi, tanti giochi da compiersi a squadre e con punteggio finale” hanno scritto i The missionairs.
“Ci hanno addirittura fatto svegliare alle 3 di notte per pellegrinare fino all’alba e poi fare la messa finale. È stato molto stancante ma ne è valsa veramente la pena. Per la durata del campo siamo stati in comunione l’uno con l’altro, fino a creare un solido gruppo che speriamo rimanga intatto”