Lo sentiamo ripetere spesso, senza per questo cambiare più di tanto le politiche, anzi i fondi destinati dal Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) agli asili sono stati pure tagliati dal Governo con una sottrazione di 100.000 posti, che la natalità cala, anche a Rimini (dal 2010 ad oggi le nascite sono crollate da 3.295 a 1.956, nonostante l’apporto di famiglie migranti) e che i giovani sono sempre meno. Insomma, oramai siamo arrivati ad un rapporto occupati-pensionati quasi paritario e il futuro si prospetta piuttosto incerto e soprattutto molto invecchiato. Ci si attenderebbe, a livello nazionale, ma anche locale, che alle donne che vogliono continuare ad avere figli, si stendesse un tappeto rosso davanti. Invece la maternità continua ad essere, per tante, una corsa ad ostacoli.
Il primo è la carenza di servizi per l’infanzia: nel 2022 hanno potuto usufruire di servizi comunali 27 bimbi da 0 a 2 anni a Rimini, 32 a Forlì, 34 a Ravenna, 38 a Bologna (BES 2024). La ricostruzione o costruzione di nuovi plessi in corso d’opera migliorerà l’offerta e ci auguriamo che questi ritardi siano recuperati e si passi oltre, perché il nuovo obiettivo dell’Europa, da raggiungere entro il 2050, è dare un posto in un asilo nido al 45 per cento dei bambini sotto i 2 anni. Obiettivo che tre province dell’Emilia-Romagna hanno già raggiunto e superato: Ravenna 49 posti ogni 100 bimbi, Bologna e Ferrara 48 posti (Openpolis). Poi c’è il tema del calendario e degli orari. Se i nidi e la scuola materna adottano il calendario scolastico (l’Italia, con oltre 12 settimane, ha il periodo di vacanze estive più lungo d’Europa), e non si capisce perché questo debba avvenire visto che dovrebbe essere un servizio per le mamme che lavorano, e chiudono, se va bene, a fine giugno, chi si dovrebbe far carico dei bimbi rimasti a casa? Il Comune di Rimini ha meritoriamente prorogato, per quest’anno ed in via sperimentale, il servizio fino al 26 luglio, ma i posti erano limitati e le domande accolte sono state circa 500 (in provincia i bimbi sotto i 2 anni sono 6,5 mila). Per quelli rimasti fuori, ma anche dopo questa data, l’unica possibilità che rimane sono i Centri estivi, un altro luogo ed altri amici, che possono coprire, ma non tutti lo fanno, fino a fine agosto. In agosto ci sono le ferie, tornano in campo mamma e papà, liberi dal lavoro.
Ma le ferie intorno al 20 del mese finiscono, il lavoro riprende e sia-mo di nuovo daccapo. Le scuole riaprono a metà settembre, c’è quasi un mese, o come minimo due settimane per chi è stato inserito in qualche, pochi, Centro estivo aperto anche in agosto. Parte di nuovo la rincorsa ad un posto che possa traghettare i bimbi fino l’inizio delle lezioni. Il problema è serio, per tutte le mamme, ancora di più per le single che non hanno genitori vicino su cui poter fare affidamento. In Germania, tanto per fare un esempio, dove il tasso di occupazione femminile è 17 punti sopra quello di Rimini e le vacanze estive durano otto settimane, i servizi per l’infanzia sono aperti fino alle 18. Un servizio per le mamme che lavorano. Appunto.