Nel luglio del 1938, a Rimini, si svolse un’importante manifestazione aviatoria, che vide la partecipazione di piloti provenienti da vari paesi europei. Purtroppo una delle prove previste fu funestata da un grave incidente che causò la morte di due aviatori, uno dei quali riminese
Come avvenuto già in passato, nell’estate del 1938, sul campo di volo di Miramare di Rimini, tra il 17 ed il 23 luglio si è svolta un’importante manifestazione aviatoria, denominata “III° Avioraduno del Littorio”. Dalla consultazione della stampa dell’epoca, è possibile apprendere cos’era previsto nel programma. Essa prevedeva, tra le varie prove, anche una gara di regolarità, da effettuarsi sul circuito Rimini-Ravenna-Forlì-Rimini-Roma-Falconara-Rimini, di 626 chilometri, da percorrere tre volte. Al termine delle gare, i velivoli dovevano essere trasferiti a Venezia (S. Nicolò di Lido), dove nel pomeriggio del 24 luglio si doveva svolgere una gara di velocità.
Ulteriori notizie sulla manifestazione, vengono indicate su “Il Corriere Padano” del 12 luglio 1938: “… per domenica 24 la R.U.N.A. riminese sta attivamente organizzando una giornata aviatoria, alla quale prenderanno parte reparti militari da caccia e da bombardamento. Sono annunciate per quel giorno anche talune prove di volo veleggiato con l’intervento dei migliori assi nazionali. Inoltre avremo una grossa sorpresa, costituita da una gara in volo alla quale sarà chiamato a partecipare il pubblico”. Qualche giorno dopo, il 15 luglio, sulla stessa testata giornalistica, si parla degli iscritti: “ Gli apparecchi partecipanti al terzo Raduno aereo del Littorio cominciano già ad affluire numerosi all’aeroporto di Miramare. Fin da mercoledì hanno atterrato all’aeroporto Giannetto Vassura, una decina di velivoli da turismo, provenienti dalle varie parti d’Italia, dalla Libia e dall’estero. […] Ieri sera gli iscritti erano saliti da 41 a 43. […] Tra i presenti a Rimini si notano alcuni concorrenti tedeschi raggiunti da alcuni Ghibli provenienti dalla quarta sponda (Libia). […] Le varie nazionalità presenti saranno così rappresentate: 25 equipaggi italiani, 11 tedeschi, 3 ungheresi, 2 francesi, 1 svizzero, 1 cecoslovacco…”.
L’incidente
Nella mattinata del 19 luglio, dall’aeroporto di Rimini prende il via la prova di economia del trasporto e di autonomia. Grazie a quanto è stato rendicontato su “Il Popolo Sammarinese” (24 luglio-10 agosto 1938) possiamo ricostruire cosa è avvenuto quel giorno: “ La partenza prevista alle ore 8 viene posticipata di circa due ore a causa delle condizioni meteoriche non favorevoli.
All’inizio della gara, però, la visibilità era buona. Sulle torri, su tutti i pittoreschi punti del ciglio del monte, numerosa era accorsa la popolazione attratta dalla prospettiva di un magnifico spettacolo. Ma tanta festa di ali, di colori e di cuori doveva, disgraziatamente, essere funestata da un fatale incidente. L’apparecchio n.18 ILIBO, pilotato da Corrado Mancini, non potendo in prossimità del monte Titano – non sappiamo per quali precise cause – prendere quota, andava a sbattere violentemente contro la roccia e precipitava nel baratro, rimanendo miracolosamente incagliato in uno spaventoso canalone, ritenuto il più inaccessibile della nostra rupe”. A bordo di quell’aereo, un Ghibli, vi erano: il pilota Cap. Corrado Mancini, il S.Ten. pilota Antonio Caliceti di Bologna, il motorista Raffaele Gattei di Rimini
(nella foto).
Le testimonianze dell’accaduto
Navigando in Rete ho trovato un interessante racconto scritto dal sammarinese Flavio Moscioni, intitolato “Ricordi di un piccolo emigrante”.
Moscioni, classe 1921, è stato testimone dell’incidente, e nel suo racconto ha riportato un breve resoconto su quanto aveva visto: “… nel luglio del 1938 si verificò, a San Marino, un tragico incidente aviatorio, quando nello svolgimento di una gara di regolarità gli apparecchi dovevano sorvolare a basse quote di altitudine anche il nostro territorio, e poi proseguire oltre nel loro tragitto. Molti erano i cittadini che, dall’alto delle Rocche, stavano ad osservare per vedere passare da vicino questi velivoli. Io mi trovavo sul piano dei Mortai davanti alla prima Rocca, insieme ad altre persone, e ricordo chiaramente tutto quanto è accaduto. Un apparecchio che proveniva da Nord, procedeva a bassissima quota diretto verso il nostro monte. Era ancora molto basso quando lo guardavamo sorvolare Serravalle e poi Domagnano, a questo punto improvvisamente ha tentato di impennarsi verso l’alto per cercare di sorpassare la cima! Ma la distanza era troppo breve perché potesse riuscire la manovra; e allora al pilota non restò altro che compiere una disperata virata verso destra, nella speranza di evitare l’impatto contro le rocce! Ma la speranza finì quando l’aereo andò a schiantarsi in un canalone sottostante gli orti del Palazzo Manzoni, proprio davanti e sotto i nostri occhi esterrefatti! Scattarono immediatamente i tentativi di portare soccorso agli aviatori che erano dentro: ma la posizione non era di facile accesso. I primi soccorritori tentarono di scendere dall’alto, servendosi di funi legate ad alberi; ma c’era il pericolo di fare precipitare l’apparecchio ancora più in basso. Allora preferirono arrampicarsi dalla parte sottostante per arrivare nell’interno della fusoliera; e in questo modo riuscirono a raggiungere le porte e ad entrare! E trovarono lì, in gravissime condizioni il pilota Antonio Caliceti, e il motorista Raffaele Gattei già privo di vita! Con delicate operazioni furono recuperati i due corpi, e trasportati all’Ospedale di San Marino. Purtroppo, dopo alcuni giorni, morì anche il pilota. Questo fatto lasciò molta impressione in tutto San Marino.
Una lapide collocata all’ingresso dell’Ospedale della Misericordia nell’anno successivo, ricorda l’accaduto”.
Durante un sopralluogo a San Marino, ho cercato di individuare il luogo dov’era avvenuto l’incidente,
seguendo le indicazioni riportate nel racconto di Flavio Moscioni. Ho chiesto informazioni ad alcuni negozianti nei pressi della stazione della funivia, quella sopra il monte, i quali non sapevano nulla di quell’incidente, ma hanno saputo indicarmi dove erano gli orti. Attualmente non esiste un edificio con la denominazione di Palazzo Manzoni, gli orti, invece, ci sono ancora, sono divenuti un giardino pubblico che ha mantenuto la stessa denominazione di allora. La loro ubicazione è compresa tra la prima Torre (Castello della Guaita) e la Basilica del Santo, conosciuta come la Pieve. Quindi l’aereo dovrebbe avere impattato contro il Monte di San Marino sotto gli orti, o poco lontano da lì. (1-continua) Daniele Celli