A sentire tutti i commentatori, in autunno l’emergenza più grande riguarderà l’occupazione. Il turismo, sicuramente, è stato il settore più colpito dall’emergenza Coronavirus e delle oltre 30mila persone che ogni anno riusciva ad occupare in provincia di Rimini, seppure per periodi brevi, è prevedibile che tanti siano rimasti a casa (nei primi cinque mesi del 2020, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, la Camera di Commercio della Romagna calcola per Rimini una riduzione dell’attivazione di nuovi contratti del 49%).
Ad essere colpite sono soprattutto le donne, che nel turismo rappresentano la maggioranza degli occupati. Non è un’eccezione, perché tutte le maggiori agenzie e piattaforme di prenotazione on line si sono comportate allo stesso modo. Se i viaggiatori non viaggiano, o lo fanno molto meno, i primi tagli si fanno con i dipendenti.
Come è noto il clima festaiolo-vacanziero non è il più adatto per discutere di temi seri. Così è quasi normale, anche se non lo è per chi ne è rimasto senza, che la provincia di Rimini, unica in regione, nel 2019 abbia perso 3mila addetti nel silenzio più assoluto. Il virus ancora non c’era, ma quello della mancanza di lavoro colpiva già.
Con il Covid-19 le cose sono solo peggiorate. Ed ancora una volta Rimini si è comportata peggio delle altre province regionali, perché il calo percentuale, pur pesante, non dice che, sempre nel periodo gennaio-maggio 2020, il saldo tra assunzioni (attivazioni) e cessazioni è risultato negativo per oltre 9mila unità (4mila più di Forlì e Ravenna). Vuol dire, in altri termini, che i licenziamenti o i contratti in scadenza e non rinnovati, hanno sopravanzato di molto le nuove assunzioni. Considerando il periodo, il turismo ovviamente fa sentire il suo peso. I prossimi numeri ci diranno se nei mesi successivi c’è stata una ripresa.
Il risultato prevedibile è che tante famiglie, venute meno le entrate del turismo, in autunno, se non è già avvenuto, dovranno vedersela con la disponibilità di minori risorse economiche. Gli ammortizzatori sociali, comunali e statali, speriamo facciano la loro parte, ma non si torna alla normalità se non c’è lavoro.
Una sfida che ha bisogno di risposte immediate e dovrebbe costituire una priorità per TUTTI. Tanto più se, stando al Documento di Economia e Finanza 2021 della Regione Emilia Romagna, nella provincia di Rimini, ma vale per tutte le altre, è previsto un ritorno al valore aggiunto (la ricchezza creata) dell’anno 2019 non prima del 2022.