Un patto di solidarietà per salvaguardare la dignità di ogni persona e alzare un argine concreto contro uno degli effetti più devastanti della crisi: la disoccupazione. La Diocesi di Rimini ha preso sul serio la proposta di papa Francesco di non far scomparire la parola “solidarietà” dal vocabolario ed è scesa in campo creando un fondo per il lavoro in grado di aiutare i disoccupati, passati nel riminese da 12 a 15mila (dati Istat 2012), cioè il 9,8% che è il dato più alto in Emilia Romagna. E le liste di mobilità da 3.240 persone nel 2010, sono arrivate alla fine del 2012 ad “ospitare” 4.252 persone di cui il 44,5% donne. “Offrire lavoro per dare dignità alla persona e contro la globalizzazione dell’indifferenza, sono appelli che non possono rimanere inascoltati dalla comunità cristiana”precisa il Vicario Generale don Luigi Ricci.
Il progetto è stato presentato domenica a conclusione dell’Assemblea pastorale diocesana. L’idea – articolata – parte da un presupposto evangelico: il pane spezzato e condiviso utilizzato quale “segno” da Gesù nell’Eucaristia. Condiviso e distribuito dagli apostoli, alla fine “frutta” dodici ceste di pezzi avanzati. C’è dunque la donazione volontaria alla base del progetto, che si rivolge a tutti: parrocchie, religiosi, associazioni, comuni, banche, sindacati, imprese e cittadini. Obiettivo: distribuire incentivi economici per l’avvio di nuove attività lavorative e assunzioni di disoccupati, anche con l’indizione di bandi.
Nel fondo costituito da un Conto corrente bancario attivato presso la Caritas diocesana (Associazione di volontariato Madonna della carità), la Diocesi ha già versato 100.00 euro ma diverse adesioni sono già “piovute” nelle ore seguenti al lancio della proposta. La chiesa riminese fungerà anche come una sorta di “sportello informativo”, accogliendo nei vari ambiti diocesani (dai centri di ascolto delle Caritas alle parrocchie) le richieste di occupazione attraverso una prima valutazione. Una Commissione tecnica farà da collegamento tra le domande e le offerte di lavoro mentre il Comitato di Garanti (composto da Prefettura, Presidenza del Tribunale, dal vice presidente di Confindustria Emilia Romagna Maurizio Focchi, dal Vicario e dall’economista Stefano Zamagni), certificherà l’assoluta trasparenza nella gestione del Fondo. Tutte le persone impegnate sono coinvolte a titolo gratuito. “È una bella idea che fa onore alla comunità riminese” commenta Zamagni.
La proposta del Fondo contiene anche una esplicita finalità educativa. Da una parte esprime vicinanza e solidarietà concreta a chi vive situazioni dolorose, dall’altra richiama la comunità cristiana e tutti gli uomini di buona volontà al fatto che, anche se poveri, disponiamo almeno dei “due spiccioli” della vedova del Vangelo. Alle persone aiutate viene richiesto l’impegno morale di una graduale restituzione del “credito”, qualora vi siano le condizioni, come ulteriore richiamo alla solidarietà e per continuare ad implementare il fondo, attivando un circolo virtuoso di reciproca solidarietà. Il sostegno per la creazione di nuove occupazioni, infine, è stabilito per un tempo determinato, dopodiché verrà richiesto all’azienda di verificare la possibilità di proseguire il rapporto lavorativo avviato.
La proposta ha subito incontrato l’adesione di associazioni e istituti di credito. Banca di Rimini è la prima a scendere in campo. “Invitiamo dipendenti e cda a devolvere ore di lavoro o gettoni di presenza a favore del Fondo. – rilanciano – La Banca si impegna a raddoppiare il contributo raccolto”.
“Non credo che sia segno di campanilismo o di provincialismo sognare che Rimini abbia la stoffa e si ritrovi le carte in regola per aprire un «laboratorio della speranza», – è convinto il Vescovo Lambiasi – un laboratorio che aiuti soprattutto i nostri giovani – come dice papa Francesco – a non farsi rubare la speranza”.
Paolo Guiducci