“Il clima è un bene che va protetto”; occorre pertanto “un profondo rinnovamento del nostro modo di vivere e dell’economia” perché “l’impegno per la tutela della stabilità climatica è questione che coinvolge l’intera famiglia umana”. Questo, in sintesi, il cuore del messaggio per la IV Giornata per la salvaguardia del creato che, promossa dalla Cei, è stata celebrata il 1° settembre.
Peccato e crisi ecologica
Nel documento la Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, e la Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo richiamano l’invito alla lode al Signore per il dono dell’aria, fonte di vita per tutte le creature, che San Francesco proclama nel Cantico delle Creature: “Laudato si’, mi’ Signore… per frate Vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento”. Per l’occasione, le due Commissioni Cei propongono all’attenzione delle comunità ecclesiali il rinnovato impegno “per quel bene indispensabile alla vita di tutti che è l’aria” sottolineando “la necessità di respirare aria più pulita” e l’importanza del “contributo personale” di ciascuno “perché ciò avvenga”. “Viviamo in un mondo contrassegnato dal peccato e nel contempo già redento e avviato a un processo di trasformazione”, affermano i vescovi, secondo i quali “la crisi ecologica appare come un momento di questo processo: è conseguenza del peccato se la rete delle relazioni con il creato appare lacerata e se gli effetti sul cambiamento climatico sono innegabili, se proprio l’aria – così necessaria per la vita – è inquinata da varie emissioni, in particolare da quelle dei cosiddetti gas serra”.
Comportamenti responsabili ed energie pulite
Di qui, si legge ancora nel messaggio, l’urgenza della “conversione ecologica” più volte richiamata da Giovanni Paolo II. Rammentando che il Compendio della dottrina sociale della Chiesa segnala la necessità di considerare “i rapporti tra l’attività umana e i cambiamenti climatici che, data la loro estrema complessità, devono essere opportunamente e costantemente seguiti a livello scientifico, politico e giuridico, nazionale e internazionale”, i vescovi sottolineano: “Il clima è un bene che va protetto” attraverso comportamenti responsabili di consumatori e operatori di attività industriali. Per questo è importante riferirsi al principio di precauzione secondo il quale “anche laddove la certezza scientifica non fosse completa – l’ampiezza e la gravità delle possibili conseguenze (molte delle quali si stanno già manifestando) richiedono un’azione incisiva”.
“Una tempestiva riduzione delle emissioni di gas serra”, sostengono i vescovi, è pertanto “una precauzione necessaria a tutela delle generazioni future, ma anche di quei poveri della terra, che già ora patiscono gli effetti dei mutamenti climatici”. Occorre, dunque, si legge ancora nel messaggio, “un profondo rinnovamento del nostro modo di vivere e dell’economia, cercando di risparmiare energia con una maggiore sobrietà nei consumi, per esempio nell’uso di automezzi e nel riscaldamento degli edifici, ottimizzando l’uso dell’energia stessa – a partire dalla progettazione degli edifici stessi – e valorizzando le energie pulite e rinnovabili”. Quello “stile di vita più essenziale”, come espressione di “una disciplina fatta anche di rinunce”, richiamato da Benedetto XVI durante l’incontro con il clero di Bressanone la scorsa estate; “una disciplina del riconoscimento degli altri, ai quali il creato appartiene tanto quanto a noi che più facilmente possiamo disporne; una disciplina della responsabilità nei riguardi del futuro degli altri e del nostro stesso futuro”.
Il ruolo della comunità internazionale
“L’impegno per la tutela della stabilità climatica – si legge ancora nel messaggio – è questione che coinvolge l’intera famiglia umana in una responsabilità comune, che pone anche una grave questione di giustizia: a sopportarne maggiormente le conseguenze sono spesso le popolazioni a cui è meno imputabile il mutamento climatico”. Di qui l’importanza della Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici in programma in dicembre a Copenaghen “nella quale la comunità internazionale dovrà definire le linee di un’efficace azione di contrasto del riscaldamento del pianeta per i prossimi decenni”. Secondo la Cei occorrerà, in particolare, ”una chiara disponibilità dei Paesi più industrializzati – anzitutto quelli dell’Unione europea – all’assunzione di responsabilità” perché “senza il contributo di tutti” non sarà possibile conseguire gli obiettivi prefissati. “Neppure il peso della crisi economico-finanziaria – concludono i vescovi – può esonerare da una collaborazione lungimirante per individuare e attivare misure efficaci a garantire la stabilità climatica: è un passaggio cruciale per verificare la disponibilità della famiglia umana ad abitare la terra secondo giustizia. In quanto credenti, siamo chiamati a un particolare impegno di custodia del creato, perché l’essere cristiani implica sempre e comunque una precisa responsabilità nei riguardi della creazione”.