L’Assemblea sinodale Diocesana di inizio giugno? Lo spunto arriva… dall’alto. “Direttamente” da papa Francesco. “Sebbene non tocchi a me dire come realizzare questo sogno, permettetemi solo di lasciarvi [Chiesa italiana] un’indicazione per i prossimi anni: in ogni comunità, in ogni parrocchia e istituzione, in ogni diocesi, cercate di avviare, in modo sinodale, un approfondimento della Evangelii Gaudium, per trarre da essa criteri pratici e per attuare le sue disposizioni, specialmente su tre o quattro priorità…”. L’auspicio del Papa è arrivato in occasione del convegno della chiesa italiana di Firenze. Sognate anche voi questa Chiesa, sembra suggerire il pontefice. Un invito preso sul serio da Rimini, tanto da avviare un percorso che ha nell’Assemblea sinodale un primo, fondamentale punto di partenza per un percorso che questa Chiesa si augura ben più lungo. “Non esiste una ricetta unica esportabile, non esiste un’unica via percorribile, – assicura don Stefano Vari, del Comitato diocesano promotore – esiste un Deus semper maior, ben più grande e lontano delle nostre dialettiche, dei nostri rigidi schemi mentali e delle nostre teologie; esiste uno stile evangelico che si declina in varie forme a seconda della storia e della disposizione di chi è in ascolto, in accoglienza dello Spirito Santo”.
Dall’Assemblea, anzi già dal cammino in atto verso di essa (2-3 giugno) e dai suoi frutti ci si augura una Chiesa intesa come popolo in cammino, capace di distinguersi per apertura, accoglienza e legami di vera comunione e in grado di incidere sulla vita delle comunità.
“Come fare”? Il piano metodologico è ancora una volta preso a prestito da Papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium (nn. 221-237): quattro principi operativi “per la costruzione di un popolo in cui le differenze si armonizzino all’interno di un progetto comune”. Ovvero: Il tempo è superiore allo spazio; L’unità prevale sul conflitto; La realtà è più importante dell’idea; Il tutto è superiore alla parte.
Ok il metodo, ma “cosa fare”? L’Assemblea cercherà di percorrere alcune tracce di sentiero tra le tante, con un programma da costruire insieme, durante e dopo l’Assemblea.
Mettersi in ascolto – partecipazione. Dare voce e ascoltare più persone possibile dentro e fuori la Chiesa.
Sussidiarietà. Come valorizzare chi cammina accanto a noi dentro e fuori la Chiesa?
Bene comune. È cosa buona che ci sia attenzione non solo “ai più”, ma pure a chi è in minoranza e a non spegnere differenze e differenziazioni.
Concretezza e solidarietà. Quali sono i passi possibili, senza perdere nessuno?
“Siamo consapevoli di voler attivare un processo che ci supera… – ammette candidamente don Vari – Il cammino intrapreso è un invito, un piccolo tentativo di corrispondere all’urgenza di un’intuizione evangelica che sempre torna a bussare alle porte della Chiesa e che domanda accoglienza e tanta buona volontà per un bene più grande”. Per tutti.
Paolo Guiducci