RIMINESI ALL’ESTERO (64). Marco Baldassari: “Che onore essere uno dei 20 italiani ad aver corso 15 edizioni consecutive della Maratona di New York”
Marco Baldassari, originario di Miramare, è un architetto italiano che da anni vive negli Stati Uniti, dove è diventato anche cittadino americano. Quest’anno, partecipando alla sua quindicesima Maratona di New York consecutiva, è ufficialmente entrato nel gruppo degli streaker, un titolo riservato a chi ha corso almeno 15 edizioni consecutive della prestigiosa gara. Prima di lui, solo 19 italiani avevano raggiunto questo traguardo.
Abbiamo intervistato Marco dopo la sua straordinaria impresa per scoprire di più sulla sua esperienza unica.
Buongiorno Marco, e complimenti per aver completato la tua quindicesima Maratona di New York consecutiva! Come ti senti ad essere entrato nell’esclusivo gruppo degli streaker italiani?
“Buongiorno! Grazie mille per i complimenti. È un’emozione indescrivibile. Sapere che solo 19 italiani prima di me sono diventati streaker della maratona di New York mi riempie di orgoglio. Essere ora parte di questo gruppo è il coronamento di anni di impegno, passione e dedizione alla corsa”.
Raccontaci della tua esperienza durante questa quindicesima maratona. È stata diversa dalle precedenti?
“Ogni maratona ha le sue peculiarità, ma questa è stata senza dubbio speciale. Sapere che stavo correndo per raggiungere un traguardo così importante ha aggiunto un significato particolare ad ogni chilometro.
L’energia della città, il sostegno del pubblico e la consapevolezza di stare realizzando qualcosa di unico nella mia storia personale hanno reso questa edizione speciale”.
Cosa ti ha spinto a mantenere questa serie di partecipazioni consecutive per così tanti anni?
“Tutto è iniziato con la mia prima maratona. L’esperienza mi ha toccato profondamente, sia a livello personale sia a livello sportivo. Dopo quella prima volta, ho sentito il desiderio di rivivere quelle emozioni ogni anno. Col tempo la maratona è diventata una tradizione irrinunciabile, un appuntamento con me stesso e con la città che ormai considero casa”.
Come si intrecciano la tua carriera di architetto e la tua passione per la corsa?
“L’architettura richiede creatività, disciplina e resistenza, proprio come la corsa. Correre mi aiuta a liberare la mente, a trovare ispirazione e a mantenere un equilibrio tra vita professionale e personale.
Inoltre, attraversare New York a piedi mi offre una prospettiva unica sulla città, influenzando il mio approccio progettuale e la comprensione degli spazi urbani”.
Diventare uno dei pochi streaker italiani è un traguardo notevole. Come vivi questo risultato in relazione alle tue radici italiane?
“È un grande onore e una connessione profonda con le mie origini. Sapere che ora sono uno dei pochi italiani ad aver raggiunto questo traguardo mi fa quasi sentire un ambasciatore della nostra cultura sportiva all’estero (ride). Scherzi a parte, spero che la mia esperienza possa ispirare altri connazionali a perseguire le proprie passioni e a credere nei propri sogni, ovunque si trovino nel mondo”.
Durante la maratona hai pensato al fatto che stavi diventando uno dei pochi italiani a raggiungere questo traguardo?
“Assolutamente sì. Sapere che solo 19 italiani prima di me avevano ottenuto lo status di streaker è stato un pensiero costante durante la corsa. Mi ha dato una motivazione extra, soprattutto nei momenti più difficili del percorso. È stato come correre insieme a tutti coloro che hanno condiviso questa esperienza prima di me”.
Puoi condividere qualche momento memorabile di questa maratona o delle precedenti?
“In questa edizione, l’arrivo al traguardo è stato particolarmente emozionante. Sentire il pubblico acclamare e realizzare che avevo raggiunto il mio obiettivo è stato commovente.
Tra le maratone passate, ricordo quando ho corso al fianco di un amico venuto dall’Italia appositamente per condividere l’esperienza con me. Sono momenti che restano nel cuore”.
Quali sfide hai dovuto superare per mantenere questa serie ininterrotta di partecipazioni?
“Ci sono state diverse sfide lungo il percorso.
Impegni lavorativi intensi, piccoli infortuni e anche eventi imprevisti come condizioni meteorologiche avverse. La chiave è stata la pianificazione, la flessibilità e la determinazione a non arrendersi mai. Ho sempre trovato il modo di bilanciare le mie responsabilità professionali con la preparazione atletica”.
Ora che hai raggiunto questo importante traguardo, quali sono i tuoi obiettivi futuri?
“Voglio continuare a correre e a partecipare alla Maratona di New York finché mi sarà possibile. Ogni edizione è un’opportunità per crescere e per contribuire alla comunità dei runner. Sul fronte professionale, intendo proseguire il mio impegno nell’architettura, lavorando su progetti che possano migliorare la vita delle persone e avere un impatto positivo sull’ambiente”.
Che messaggio vorresti dare a chi aspira a seguire le tue orme, sia nella corsa che nella carriera internazionale?
“Consiglio di seguire le proprie passioni con entusiasmo e perseveranza. Nella corsa, ogni passo conta; iniziate con obiettivi realistici e celebrate ogni progresso. Per chi sogna una carriera all’estero, siate aperti alle nuove esperienze, disposti ad apprendere e ad abbracciare le diversità culturali. Le sfide saranno molte, ma le soddisfazioni saranno ancora maggiori”.
Grazie mille per aver condiviso la tua storia con noi, Marco. Ancora congratulazioni per il tuo straordinario traguardo, e ti auguriamo il meglio per il futuro.
“Grazie a voi! È stato un piacere condividere la mia esperienza e spero possa essere d’ispirazione per altri”.
Fabio Parri