Deserto, tempo dell’Amore (2). I tanti temi dell’esperienza del profeta Osea: l’incontro di Dio nel deserto, il dono dell’Alleanza, la ribellione e il perdono
Osea è conosciuto come il profeta dell’amore divino, colui che mette a nudo i sentimenti del cuore di Dio, che il popolo sperimenta in tutte le sfumature. Nella sua storia Israele è stato costantemente accompagnato dal sentimento d’amore paterno, su cui Dio ha fondato i legami con i suoi eletti.
Sullo sfondo del deserto
Il profeta Osea aiuta a scoprire una dimensione positiva del deserto: passando attraverso la tenerezza dell’amore parentale che non conosce limiti, esso diventa il tempo della fedeltà misericordiosa di Dio, che non avrà mai fine.
Osea ricerca nel passato, specialmente nell’età mosaica, la dimostrazione di questo rapporto, che è generoso amore da parte di Yhwh e, spesso, ingratitudine da parte di Israele, “ Quando Israele era giovinetto… dall’Egitto richiamai il mio figliolo… Ad Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano… Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia; mi chinavo su di lui per dargli da mangiare” (Os 11,1).
Il Signore ama il suo popolo, si è rivelato a lui ed ha progettato per esso un disegno, che ha svolto per gradi: prima gli ha consegnato il suo Nome santo (Es 3), poi lo ha liberato dall’Egitto (Es 13-15). La libertà era condizione indispensabile per stipulare l’alleanza che Dio aveva in mente: fare di una massa di schiavi un vero popolo. Anche il deserto era un passaggio insostituibile, per realizzare la maturazione di Israele: l’aridità del terreno, la mancanza di cibo e acqua avrebbero dovuto spingere il popolo errante alla fiducia e all’abbandono in un Dio, che marciava alla sua testa per farlo entrare in una terra ‘dove scorre latte e miele’.
Il dono dell’Alleanza
Nel deserto del Sinai (Es 19-20), poi, questi uomini erranti sono stati iniziati alla fede: hanno ricevuto la legge da Yhwh che ha concluso con essi un’alleanza, rendendoli il popolo eletto. Il soggiorno nel deserto è, dunque, un’epoca privilegiata, un periodo della storia sacra, che segna la nascita del popolo di Dio. Il passaggio attraverso l’aridità è anche un periodo di prova, ma sempre un tempo di gloria per il Signore, nonostante le cadute del bambino piccolo che inizia a camminare (Es 16; 17,1-3; 32). Nel deserto mancano le sicurezze che gli ebrei avevano nella terra di Egitto, per cui la traversata diventa la via della fede pura in Colui che guida Israele.
Fin dalle prime tappe gli Ebrei mormorano contro Dio per la mancanza di sostentamento, a loro manca l’abbondanza di cibo che, nonostante la schiavitù, era a loro disposizione (Es 16,2s).
Per loro vale meglio una vita di schiavi, che una
vita straordinaria, affidata alla sola cura di Dio. Il deserto rivela il cuore dell’uomo, incapace di trionfare alla prova alla quale è sottoposto, ma è anche il teatro del trionfo della misericordia divina, perché Egli non abbandona il suo disegno e trae il bene dal male.
Al popolo che mormora dà cibo e acqua miracolosi; se deve castigare dà anche mezzi di salvezza, come il serpente di bronzo (Nm 21,9), perché Dio manifesta sempre la sua santità e la sua gloria (Nm 20,13).
Le ribellioni di Israele
Le due qualità preminenti dell’alleanza stipulata con Israele dovevano essere: il legame d’amore e la fedeltà risoluta. In seguito, invece, il popolo si è ripetutamente ribellato al suo Dio, che ha continuato a richiamarlo con premura amorosa, della quale sono espressione anche le minacce di castigo ( Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me, Os 11,2).
Nei suoi richiami alla conversione, Osea prospetta due esiti differenti: se Israele si converte uno sarà il contegno di Dio, in caso diverso sarà un altro, per questo in Osea sono presenti oracoli contraddittori, costituiti da orrende minacce e lusinghiere promesse: la decisione della rovina di Efraim ( Efraim sarà devastato nel giorno del castigo: per le tribù di Israele annunzio una cosa sicura, 5,9).
Ma Dio perdona
Questi sono momenti di sconforto passeggeri. Anche la correzione e la punizione sono mosse da amore, perché il termine per Israele è il bene: dopo il castigo Dio perdonerà e mentre la rovina è in atto, Egli ne è commosso. Non vendetta spietata, ma correzione, perché Dio non è un uomo ( Come potrei abbandonarti, Efraim? … Il mio cuore si commuove dentro di me, 11,8; Io li guarirò dalle loro infedeltà, li amerò profondamente, poiché la mia ira si è allontanata da loro, sarò come rugiada per Israele, 14,5-6). Sotto lo sguardo della misericordia divina Israele riceve benedizioni; la storia d’amore continua.( 2 continua)
Laila Lucci