Musicologo, compositore e direttore artistico della casa Sonzogno, Amintore Galli è l’“intestatario” del Teatro di Rimini, ormai prossimo alla riapertura in grandissimo stile.
Di Galli è riemerso un corposo carteggio epistolare, il quale – acquistato dal Rotary Club di Rimini – sarà protagonista di un evento, in programma il 6 ottobre alla Sala del Giudizio, al Museo della Città.
L’occasione sarà motivo di approfondimento della figura di Galli. A questo proposito interverranno Gianandrea Polazzi (“La figura storica di Amintore Galli”), Guido Zangheri (“Lettere ad Amintore Galli”), Andrea Montemaggi (“L’«Inno dei Lavoratori» nell’immaginario collettivo dell’epoca”).
L’evento inizierà alle ore 17 con il saluto del Presidente del Rotary Club Rimini, Fabio Scala.
Per l’occasione sarà distribuita gratuitamente la rivista Ariminum, edita da ilPonte, che ha appena festeggiato i 20 anni di attività, e il cui ultimo numero è un monografico – curato dal direttore della rivista, Manlio Masini – dedicato proprio al Teatro Galli.
La chiusura dei lavori è prevista per le ore 19 dopo la consegna da parte del dott. Scala della preziosa documentazione (il cartegggio) al Direttore della Biblioteca Gambalunghiana di Rimini.
Galli, oltre a scatenare gli applausi tra gli appassionati della buona musica, è stato capace di infiammare gli animi anche per una meno intonata questione di campanile. A contendersi la nascita del compositore sono i vicini di casa Perticara e Talamello, in alta Valmarecchia. Fuoco alle polveri ne ha versato tanto don Pietro Cappella, indimenticato “pretone” del borgo ai piedi del Monte Aquilone e appassionato di storia. Per Cappella non ci sono dubbi: “Galli è nato a Perticara alle Ville del Fanante nel 1845 e visse 5 anni tra i perticaresi, mentre il padre Antonio, come fiduciario della suddetta società, curava la ripresa del lavoro nella miniera di Perticara”.
Non tutti gli appassionati di storia concordano con la tesi del sacerdote, sventolando atti e documenti. Quale sia l’origine di Galli, è indubbio che il suo valore musicale ha superato la diatriba campanilistica.
Il carteggio ritrovato si compone di trentuno lettere, tutte scritte a Galli tranne una scritta al figlio e un sonetto. “Lo stato di conservazione non è il migliore. – fa notare Guido Zangheri, l’ex direttore del Liceo musicale Lettimi di Rimini, che per mesi ha studiato quelle lettere – Alcune sono sbiadite come grafia, e di difficile comprensione, altre presentano un inchiostro pallido, tutte sono vergate su carta ingiallita”. La datazione va dal 1872 (lettera scritta dal padre Antonio al figlio Amintore) al 1920: in questo caso è il direttore del Liceo Musicale di Novara a interloquire con il figlio di Galli in relazione ad una esecuzione della Missa Pacis, ultimo lavoro del compositore della Valmarecchia. Mi sono occupato di Galli in sede di tesi di laurea e coltivata nel tempo. Dal carteggio emerge soprattutto “un personaggio – grande musicologo – che ha contatti con l’universo non solo della lirica italiana ma di tutta Europa, – prosegue Zangheri, che al Galli ha dedicato la sua tesi di laurea e una assidua frequentazione successiva di studio – come testimoniano lettere scritte da eminenti musicisti spagnoli e fiamminghi. Ne esce una figura rafforzata per la stima che ne avevano i contemporanei”.