Si va verso un rinnovamento dei ministeri nella Diocesi di Rimini. Ne parliamo con don Davide Arcangeli, direttore del Settore Apostolato Biblico per la Diocesi di Rimini.
Da qualche tempo si sta sperimentando un rinnovamento nei ministeri ecclesiali, che vede tra l’altro la formulazione di un nuovo ministero per il servizio della Parola di Dio. Ci può spiegare di cosa si tratta?
“Il ministero straordinario della Parola di Dio è una proposta ministeriale offerta dalla Diocesi di Rimini, a partire dal 2017, per favorire uno stile di evangelizzazione e catechesi fondato sulla Parola di Dio. Si tratta di un testimone adulto nella fede, che vive esperienze di ’lettura orante’ della Parola di Dio e le sa accompagnare in contesti di adulti, giovani e bambini, e che può utilizzare stili e metodi narrativi di annuncio e incontro con la Parola”.
Non esiste già il lettorato per questa forma di ministerialità?
“Il problema fondamentale rimane il fatto che alle donne è preclusa l’istituzione al lettorato. Si è dunque ritenuto opportuno proporre una figura, aperta anche alle donne, che esplicitasse maggiormente la dimensione missionaria e di annuncio della Parola e che fosse riconosciuta ecclesialmente tramite un percorso formativo e un ’mandato’ da parte del Vescovo”.
Si è quindi “aggirata” la normativa canonica che impedisce alle donne l’accesso ai ministeri istituiti?
“Non c’è nessun aggiramento del codice, perché si tratta di un mandato e non di un’istituzione. Piuttosto si intende favorire una ministerialità riconosciuta ecclesialmente e aperta anche alle donne, in modo simile a come si è fatto per il ministero straordinario della comunione e nella linea invocata da papa Francesco al n. 103 di Evangelii Gaudium, dove chiede di «allargare gli spazi per una presenza femminile più incisiva nella Chiesa».
In questa direzione siamo stati recentemente confortati dal sinodo dei Vescovi in Amazzonia, che chiede spazi di leadership e competenze specifiche per le donne (cf. nn. 99-103).
Quanti sono attualmente i ministri straordinari della Parola di Dio?
“Nel novembre 2018, in cui c’è stata la prima celebrazione del mandato, 20 persone hanno ricevuto il mandato, 17 donne e 3 uomini. Nel 2019 una donna. E per il 2020 sono in formazione altre tre donne. Al loro interno c’è una grande varietà di provenienze parrocchiali e ambiti pastorali di servizio: catechesi, liturgia, cenacoli del Vangelo, gruppi di Lettura Popolare ecc.”.
Ci sono già tante donne e uomini che si impegnano nella catechesi e nella lettura liturgica in parrocchia, pur senza avere un mandato. Qual è l’utilità di questo ministero?
“Si tratta di riconoscere una ministerialità già presente e di formarla e valorizzarla maggiormente, soprattutto attraverso esperienze e stili di annuncio e catechesi per adulti. Nella zona pastorale di Morciano, ad esempio, nell’anno pastorale 2018-2019 i ministri della Parola che collaborano nell’apostolato biblico diocesano hanno aiutato la formazione degli accompagnatori di piccole comunità, attraverso esperienze di lettura orante e di metodi esperienziali ed espressivi di incontro con la Parola.
Si tratta di metodi, come il bibliodramma, che uniscono insieme la dimensione narrativa del racconto biblico e il coinvolgimento attivo ed esistenziale dei partecipanti. Grazie ad una felice intuizione di don Alessandro Zavattini li abbiamo chiamati metodi ’narrattivi’. In questo anno pastorale 2019-2020 ci si sta concentrando nell’offrire una risposta a tante richieste, che vengono soprattutto dalla catechesi e dalla pastorale giovanile. È fortemente avvertita l’esigenza di formazione, concreta ed esperienziale, che favorisca l’incontro autentico alla Parola in particolare degli adulti”.
Come si diventa ministri? Qual è il percorso formativo?
“Ci deve essere, anzitutto, un discernimento e una proposta da parte della comunità parrocchiale e del parroco. Dopo una iscrizione in segreteria diocesana, si prevede un cammino di discernimento, svolto nel primo anno con momenti formativi e di lectio divina a livello parrocchiale e zonale, insieme ad altri momenti diocesani, tra cui la settimana biblica e gli atelier esperienziali sui metodi narrativi.
Nel secondo anno si chiede la partecipazione alla scuola di Teologia pastorale, con quattro corsi collocati il giovedì sera: Introduzione alla Sacra Scrittura, Liturgia, Teologia Spirituale e Teologia Pastorale. Trattandosi infatti di una ’figura quadro’ nella pastorale, per l’evangelizzazione e la formazione, abbiamo ritenuto importante che abbia la medesima formazione teologica prevista in diocesi per i Lettori e gli Accoliti”.
Questa figura pastorale avrà un futuro? Cosa possiamo attenderci?
“Partiamo dall’analisi della situazione pastorale. C’è un enorme bisogno formativo dei laici, che sia insieme teologico-spirituale ed esperienziale. Il calo dei preti nei prossimi anni sarà vertiginoso e lascerà scoperti molti ambiti pastorali. Ne segue che l’attuale pastorale, ancora molto clericale, sta per finire: i prestatori d’opera non saranno più sufficienti e il prete non potrà più pensare e fare tutto da solo, delegando solo alcune funzioni.
Il ministro straordinario della Parola potrà essere una figura chiave di formazione ed evangelizzazione, pienamente corresponsabile al cammino della comunità cristiana. Si potrà discutere sulle modalità di formazione, sulle accentuazioni pastorali, sui percorsi di teologia pastorale, ma è innegabile che figure come queste, anche femminili, sono già oggi al cuore della pastorale delle nostre comunità e non hanno più solo un ruolo organizzativo-funzionale. Si tratta di riconoscere, valorizzare, promuovere e formare il loro contributo in un’ottica di evangelizzazione”.
Non può essere troppo teorico creare una nuova figura ministeriale? Non si rischia di ingabbiare un processo formativo, che dovrà necessariamente essere plurale e articolato?
“Anzitutto bisogna sottolineare che questa proposta è ad experimentum e la sua approvazione in un Direttorio diocesano avverrà solo al momento in cui si verificherà una sua reale e diffusa presenza nella pastorale delle comunità. Certamente sarà necessaria la coesione e volontà del presbiterio e del Vescovo, per far maturare questa opportunità pastorale e favorire investimenti nella catechesi ed evangelizzazione degli adulti e nelle piccole comunità del vangelo.
Infine si deve sottolineare che questa figura non esaurisce affatto l’intera gamma della ministerialità, che è in piena evoluzione, con tante altre figure, su ambiti anche specifici della pastorale: catechisti dell’IC, catechisti battesimali, educatori dei giovani, responsabili di comunità, ministri nella pastorale della salute, accompagnatori familiari, operatori della carità e della pastorale sociale ecc. In concreto un ministro della Parola potrà aiutare le altre figure ministeriali – anche come formatore – per favorire stili ed esperienze di annuncio e ’lettura orante’ della Parola, in particolare con gli adulti”.
Che ruolo avranno nella liturgia?
“Oltre alla lettura liturgica, questa figura potrà contribuire anche alla preparazione di liturgie della Parola, come ad esempio le veglie funebri, con attenzione alla dimensione dell’annuncio e potrà essere un buon coordinatore, insieme ai diaconi e lettori, di un gruppo liturgico. Naturalmente la presidenza delle liturgie della Parola è riservata ai ministri ordinati o istituiti”.