Alluvione nelle Marche. La storia di un gemellaggio fra parrocchie come impegno di Avvento. San Salvatore e San Lorenzo accanto ai fratelli di Cantiano
Era il 12 ottobre. Umberto e la moglie erano in viaggio per festeggiare ad Assisi il 50° di matrimonio. Sulla strada avevano programmato una tappa a Cantiano, piccola località sotto il Monte Catria, in provincia di Pesaro-Urbino, ma appartenente alla diocesi di Gubbio, che è a pochi km.
Un mese prima, il 15 settembre a Cantiano, paese di poco più di 2000 abitanti, 420 millimetri di pioggia caduti dalle 15 alle 22,30 (ma di cui quasi 200 nelle due ore tra le 17 e le 19) avevano trasformato le strade in torrenti di fango, trascinando via tutto ciò che incontravano, macchine e oggetti di ogni sorta e allagando tutte le abitazioni della zona centrale, danneggiando irreparabilmente tutte le attività poste al piano terra. In alcuni punti l’acqua e il fango avevano raggiunto il metro e mezzo.
Il borgo ai piedi del Monte Catria era stato devastato nella parte più antica e nelle aree artigianali: danni enormi avevano colpito le famiglie, le attività economiche (negozi, uffici, aziende), le sedi istituzionali, quelle di associazioni e di luoghi ricreativi, le chiese e gli spazi per le attività pastorali. Molti danni, ma nessuno aveva perso la vita come invece purtroppo era successo in altri territori.
“Volevo – ci racconta Umberto – rendermi conto della situazione e lasciare alla parrocchia un’offerta per i più bisognosi, anche come piccolo segno di gratitudine per l’anniversario che stavo, con mia moglie, festeggiando. Per poi riprendere la strada verso Assisi”.
Ma quel che si presentò ai suoi occhi un mese dopo quei tragici fatti l’avrebbe segnato profondamente. “ Quando arrivammo alla piazza centrale rimanemmo sconvolti.
Tutte le abitazioni e i negozi erano aperti, spalancati, ma tremendamente vuoti. Vuoti non solo di merce, ma anche di ogni arredo. Insomma c’erano solo i muri. Che fosse il giornalaio o il forno o la farmacia tutto era uguale, poi con quell’odore di umidità ancora presente, nonostante un autunno splendido e di sole”.
Cercarono il parroco e lo incontrarono per strada.
Stava parlando con un signore che gli raccontava le tante difficoltà che stava vivendo.
“Don Marco è un prete ancora giovane, – continua Umberto mi colpì profondamente la sua espressione. Stava portando un peso che quasi lo schiacciava. Ci raccontò le gravi difficoltà della gente che aveva perso tutto o quasi”.
In centro non c’era più nessuna attività, eccetto la Banca che aveva ripreso in un mezzo mobile. Molti se n’erano andati nei giorni del disastro, ma non erano ancora tornati.
Quella sera Umberto ritornò a casa con l’idea di coinvolgere qualcuno nell’aiuto a quelle persone. Era convinto che lo Stato sarebbe arrivato, ma che i tempi sarebbero stati lunghi mentre quelle persone avevano bisogno ora e subito.
Incontrò il suo parroco e lo coinvolse e così fece con la sua comunità, San Salvatore, quella dove andava a vivere l’eucarestia domenicale.
Il sacerdote lo invitò a portare la sua testimonianza al Consiglio pastorale unitario delle due parrocchie di San Lorenzo e San Salvatore.
Ne nacque la scelta di destinare alla comunità di Cantiano la micro di Avvento, di coinvolgere la Caritas riminese (per un aiuto più significativo) e di inviare alla cittadina marchigiana una piccola delegazione per capire quali erano i bisogni più urgenti e raccogliere documentazione per animare la micro.
Una settimana dopo Umberto con Zina e Lorena erano di nuovo sotto il Monte Catria. Tornarono con tante foto e con la buona notizia. Il forno aveva riaperto e il paese aveva fatto festa. Un piccolo segno di rinascita per quella comunità.
Iniziò il lavoro di sensibilizzazione. “ Sulla chat parrocchiale furono pubblicate – ci racconta Lorena – le foto che testimoniavano le parole di Umberto, anche quelle della chiesa parrocchiale gravemente danneggiata. I gruppi di catechismo prima di ricevere la cassetta per le offerte personali (i “fioretti” dei bambini) vedevano le immagini della alluvione nel paese; da subito nella loro mente la comunità di Cantiano si arricchiva di volti, di storie, di persone concrete da aiutare”.
“San Lorenzo e San Salvatore siamo due comunità piccole – ci dice Rita – e al primo posto abbiamo scelto di mettere la vicinanza alla gente di Cantiano, però loro hanno bisogno e dunque ci siamo dati da fare anche nella raccolta fondi”.
Sono così partite tante iniziative.
Accanto ai soldi della raccolta domenicale la gente si è sbizzarrita: il mercatino delle Corone d’Avvento a San Salvatore; una domenica a San Lorenzo la “colazione solidale” dopo la prima messa e prima di quella della comunità; a San Salvatore l’aperitivo dopo la messa della domenica; le torte di nonna Rina; la pizza organizzata dagli universitari; la grande tombola curata dai giovani; il pranzo con polenta e cinghiale preparato dal gruppo cuoche e il Mercatino di Natale, sia a San Salvatore sia a San Lorenzo. “ Le cose da noi preparate, – ci dice fiera Anna – ma anche dalla gente che spontaneamente si è messa all’opera, erano molto belle e curate ed hanno avuto un gran successo”.
L’8 dicembre alcune famiglie del gruppo medie sono andate a Cantiano e hanno condiviso l’eucarestia della comunità, poi hanno incontrato la gente e mangiato insieme nell’oratorio.
“ I ragazzi sono rimasti entusiasti – ci dice un genitore – e anche noi profondamente colpiti”.
Sono tornati con due belle notizie: la prima è che i ragazzi delle medie di Cantiano saranno ospiti a San Lorenzo quest’estate e l’altra, che ha riaperto un secondo negozio, quello di abbigliamento.
Insomma, anche se con fatica (investire vuol dire far debiti), paura (che possa succedere di nuovo) e perplessità (il paese non ha tante possibilità di sviluppo) la vita riparte e le attività riaprono.
E gli abitanti di Cantiano hanno oggi dei nuovi amici, nel riminese.