Con questo numero de il Ponte la lettera pastorale del Vescovo “Fare i cristiani” arriva come dono a tutti gli abbonati. Diventerà nelle comunità strumento di riflessione, confronto e lavoro. Il nostro giornale e tutti i media diocesani saranno strumenti di ulteriore approfondimento dei contenuti della lettera, attraverso programmi televisivi, radiofonici ed altro. I lettori, che da oggi avrannno in mano questo strumento di lavoro e crescita, sono invitati fin d’ora ad offrire (in maniera sintetica) le loro riflessioni, che riprenderemo sul giornale.
Dopo il commento di Mirna Ambrogiani pubblicato lo scorso numero ospitiamo questa settimana quello del parroco di Gesù nostra Riconciliazione, don Domenico Valgimigli.
Ho letto con molto interesse e piacere la Lettera. Mi hanno colpito tre cose.
1) La grande ammirazione e sequela fiduciosa del vescovo Francesco nei confronti del Santo Padre Benedetto XVI, “salda guida della Chiesa nello ‘tsumami’ in corso”. È proprio guardando al Papa, che il nostro Vescovo proclama il punto da cui tutto deve ripartire: “Nell’omelia del 15 aprile scorso, il Papa ha audacemente affermato: Adesso, sotto gli attacchi del mondo che ci parlano dei nostri peccati, vediamo come sia necessario fare penitenza”. Il nostro Vescovo si colloca perfettamente sulla linea ‘positiva’ di papa Benedetto, che, davvero, ci chiama a trasformare quella che sembra una circostanza negativa (gli attacchi ai preti ed alla Chiesa), in un’occasione positiva di autentica ‘conversione’ per noi Cristiani.
2) La testimonianza del Vescovo, che, nella Lettera ha preferito ‘raccontare’ la sua “personale, concreta storia di fede”, perché “si veda che essa non dipende dalla volontà e dagli sforzi dell’uomo, ma da Dio che usa misericordia”. È veramente bello ed esemplare che mons. Francesco si metta personalmente in gioco, raccontando il suo cammino di fede, le sue difficoltà e le sue gioie, fino al giorno in cui il Signore lo ha chiamato a diventare il nostro Vescovo. In tale modo egli si fa realmente partecipe della nostra ‘lotta’ quotidiana per affermare, in tutte le circostanze, anche quelle più difficili e apparentemente negative, il ‘trionfo’ del Disegno di Dio, che sa volgere al bene ogni cosa.
3) La presentazione del Cristianesimo non come moralismo o devozionismo o volontarismo (quasi fossi io il “salvatore” della mia umanità), ma come “incontro con Gesù vivo”. È qui che il Vescovo ci propone la “via cristiana alla felicità”, quella delle Beatitudini. “Le beatitudini sono traiettorie di vita nuova, sentieri tracciati da Gesù per poter scalare la montagna della felicità”. La meditazione delle Beatitudini, profonda, viva e gioiosa, dimostra con forza la ‘bellezza’ del Cristianesimo come esperienza di una umanità piena e (proprio per questo) ‘beata’, felice.
Il metodo per percorrere questa strada è indicato, da mons. Lambiasi, come un triplice ‘sguardo’: “Guardiamo a Gesù, alla Chiesa, a noi stessi in un modo nuovo. Gesù ha potuto annunciare al mondo che Dio è amante della vita e non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Perché Dio Padre ama tanto il mondo da dare il Suo Figlio unigenito”.
Grazie, Vescovo Francesco, per il dono che ci hai fatto e per il cuore che vi hai messo dentro: ne faremo la ‘bussola’ del nostro cammino cristiano.
don Domenico Valgimigli