Il giorno è sabato, il gesto è semplice ma decisivo per molte persone: fare la spesa per chi non può farlo. Mentre si decidono gli acquisti per tutta la famiglia, si può pensare anche a chi quel sacchetto non riesce a riempirlo, né oggi né domani. A ritirare il contributo ci pensano – come formichine previdenti che fanno provviste per i più bisognosi in tempi di magra – i volontari della Colletta Alimentare, con le simpatiche formichine simbolo della raccolta stampigliate sulle pettorine d’ordinanza. Per fare una raccolta per chi non la può fare. La tradizione cristiana che mette al bando le astrattezze, sollecita, invece, a tradurre le grandi idee della fede nelle cose concrete di tutti i giorni, tramanda una formula, quella delle “opere di misericordia corporale e spirituale” che è valida oggi più che mai. Con questa bussola sempre in tasca, la Fondazione Banco Alimentare (che in Italia raccoglie migliaia di enti, di cui oltre 700 solo in Emilia Romagna) si incammina anche quest’anno sulla via del “magazzino della carità”.
Pronti via: sabato 30 novembre in 108 supermercati della provincia di Rimini (di cui 17 a San Marino), scatta la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, un gesto fatto per andare incontro ai bisogni dei più poveri, ma anche una grande occasione per tutti. Mica virtuale, ma un gesto di carità personale, concreto, semplice, possibile perciò per tutti: ciascuno può donare parte della propria spesa per rispondere al bisogno di quanti vivono nell’indigenza.
“Lo scopo della Colletta, infatti, è anche introdurre le persone a quella mentalità che è quella di condividere senza limite e senza confine” fa notare il responsabile della Colletta nell’area di Rimini Pasquale Fattibene. Lo spiegava bene don Giussani: “C’è un limite alla carità? Sì, è quello di essere senza limite”.
Il meccanismo del “fare la spesa per chi non può farla” è semplice: a quanti faranno la spesa nei supermercati coinvolti, i volontari della Colletta chiederanno un aiuto per i più indigenti. Nel “sacchetto della solidarietà” possono finire dunque olio, omogeneizzati, prodotti per l’infanzia, tonno e carne in scatola, pelati e legumi. Il prodotto più gettonato solitamente è la pasta, seguito nella sporta dai pelati e legumi.
Ma più il piatto è vario, più fraterna è la tavola. Nei 108 punti vendita che accolgono la proposta (tre in più rispetto al 2018), si alterneranno squadre di volontari (ne sono attesi 1.700, numero in aumento): sono impiegati e liberi professionisti, operai e studenti, insegnanti e casalinghe, adulti desiderosi di partecipare a questo gesto di carità, che l’anno passato – grazie a oltre 9.000 tonnellate donate – ha coinvolto in Regione 791 strutture caritative a favore di 128.314 persone bisognose.
Il ricavato della generosità personale dei riminesi viene poi girato – grazie anche all’attività dell’associazione Banco di Solidarietà Rimini onlus – a 34 tra enti, parrocchie, associazioni caritative della provincia (di cui una sul Titano). Si va dalle Caritas a San Patrignano, fino alla mensa di Santo Spirito, Casa Sant’Anna, Coop. Centofiori e Comunità di Monte Tauro. Il sacchetto della colletta nel 2018 si è riempito di 76.600 chilogrammi di generi alimentari, ridistribuiti alle strutture caritative accreditate nella provincia di Rimini e San Marino. “Quando la proposta arriva al cuore, il cuore risponde” chiosa Fattibene.