“Evitiamo assembramenti per un etto di prosciutto”. Il sindaco di Morciano di Romagna, Giorgio Ciotti, è navigato e scafato. Nell’emergenza Coronavirus sta dando risposte concretealla sua comunità.
Pensi che il legame umano instauratosi in questo momento tra i morcianesi e la “politica” possa avere un seguito anche quando sarà tutto finito?
“In questo momento c’è bisogno che le istituzioni siano il più possibile vicine al cittadino. C’è preoccupazione e timore per l’immediato e per il futuro innanzi a qualcosa di sconosciuto e inesplorato. L’istituzione è politica nel senso che serve alla polis, alla comunità. In un paese di piccole-medie dimensioni come Morciano la comunità cittadina, la polis appunto, chiede risposte immediate e soluzioni ai problemi concreti. Una situazione di emergenza come questa necessita di una nuova organizzazione e di nuovi rapporti, oltre la politica. Per questo credo che tutti gli amministratori locali stiano vivendo un momento, da un punto di vista umano, che li accomuna tutti: il voler essere, nel momento del più forte bisogno, all’altezza della situazione mettendo il meglio di sé.”
Nella gestione della situazione, il tuo apporto si sta rivelando fondamentale. A livello comunicativo trasmetti fiducia e sicurezza. Su Facebook sei molto seguito. Cosa pensi di tutto questo?
“Nell’era della comunicazione e dei social, per di più in una situazione come questa dove il contatto personale è fondamentale, è impossibile non tener conto che le persone si informino attraverso tutti i canali disponibili. Ho inteso sin dall’inizio rafforzare gli strumenti social affinché chiunque potesse attingere le informazioni necessarie da una fonte certa senza incorrere in fake news, o addirittura rincorrendo l’informazione.
C’è fame di sapere cosa sta accadendo, quali le norme, com’è gestita la crisi. Ho ritenuto fosse un dovere umano e istituzionale mettere a disposizione informazioni quando verificate e rispondere a tutti quelli che avevano necessità di chiarimento o rassicurazione. In pochi giorni è cambiato il mondo e il mondo non era pronto a quanto stava succedendo. Anche per questo motivo l’istituzione deve essere davvero a servizio, nei modi oggi possibili.”
Come si sta comportando la comunità morcianese?
“Devo dire che a Morciano abbiamo preso sul serio la situazione sin dall’inizio, abbiamo risposto velocemente anche perché toccati da vicino. C’è stata un po’ di incredulità innanzi alle prime ordinanze, chiusura di palestre e parchi, centri sociali e giovanili ma devo dire che nessuno ha davvero contestato le iniziative del primo momento.
Poi è successo quello che è successo a livello nazionale e la consapevolezza è cresciuta. Avevamo e abbiamo la necessità che il rischio sia ben chiaro. Morciano è il terzo comune della provincia per densità di popolazione, 1500 abitanti per kmq. Sede di scuole, ospedale, centri ricreativi, bar e ristoranti. Proviamo a pensare se ci fosse sfuggita di mano la situazione in spazi così stretti cosa sarebbe potuto accadere. Siamo stati capaci di capire o comunque di adeguarci velocemente a cose che stavano cambiando velocemente.
Sono sicuro che ne usciremo. So di avere oggi un dovere: quello di aiutare a condurre la barca in porto con le più basse perdite possibili, innanzitutto in termine di vite e di umanità, poi ci sarà da ricostruire l’intero tessuto connettivo sociale ed economico. Siamo una comunità a volte molto segmentata ma comunque unita nei valori fondamentali, dell’amicizia, della solidarietà, del volontariato. Quando ne usciremo dovremo ripartire da dove eravamo rimasti, consapevoli della nostra fragilità ma determinati a costruire un nuovo futuro.”
Tommaso Mazzuca