Carlo (nome di fantasia) è un ragazzo vittima di un grave incidente. Nell’impatto, devastante, ha perso l’uso degli arti. Con tanta riabilitazione e grazie ad una positiva determinazione, è tornato a muovere le gambe. Ma non è sufficiente per deambulare in maniera autosufficiente. Per il resto dei suoi giorni dovrà spostarsi con l’ausilio di una sedia a rotelle.
Federico, Roberto e Nicholas non sono rimasti indifferenti da quanto è accaduto. L’amicizia gli suggerisce di fare i conti con le necessità di Carlo.
Da questa amicizia è scaturita la domanda: “Come possiamo aiutare persone che a causa di una malattia genetica o di incidente non possono più camminare?”. Perché la vita, in carrozzina, cambia da un giorno all’altro. E va affrontata.
La sfida per vincere i limiti della disabilità si chiama Optical Wheelchair ed è una sedia a rotelle comandata dal movimento degli occhi e dalle espressioni facciali. Sono proprio loro, i tre studenti riminesi Federico Gualdi, Roberto Lucchisani e Nicholas Silvestri, ad inventarla.
Il progetto, con un software del tutto personalizzabile, nato sui banchi dell’Istituto Belluzzi – Da Vinci di Rimini e sviluppato grazia a FabLab Romagna, è diventato in pochi mesi un prospetto vincente, capace di aggiudicarsi concorsi e di finire in vetrine internazionali.
Dallo School Maker Day di Bologna al Meeting di Rimini, Optical Wheelchair (www.opticalwheelchair.com) ha catturato subito l’interesse di studiosi, aziende, onlus e associazioni. L’idea nata in seguito al grave incidente di cui è stato vittima l’amico, si è sviluppata grazie ad un intenso studio che ha portato alla creazione di un prototipo in scala ridotta. Una sedia a rotelle che si sposta col semplice movimento degli occhi o del volto.
La sfida alla disabilità dei 19enni riminesi (all’epoca studenti della classe V G – automazione) ha conquistato la giuria del Fast a Milano (“Giovani e le scienze”), che in premio li ha spediti in Brasile. A Novo Hamburgo hanno rappresentato l’Italia davanti ad una vasta platea di nazioni nel corso dell’esposizione “Mostratec”.
Il giovane team riminese si è poi aggiudicata anche il contest MakeToCare di Sanofi, dedicato alle soluzioni hi-tech per aiutare le persone con disabilità. La vittoria romana consentirà a Federico, Roberto e Nicholas di volare nella Silicon Valley per un’esperienza di conoscenza unica.
“Sostituendo soltanto un componente nel circuito elettronico si potrebbero movimentare motori molto più grandi. – spiega Federico Gualdi – Così si potrà restituire autonomia anche a pazienti tetraplegici”. E chissà che dal viaggio nella Silicon Valley non possano nascere importanti collaborazioni per trasformare il sogno di questi tre artigiani digitali in realtà.
L’obiettivo è chiaro: trovare i finanziamenti per realizzare il primo modello in scala 1:1.
Sviluppato sui banchi di FabLab Rimini sotto la guida dei docenti M. Conti e D. Montani,
“Il prototipo funziona, – assicura Roberto, attualmente rappresentante commerciale nel campo dell’automazione – tradurre modello in realtà necessita di un budget – tra brevetto, acquisizioni e procedure – di circa 10.000 euro”. Ma il kit che ne scaturirebbe, da implementare su tutte le sedie a rotelle, non supererebbe una spesa di 600 euro. Un costo più che abbordabile per una innovazione in grado di restituire autonomia anche a pazienti tetraplegici.
Gualdi e Silvestri attualmente studiano Ingegneria dell’Automazione all’università di Bologna. Assieme a Lucchisani, hanno in tasca il biglietto di andata e ritorno per la Silicon Valley. Dieci giorni tutto spesato nel prossimo aprile per visitare colossi come Apple ed Amazon, e parlare con dirigenti di aziende leader nel mondo. “Non ci credevamo, la vittoria nel contest romano e il relativo premio ci ha lasciato stupiti. Si prospetta una esperienza unica, sia dal punto di vista umano sia da quello professionale”.
La sedia a rotelle che si sposta col semplice movimento degli occhi o del volto per ora è solo un progetto, ma sono già in atto diversi contatti con aziende, onlus e associazioni interessate a finanziare questa sfida alla disabilità.
Paolo Guiducci