Home Diritti LA SCUOLA RIMINESE È SEMPRE PIÙ “STRANIERA”

LA SCUOLA RIMINESE È SEMPRE PIÙ “STRANIERA”

Immaginate una scuola in cui oltre un alunno su sette arriva da un contesto internazionale. Bene, a Rimini, questo, è ormai una realtà. Con quasi il 15% di studenti provenienti da famiglie straniere, il panorama educativo locale diventa sempre più variopinto di mille sfaccettature, con tante storie di integrazione e inclusione. Difatti, negli ultimi anni, la composizione delle scuole di Rimini e provincia ha visto un aumento significativo della presenza di alunni stranieri. Questo fenomeno è il risultato di vari fattori, tra cui l’immigrazione e l’internazionalizzazione delle comunità.

Un po’ di numeri

Se confrontassimo i dati del ministero dell’Istruzione risalenti a circa un decennio fa, gli studenti non italiani, a Rimini e provincia, erano  5.248  suddivisi in 2.045 nelle scuole primarie (statali e paritarie); 1.021 nelle scuole secondarie di I grado e 2.182 nelle scuole di II grado. Ulteriormente così suddivisi: 597 nei licei; 723 nei tecnici e 862 nelle scuole professionali. Nell’anno scolastico 2017/2018 erano già aumentati a  6.476  di cui 1.043 nelle scuole d’infanzia, 2.119 nelle scuole primarie, 1.159 nelle secondarie di I grado e 2.155 nelle secondarie di II grado. Ad oggi, con i dati aggiornati all’anno scolastico 2022/2023, il numero di studenti non italiani si attesta (sempre considerano scuole statali e paritarie) 7.094 . 1.063 bambini stranieri nella scuola d’infanzia, 2.361 nelle scuole primarie, 1.311 nelle scuole secondarie di I grado e 2.359 nelle secondarie di II grado (di cui 849 nei licei; 665 nei tecnici e 845 nei professionali). I Paesi d’origine prevalenti sono Albania (20.8%), India (11.4%), Romania (10.2%) e in percentuali minori anche Cina, Marocco, Filippine, Bangladesh, Egitto e altri.   

Il dibattito sullo Ius Schole

Sulla base di questi numeri è stato oggetto di dibattiti politici il cosiddetto Ius Scholae, un principio giuridico che consente agli studenti stranieri che completano un ciclo di studi in Italia di ottenere la cittadinanza italiana. In particolare prevede che i giovani che frequentano le scuole italiane, e che hanno un certo periodo di residenza nel Paese, possano richiedere la cittadinanza al termine del loro percorso scolastico. Questo diritto mirerebbe a facilitare l’inclusione sociale e culturale di ragazzi e ragazze di origine straniera, riconoscendo loro il legame con il territorio e il sistema educativo italiano.

Proposta, però, respinta dal Governo.

Una scelta che lontana da proporre alternative concrete, rischia di lasciare in un vicolo cieco lo Ius Scholae.  –

commenta la presidente dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna,  Emma Petitti  –  Eppure i numeri messi nero su bianco proprio dal ministero dell’Istruzione evidenziano l’urgenza di questa misura. Gli alunni con cittadinanza non italiana, provenienti da contesti migratori, le nuove generazioni di giovani di origine straniera nati in Italia, gli alunni con vissuti migratori personali o familiari e i minori stranieri non accompagnati rappresentano vissuti complessi, diversificati e spesso difficili, accomunati dal bisogno di un’effettiva integrazione scolastica e sociale”.

Anche il primo cittadino,  Jamil Sadegholvaad, è dello stesso avviso: “ Capita sempre più spesso di incontrare classi dove la stragrande maggioranza di ragazzi è di origine straniera: quello delle ‘classi ghetto’, da cui per altro poi i genitori italiani tendono a spostare i propri figli, rappresenta un fallimento per la nostra

scuola e per tutto il Paese. Quando vedo girare per le vie di Rimini, giovani di seconda o terza generazione che si muovono in branco, restando sempre tra di loro, mi piange il cuore. Anche per quei ragazzi è una sconfitta. Accoglienza e integrazione nascono da una contaminazione positiva e da costruire “.  In sintesi, i dati mostrano un aumento significativo degli alunni non italiani a Rimini e provincia nel corso degli anni, che portano con sé storie, culture e aspirazioni. È fondamentale che le istituzioni e la società nel suo insieme si impegnino a creare un ambiente scolastico inclusivo, dove ogni studente possa sentirsi parte integrante della comunità. Solo così facendo si potranno trasformare le sfide attuali in opportunità di crescita e coesione sociale, garantendo al contempo un futuro migliore per tutti.

Dieci anni fa gli studenti non italiani erano 5.248, oggi sono 7.094. Un aumento che ha bisogno di una seria riflessione “Lo Ius Schole è fondamentale per evitare classi ghetto come, purtroppo, si vedono spesso.

L’integrazione è essenziale”