La programmazione sinfonica e cameristica della Sagra Musicale Malatestiana continuerà ancora fino dicembre
RIMINI, 24 settembre 2023 – Con la fine di settembre la Sagra Malatestiana si lascia ormai alle spalle una buona parte della sua programmazione, anche se i grandi concerti sinfonici e altri eventi musicali continueranno nei prossimi mesi. Fino al 10 dicembre.
Una fisionomia sempre più frastagliata, quella della settanta- quattresima edizione, che ha preso avvio giovedì 1 giugno con un’iniziativa dove sono state coinvolte le scuole riminesi a indirizzo musicale e culminata nell’esecuzione del Poema sinfonico per cento metronomi di Ligeti da parte degli studenti. È poi stata recuperata la vecchia tradizione dei concerti d’organo: il 15 giugno si è esibito Matteo Imbruno in un’affollata chiesa dei Servi con un bel programma che spaziava da Marin Marais a César Franck. L’itinerario è proseguito il 2 luglio con la prima serata di musica antica: Amorosi affetti, un concerto dove due specialiste del barocco, il soprano Santina Tomasello e il contrato Marcella Ventura accompagnate dal gruppo strumentale ArsEmble, hanno eseguito arie del riminese Mario Bianchelli (1660-1730) protagonista anche di una mostra alla Biblioteca Gambalunga, dove le sue musiche sono custodite.
Molto piacevole la serata del 20 luglio, con il palcoscenico del Teatro Galli interamente occupato dall’orchestra ASMI – giovanissimi allievi di corsi e master class tenute in quei giorni al conservatorio riminese Lettimi – ben diretta da David Lockington, con l’ottima violinista Dylana Jenson impegnata nel Doppio concerto in mi min. op.88 di Bruch. Dell’appuntamento con la musica contemporanea, martedì 1 agosto, protagonisti sono stati gli eccellenti allievi di percussioni nei Music Summer Courses di San Marino. Concerto orientale ha coinvolto anche il docente Rodolfo Rossi di Ars Ludi (l’ensemble leone d’argento alla Biennale 2022) in un’entusiasmante carrellata di musiche del nostro tempo, dove svettavano le ampie proporzioni di Marimba Spiritual del giapponese Minoru Miki e l’affascinante brano Rain Tree di un altro compositore nipponico, Tōru Takemitsu, impreziosito dalla voce del soprano Liga Liedskalnina, che ha dimostrato come si possa usare anche la voce in modo percussivo.
Le serate sinfoniche restano però l’appuntamento più seguito della Sagra. A inaugurarle, il 7 settembre, la Peace Orchestra Project (età massima 25 anni), diretta da Ricardo Castro. Dopo aver eseguito con scioltezza l’Ouverture del Candide di Bernstein, ai giovani strumentisti si è unito Federico Gad Crema, solista al pianoforte, nello splendido Concerto in fa magg n.2 op.102 – scritto da Šostakovič nel 1957 – che svela una delle tante facce del poliedrico compositore russo: un brano solcato da affondi ironici che colpisce, soprattutto, per il sorprendente lirismo dell’‘andante’. La Seconda sinfonia “Un mondo nuovo”, recente lavoro (2022) di Nicola Campogrande, è invece un’accorata riflessione su questi tempi di guerra, dove le parole di Piero Bodrato – con un testo purtroppo non riportato nel programma di sala – erano affidate all’espressivo mezzosoprano greco Alexandra Achillea Pouta. La conclusione ha avuto infine per protagonista la più attesa dei tre solisti: Martha Argerich, che ha accettato la scommessa di mettersi a confronto con giovanissimi esecutori. L’ottantaduenne pianista argentina ha scelto una delle pagine che, nella sua lunga carriera, ha suonato più spesso: il Concerto in do maggiore n.1 di Beethoven (lo eseguì in pubblico la prima volta ad appena otto anni). Le sue mani corrono ancora velocissime sulla tastiera, mentre il direttore ha tenuto basso, fin troppo, il volume orchestrale per lasciare la Signora in primo piano. Ripagato comunque da uno spiritoso bis, addirittura a sei mani – anche Castro è un ottimo pianista – dove si è aggiunto ovviamente Federico Gad Crema, con la divina Martha impegnata soprattutto a girare le pagine dello spartito.
È stato un omaggio alla musica russa quello del 13 settembre, reso nella seconda serata sinfonica dalla Royal Philharmonic Orchestra, che si è presentata insieme al suo attuale direttore musicale Vasily Petrenko, ormai inglese di adozione. In apertura il brevissimo e folgorante poema sinfonico Baba Yaga op.56 composto nel 1905 dal poco noto Anatolij Lyadov, vissuto nella seconda metà dell’ottocento: eccellente banco di prova per mostrare la straordinaria simbiosi tra il direttore e i suoi magnifici strumentisti. Sensazione, questa, poi replicata nel celebre Concerto per violino in re magg. di Čajkovskij, dove si è perfettamente inserita la solista Julia Fischer. La celebre violinista ne ha offerto una lettura analitica, spogliata da qualsiasi enfasi romantica e, invece, attenta a cogliere le innumerevoli sfumature del fraseggio e a valorizzare la bellezza del suono, insieme a un’orchestra che l’ha molto ben corrisposta, attraverso una minuziosa attenzione a ogni dettaglio. La Seconda sinfonia di Rachmaninov, terminata di scrivere nel 1907, quando il compositore non era ancora emigrato negli Stati Uniti (se ne andò allo scoppio della rivoluzione d’ottobre), ha offerto invece l’occasione per apprezzare la bellezza dei colori della partitura e, dunque, la bravura delle varie sezioni orchestrali. Per concludere una serata, in cui l’unico brano non russo era il Capriccio n.13 di Paganini proposto come bis dalla violinista, il direttore ha scelto come fuori programma Gopak: deliziosa danza proveniente dalla Fiera di Sorochincy, opera incompiuta di Musorgskij.
Una parentesi dedicata alla musica contemporanea, quella del 20 settembre. Il Ruggiero, ossia Emanuela Marcante (tastiere, voce recitante) e Daniele Tonini (canto), hanno reso omaggio al grande regista Billy Wilder nel ventennale dalla morte, alternando le immagini provenienti dai suoi capolavori cinematografici con brani di Friedrick Hollaender e Irving Berlin – nati appositamente per i suoi film – e con testi scritti dalla stessa Marcante.
Il 22 settembre si è tornati al sinfonico, questa volta però del tutto atipico. In palcoscenico i giovani componenti della Baltic Sea Philharmonic, che raccoglie strumentisti dell’intera area baltica (dalla Norvegia alla Russia) capitanati dall’atletico Kristjan Järvi, si muovono come le onde del mare. Con il loro Midnight Sun trasmettono un’incredibile vitalità, fra l’altro suonando tutto rigorosamente a memoria: più che un concerto, un vero e proprio spettacolo – molto pensato il disegno luci – dove L’uccello di fuoco di Stravinskij, inteso come partitura-legante, è stato interpolato da Sibelius, Arvo Pärt, Georgs Pelēcis, lo stesso Järvi e una serie di giovani compositrici estoni (Liis Jürgens, Maria Mutso, Mint Out & Zuzanna Wąsiewicz). Una serata in cui la fisicità dei musicisti si è tradotta in un’esplosione di energia che ha coinvolto l’intero pubblico del Galli.
Domenica 24, il primo dei concerti da camera. Protagonista il trio formato da Danusha Waskiewicz, Tommaso Lonquich e Andrea Rebaudengo – rispettivamente viola, clarinetti e pianoforte – che hanno spaziato da Mozart, con il Trio in mi bemolle magg.“Kegelstatt” (chiamato anche “dei birilli”), agli Acht Stücke op.83 di Max Bruch, ancora legati a un linguaggio tardo ottocentesco. Il clou del concerto era rappresentato da Schumann: sia con i suoi quattro magnifici Märchenerzählungen (splendida l’esecuzione del terzo) sia, in modo indiretto, con l’Hommage à Robert Schumann reso da un grande di oggi, il novantasettenne György Kurtág.
E la programmazione cameristica continuerà, a partire da domenica 1 ottobre.
Giulia Vannoni