L’amica lettrice ci permette di spiegare un aspetto della nuova edizione italiana del Messale che riguarda il testo della seconda preghiera eucaristica, esattamente il punto dell’epiclesi in cui s’invoca lo Spirito Santo sul pane e sul vino per la consacrazione con questa traduzione italiana «santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito».
Il Messale latino, nello stesso punto, riporta queste parole: « Spiritus tui rore sanctifica ». Premetto che non sono un latinista, ma il termine « rore » è il caso ablativo di « ros, roris », sostantivo maschile della terza declinazione che indica proprio la realtà della rugiada.
La scelta di riproporre questo termine nella traduzione italiana da una parte risponde all’esigenza di fedeltà rispetto al testo originale latino, dall’altra trova eco nella corrispondenza biblica e patristica della rugiada che, silenziosa, scende sulla terra, la irrora e produce una rigenerazione profonda evocando così la presenza e la benedizione di Dio che si posa sull’umanità, la trasforma e la rinnova.
Rispetto alla precedente traduzione italiana del
Messale, fatta nel 1983 e in uso fino a tre settimane fa, che riportava « santifica questi doni con l’effusione del tuo Spirito », aver sostituito il termine « effusione » con « rugiada » permette quindi un miglioramento sia da un punto di vista letterale, sia da un punto di vista simbolico-evocativo richiamando un’immagine cara alla Sacra Scrittura e ai Padri della Chiesa (cfr Osea 14,6 e Zaccaria 8,12, e i commenti patristici a questi testi, solo per citare i due riferimenti più importanti).
Ci auguriamo che questa scelta, come le altre adottate nella nuova traduzione, siano un’occasione preziosa per tutta la Chiesa italiana per riscoprire l’importanza e la bellezza del celebrare insieme il mistero pasquale del Signore, nato, morto e risorto per la nostra salvezza.
Roberto Gulino, docente di Liturgia