La rivoluzione copernicana

    Lo sport riminese è all’alba di una vera e propria rivoluzione copernicana. Nel modo di gestire gli impianti, ma soprattutto nel modo di viverli. Un cambiamento che vedrà coinvolti tutti, con un occhio particolare al sistema turistico riminese. “Perché sport e turismo rappresentano un binomio vincente del quale non possiamo fare a meno”. Una rivoluzione dettata più dal cuore che dal portafoglio, perché come sottolinea l’assessore allo Sport del Comune di Rimini, Gianluca Brasini “i soldi sono pochi e quei pochi sono vincolati dal Patto di Stabilità”. Cambierà ad esempio anche il modo di gestire gli undici campi da calcio, così come si stanno studiando nuove forme di gestione partecipata per le palestre e per il vecchio “Flaminio”. Rimini si prepara a vivere una nuova era.
    Assessore, partiamo proprio dal perché di questa rivoluzione.
    “Lo impongono i tempi. La crisi economica, i tagli del Governo, le difficoltà in cui ci troviamo hanno ridotto di molto i soldi a disposizione, ma allo stesso tempo le strutture iniziano ad avere diversi anni sulle spalle e non si possono sempre e solo prevedere interventi spot. Nelle linee di mandato della nostra Amministrazione vi è un chiaro riferimento che tutti gli interventi infrastrutturali, compresi gli impianti sportivi, devono rientrare in un’idea di città condivisa e sostenibile che non veda sempre e solo la contropartita immobiliare come moneta di scambio”.
    Ossia?
    “Ossia che la nostra città non può sostenere un consumo del territorio finalizzato alla realizzazione di strutture sportive fruibili per poche ore settimanali: la mia idea è che gli impianti possano essere vissuti per l’intera giornata e non solo per la pratica sportiva. Bisogna viverle queste strutture, bisogna trasformarle in qualcosa di personale, che facciano sentire gli sportivi come a casa propria. Ci piacerebbe che gli impianti si dotassero di spazi dove accogliere le mamme per esempio che accompagnano i loro figli o realizzare luoghi dove i bambini possano studiare una volta finita l’attività. Non quindi «camere da affittare» per una giornata, ma edifici dove crescere, confrontarsi, dialogare. Strutture, insomma, polifunzionali”.
    Come dovrà essere il nuovo stadio, giusto?
    “Esattamente. Come tutti sapete, l’Amministrazione precedente ha ritenuto non idoneo il progetto presentato dalla Cmv, proprio perché prevedeva in cambio una contropartita immobiliare che Rimini non si può più permettere. Il «Neri» deve essere visto come un qualcosa che sta dentro la città e il territorio, una struttura fruibile da tutti i riminesi, una sorta di stadio-casa pensato come quello realizzato dalla Juventus, naturalmente fatte le debite proporzioni. Ripeto, se i progetti che ci saranno proposti rispetteranno questi principi saremo lieti di valutarli insieme”.
    Quindi, pare di capire, che non ci sia in programma un intervento sul manto erboso come dirigenti e tifosi del Rimini si auspicavano.
    “Al momento il rifacimento del manto erboso, oltre che essere molto oneroso, si configura come un intervento «straordinario» e quindi bloccato dal patto di stabilità. Il Comune di Rimini spende comunque decine di migliaia di euro all’anno per mantenerlo in ordine”.
    Dallo stadio alla piscina: altro argomento caldo.
    “Caldissimo direi (ride di gusto). A parte le battute, lo sanno anche i muri che la nostra è una piscina vetusta e molto piccola per la richiesta dei riminesi. Quindi non è un mistero che tra gli obbiettivi della nostra Amministrazione vi sia anche quello di creare le condizioni per la realizzazione di una piscina olimpionica di cinquanta metri a Rimini, magari modulabile in 25 metri che dia così l’opportunità di realizzare altre discipline come la pallanuoto, i corsi di salvamento e l’attività subacquea. Per farlo, però, è necessaria una sinergia tra privati, associazioni e tessuto sociale. Anche in questo caso i progetti non mancano, si tratta solo di studiarli e approfondirli e trovare il migliore. Non dimenticando il principio guida di struttura-casa”.
    Se non andiamo errati, è in scadenza anche il bando per la gestione degli 11 campi da calcio di proprietà comunale. Novità in questo senso?
    “Novità ce ne sono. Dopo dieci anni, il bando è arrivato a scadenza, quindi nel 2012 bisognerà indirne un altro. Con una novità poco piacevole: con ogni probabilità i due milioni e mezzo di finanziamenti in parte straordinaria sugli investimenti non ci saranno più a causa del patto di stabilità. Proprio per questo abbiamo deciso di modificare il criterio per decidere la durata dell’assegnazione: verrà data tenendo conto di quanto il privato ha intenzione di investire sulla struttura. Questo per dargli l’opportunità di ammortizzare la spesa e per invogliarlo a migliorarla il più possibile. Per intenderci: se uno sa di stare in una casa per un anno non farà mai gli stessi interventi che farebbe se sapesse di starcene dieci. Poi c’è tutto il discorso aperto al sistema turistico connesso agli impianti sportivi”.
    >Cioè?
    “Crediamo che Rimini abbia tutte le potenzialità per diventare leader nel segmento del turismo sportivo. L’idea è coinvolgere gli stessi operatori turistici in partnership virtuose con le associazioni sportive locali. L’obbiettivo è promuovere pacchetti turistici per intercettare le migliaia di associazioni sportive del nord Europa che vedrebbero Rimini come sede ideali per tornei estivi. Porto un esempio: c’è da costruire un campo in erba sintetica? L’associazione sportiva può condividere le spese con un gruppo di alberghi interessati al turismo sportivo e quindi insieme utilizzare l’impianto: le associazioni sportive per i loro campionati che vanno da settembre a maggio, potendo così sfruttare i mesi estivi per la promozione dei pacchetti turistici. Ma molto dipende da questo circolo virtuoso”.
    Altro argomento caldo: le palestre. Sembra che trovarne una a Rimini sia un’impresa.
    “Qui il discorso è molto diverso perché quasi tutte vengono utilizzate dalle scuole e quindi il tempo non è molto. Però vale lo stesso discorso fatto per le altre strutture: l’obiettivo è quello di migliorarle per dare l’opportunità a tutti i ragazzi di fare sport”.
    Veniamo alla madre di tutte le strutture: il Flaminio. Che intenzioni ha per il Palazzetto l’Amministrazione?
    “Lo ha detto lei, è la madre di tutte le strutture, di conseguenza è un impianto che ci sta molto a cuore. Diciamo che è una sorta di casa dello sportivo perché al di sotto delle tavelle c’è una vita che in pochi conoscono. L’idea è quella di migliorarlo. La Commissione di vigilanza, dopo i problemi che tutti conosciamo, è venuta a fare un sopralluogo e ci ha fornito una proroga di tre mesi nei quali dovremo lavorare sodo per sistemare tutte le cose che attualmente non rispondono alle nuove normative. Vogliamo che il Flaminio diventi la casa dei riminesi”.
    Insomma, le idee per la rivoluzione copernicana ci sono. Adesso serve metterle in atto.

    Francesco Barone