Siamo abituati male. Inutile girarci intorno: tutti noi, chi più chi meno, con le proprie cattive abitudini ha delle responsabilità nei confronti degli sprechi alimentari. Un tema che certamente nasce dal piccolo, dai singoli, ma che diventa un vero problema se si allarga la prospettiva: si pensi a quanto cibo si perde nei meccanismi della grande distribuzione organizzata o delle attività commerciali del turismo e della ristorazione.
Secondo i dati più recenti, infatti, di Waste Watcher (l’osservatorio nazionale sugli sprechi, attivo per iniziativa di Last Minute Market, società spin off dell’Università di Bologna che si occupa di promozione sul tema), in Italia gli sprechi alimentari varrebbero lo 0,88% del Pil. Tradotto? 16 miliardi di euro, 12 dei quali dovuti agli sprechi nelle nostre case: 2,4 kg al mese, in media, per ciascuna famiglia. Questo solo in Italia, quando in generale, nel mondo, sono 821 milioni le persone che soffrono la fame.
Ma c’è anche l’altra faccia della medaglia. Così come il problema degli sprechi si è diffuso a macchia d’olio, allo stesso modo si è rafforzata una sensibilità sull’argomento. Anche a Rimini: la nostra città è storicamente molto viva e attiva sui temi del sociale, tra i quali non può che esserci anche quello del recupero del cibo per chi ne ha più bisogno. Una realtà, quella riminese, che è costellata di associazioni, iniziative, gruppi ed eventi dedicati a questo argomento, e che merita di essere raccontata nel dettaglio.
Hera e il… ‘Cibo Amico’
Da circa 10 anni, a Rimini, è attivo ‘CiboAmico’, un progetto ideato e realizzato dal Gruppo Hera assieme al supporto di Last Minute Market. Di che si tratta? Il progetto nasce (nel 2009, attivo a Rimini dal 1 maggio 2010) dall’idea di creare una rete solidale e sostenibile sul territorio per favorire il recupero dei pasti preparati ma non consumati nelle mense aziendali di Hera. Gli alimenti recuperati vengono poi distribuiti attraverso enti no-profit locali, che a loro volta li destinano a favore di persone in difficoltà. L’importanza di questa attività emerge ancora di più se si guardano i numeri: solo nel 2018 a Rimini si sono recuperati oltre 740 pasti provenienti dalla mensa aziendale di Hera. Ma non solo: sempre nel 2018 il valore economico dei pasti donati da Hera a Rimini ha oltrepassato i 3.600 euro, un risparmio che consente agli enti coinvolti di investire risorse in altri progetti. Ricadute positive che non sono solamente sociali ed economiche, ma anche ambientali: grazie al progetto si evita lo spreco di acqua ed energia necessari a confezionare i pasti recuperati.
Nel complesso, dalla nascita di Cibo Amico nel 2009 ad oggi, in tutte le mense Hera interessate dall’iniziativa (oltre a Rimini, Bologna, Granarolo dell’Emilia, Ferrara e Imola) sono stati recuperati circa 91mila pasti completi, per un risparmio di oltre 370mila euro. Il tutto evitando la produzione di oltre 39 tonnellate di rifiuti, per un volume pari a circa 86 cassonetti.
Apg23, la solidarietà nasce dalla relazione
Un’altra realtà riminese che, da sempre, è impegnata su questo fronte è la Comunità Papa Giovanni XXIII. Ciò che, però, ne caratterizza l’attività è il “metodo”, fatto di relazioni, di rapporti che nascono dal personale, da un incontro di umanità. “Tutto nasce da rapporti umani, prima ancora che istituzionali. – spiega un membro della Comunità che gestisce una delle tante case-famiglia diffuse sul territorio – Io, come tutti gli altri ‘papà’ delle nostre case-famiglia, ogni giorno mi impegno per trovare il necessario per coloro che seguo, compreso ovviamente il cibo. E il primo passo è sempre il rapporto personale: muovendoci sul territorio, presentando la nostra realtà e le nostre attività, si stringono rapporti con tanti operatori, molti dei quali vanno avanti nel tempo e diventano delle vere e proprie amicizie”. Che tipo di operatori? “Nel mio caso penso a un ristoratore che è un mio amico personale, e grazie a questo rapporto la sua attività ci conferisce quotidianamente le rimanenze del proprio servizio buffet: ogni giorno, dal lunedì al venerdì, quando il servizio finisce ci rechiamo da lui per prendere ciò che è rimasto, cibo già pronto, di qualità e che ci aiuta tantissimo”. Ma non solo.
“Sempre attraverso la conoscenza reciproca, siamo costantemente aiutati anche dal direttore di un supermercato, che ci dona tutti quei prodotti ancora commestibili ma non commercializzabili, ad esempio perché hanno difetti d’imballaggio”. Inoltre, molto spesso anche i piccoli esercenti, venendo a conoscenza della realtà della Comunità di don Oreste Benzi, si fanno avanti per dare il proprio contributo, facendo anche il primo passo. “Mi piace raccontare la nostra realtà. – continua l’operatore della Comunità – E capita che nel conoscerla anche piccoli esercenti, non necessariamente legati ad attività di grandi dimensioni, decidano di aiutarci in modo continuativo”. E questo metodo così improntato alle relazioni personali, è usato da tutti gli operatori della Comunità? “In generale sì. Ovviamente c’è chi è più o meno portato, però la spinta comune a tutti rimane questa: partire dalla relazione, dal rapporto personale, dall’incontro di umanità”. La Comunità Papa Giovanni XXIII è, però, una realtà importante, grande, diffusa. Non mancano, quindi, anche attività di recupero più istituzionalizzate. “Riceviamo sostegno alimentare anche grazie al progetto ‘Brutti ma Buoni’, realizzato da Coop. Il meccanismo è sempre quello: i supermercati ci donano tutti quei prodotti che non sono commercializzabili, ma che comunque rimangono commestibili”.
Caritas sempre presente
Su questo tema è impossibile non parlare di Caritas. La Caritas diocesana riminese recupera abitualmente cibo dai negozianti di Rimini, prodotti che per diversi motivi (scadenza ravvicinata, difetti di confezione, eccedenze di magazzino) non vengono venduti e che altrimenti verrebbero gettati via. Un’attività che, come si legge sul sito ufficiale, permette di preparare 200 pasti ogni giorno. “Abbiamo anche rapporti con la grande distribuzione e le Università, che vanno avanti da tempo. – le parole di Maria Carla Rossi, presidente della cooperativa Madonna della Carità di Rimini – Non abbiamo un progetto specifico per il recupero delle eccedenze, però i tanti rapporti che abbiamo con supermercati e attività commerciali ci permettono di recuperare cibo costantemente. Inoltre vanno sottolineate le donazioni dei privati: i riminesi sono molto attenti a questo argomento, è una città, da sempre, viva e attiva in questo senso”.
‘Save Meal’
Un progetto interessante, di livello nazionale ma che ha mosso i primi passi a Rimini è Save Meal. Si tratta di un servizio che vuole mettere in contatto le persone in difficoltà (attraverso enti del terzo settore) con gli esercizi commerciali disponibili a donare le proprie eccedenze alimentari. Come funziona? L’ente aderente al progetto rilascia alla persona una “Save Meal Card”, che permette di richiedere un numero di pasti gratuiti agli esercizi che partecipano all’iniziativa (individuati da un’apposita app per cellulare), in base al numero dei componenti della propria famiglia. Un progetto ormai avviato a livello nazionale, ma la cui sperimentazione ha avuto luogo la scorsa estate nella nostra Rimini, grazie alla collaborazione della Caritas diocesana, che ha coinvolto alcuni utenti in veste di veri e propri “ricercatori” per testare il funzionamento del progetto.
A ulteriore conferma che Rimini, dal punto di vista della solidarietà, è sempre in prima linea.