Per una strana ironia della sorte lo scioglimento delle Camere da parte del capo dello Stato e la conseguente indizione delle elezioni politiche sono coincise, il 6 febbraio, con il mercoledì delle Ceneri e, dunque, con l’inizio della Quaresima. Una “Quaresima della politica”, dunque?
Molti elettori, stanchi e sfiduciati dall’intera classe politica, da subito hanno minacciato il digiuno del voto, mentre sarebbe auspicabile solo quello della politica televisiva, dei suoi teatrini, delle continue dichiarazioni bypartisan che trattano i cittadini da imbecilli.
È triste dirlo, ma sembra che la politica non abbia mai raggiunto un livello così basso. Da una parte una maggioranza rissosa e sfilacciata; dall’altra un’opposizione virulenta e chiassosa, agitata da spinte “barricadere”. È cresciuto così un moto popolare di “anti-politica”, un sempre più diffuso rifiuto viscerale della politica (meglio sarebbe dire, di “questa” politica), con il conseguente distacco della maggior parte dei cittadini, specie dei giovani, da una classe dirigente accusata, a volte anche in maniera un po’ qualunquista, di essere un po’ una “casta”.
Sullo sfondo l’inquietudine profonda di una società che rischia di spezzettarsi in tanti coriandoli. Una società, attanagliata dallo spettro della recessione, turbata dal crescente aumento dei prezzi, vittima di frequenti disservizi.
Abbiamo bisogno di politici che smettano di offendersi e fare sorrisini puntando sulle semplificazioni e sulle banalizzazioni dei teleschermi e favorire una attenta riflessione ed una severa autocritica sui problemi veri che la gente vive. E per far questo occorre abbandonare i particolarismi dei privati orticelli; recuperare quel rapporto fra eletti ed elettori che si è andato smarrendo; ricollocare la politica al suo giusto posto, ma senza la pretesa di monopolizzare, e tanto meno di occupare l’intera società civile.
Si impone anche un radicale rinnovamento della classe dirigente, a partire dallo stesso Parlamento perché vi è da sperare che chi si affaccia alla politica con occhi nuovi possa meglio cogliere i punti critici del sistema e porre le premesse per il superamento della crisi di credibilità che attanaglia pressoché tutte le istituzioni.
Giovanni Tonelli