Nel corso del 2011, sono state quasi 7 mila le persone che hanno chiesto aiuto alle Caritas del territorio riminese. Di queste, oltre 2 mila per problemi legati alla casa. Stranieri senza un tetto sulla testa o ammassati in alloggi fatiscenti. Ma anche, e sempre più spesso, italiani e riminesi. Persone che hanno perso il lavoro o che il lavoro ancora ce l’hanno ma lo stipendio a metà mese è già finito. E allora bisogna scegliere: o fare la spesa o pagare l’affitto. L’emergenza casa è il tema centrale del Rapporto sulle povertà 2011 redatto dalla Caritas diocesana, anche (novità di quest’anno) attraverso i dati dall’Ufficio statistica della Provincia. Giunto all’ottava edizione, il report sarà presentato sabato 14 aprile e proporrà una fotografia dettagliata delle situazioni di disagio presenti sul territorio riminese, cercando di mettere in evidenza non solo cifre e percentuali, ma anche le faticose storie di vita delle persone che negli ultimi dodici mesi hanno bussato alla porta di Via Madonna della Scala. Come Maimouna, la ragazza senegalese disabile e sfrattata. O Marco, il tom tom dei giacigli di fortuna. O Cosimo, 25 mila euro di arretrati per canoni insoluti. O Giuseppe, un impiego da mille euro al mese con famiglia da mantenere e affitto da pagare. Ne abbiamo parlato su queste pagine nelle scorse settimane. Storie di ordinaria indigenza, che non fanno ormai più neppure notizia se non quando ci scappa un suicidio per disperazione o un nonno viene beccato a rubare per fame… Storie che forse preferiamo non vedere perché mette un po’ d’inquietudine il pensiero che basta davvero poco per finire “dalle stelle alle stalle”. Un licenziamento, una malattia, una separazione ed ecco che i conti non tornano più. I dati della Caritas ce lo confermano: i prestiti alle famiglie riminesi in difficoltà erogati dall’Associazione “Famiglie insieme” sono passati dai 430 mila euro distribuiti nel 2010 ai 540 mila euro del 2011. E i tre quarti di questi prestiti sono serviti per far fronte ad affitti, bollette, mensilità necessarie per firmare un contratto di locazione. D’altra parte – il coro è unanime da parte delle Caritas parrocchiali – nella provincia riminese il mercato degli alloggi è diventato insostenibile per la maggioranza delle persone. Con affitti (spesso in nero) assolutamente esorbitanti per famiglie in cui entra un solo stipendio che a fatica supera il migliaio di euro (quando uno stipendio c’è). Si dice che questa sia la legge del mercato: più una merce è rara, più il prezzo cresce. Con la differenza che sul nostro territorio di appartamenti disponibili ce ne sarebbero in abbondanza ma, in troppi casi, restano sfitti: almeno 15 mila, secondo i dati del Comune di Rimini.
E dietro al problema della casa c’è ovviamente il problema del lavoro. Un lavoro che si fa sempre più scarso, precario, non garantito. Secondo il Rapporto Caritas 2011, la crisi occupazionale oggi colpisce in modo duro fasce sempre più estese di popolazione, coinvolgendo anche a categorie un tempo ritenute al riparo da ogni rischio. Una vera e propria emergenza che richiede risposte adeguate e condivise a livello cittadino e provinciale, nella consapevolezza – il Rapporto lo ribadisce a più riprese – che azioni isolate di singole istituzioni non bastano più per far fronte a situazioni di marginalità che si stanno allargando a macchia d’olio. Va in questa direzione l’Osservatorio provinciale sul disagio economico: strumento avviato quest’anno per integrare i dati Caritas con i dati di Comuni, Aziende Usl e delle altre organizzazioni di chiesa impegnate sul fronte della povertà. Così come rappresenta l’inizio di un nuovo percorso il tavolo di lavoro avviato nei mesi scorsi con la partecipazione degli organismi diocesani, dei sindacati, delle istituzioni locali, di Acer (l’Azienda per la casa). Perché oggi la posta in gioco è più alta e “la povertà – come scrive don Renzo Gradara nella sua introduzione al Report – non colpisce solo i bisogni ma anche i diritti”. E trovare un lavoro, disporre di un alloggio, avere la possibilità di farsi una famiglia sono diritti primari. Da perseguire insieme, non come azione assistenziale ma come obbligo di giustizia per la dignità della persona umana.
Alberto Coloccioni