Ventisette anni di televisione in programmi di grande successo; tre musical e tre fiction da protagonista; sei partecipazioni a SanRemo (tra cui una da conduttrice e una in veste di cantante); dodici telegatti (record femminile assoluto); per diciassette anni “la più amata dagli italiani”; 21 anni di matrimonio; 4 figli. Questi sono i numeri di Lorella Cuccarini. Ma la popolarità di cui gode la showoman deriva soprattutto dall’amicizia, la semplicità e l’accoglienza con cui Lorella si rapporta con le persone. Un esempio? Dopo ogni spettacolo, la Cuccarini si ritaglia sempre del tempo per incontrare il pubblico, regalando il suo immancabile sorriso ad ogni persona che si trova di fronte. Alla faccia dei capricci di altre star. C’è chi le porta dei regali e chi le chiede l’autografo, chi la foto, chi addirittura di salutare al telefono mamma o papà. Lorella parla con tutti come se fossero amici o parenti. Accetta con piacere di rilasciare un’intervista in occasione del XIII Festival di San Gaudenzo di Rimini, su un argomento che le sta molto a cuore: la fede.
Lorella, sei una grandissima professionista dello spettacolo, ma come riesci a vivere la tua fede in un mondo che nell’immaginario non è proprio quello ideale per esprimerla?
“Non credo che sia proprio così. È un ambito in cui sicuramente bisogna avere un po’ più di coraggio, però penso che ognuno di noi possa dimostrare il fatto di essere cristiano in tutte le manifestazioni della propria vita. Io credo che un cristiano si riconosca lontano un miglio perché ha una luce e un approccio speciale non solo con la vita ma con le persone che lo circondano. Come ci si pone, come si racconta, come si accolgono le persone e le problematiche… questi atteggiamenti fanno la differenza. Camminare con Gesù credo sia qualcosa che fa la differenza anche agli occhi delle persone che ti guardano”.
Trenta Ore per la Vita, l’associazione e la manifestazione benefica di cui ti occupi personalmente con tuo marito dal 1994, rientra tra le concretizzazioni di carità e di volontariato che esprimono il tuo aiuto per il prossimo?
“Sì, io credo molto nell’aspetto del servizio. Per tanto tempo ho pensato più a me, al successo, al fatto di piacere agli altri. Poi, crescendo e maturando nella fede ho capito che il servizio era un’obiettivo fondamentale”.
Dopo i grandi varietà del sabato sera e i tanti venerdì di Paperissima, la domenica è il giorno in cui hai lavorato di più: da Buona Domenica a Domenica In (dove detieni il record di conduzione). Riesci a trovare il tempo di andare a Messa?
“Certamente. Purtroppo non riesco ad andarci con i miei familiari perché per motivi di lavoro devo essere negli studi della Rai molto presto e quindi vado ad una delle prime Messe della domenica mattina. I miei figli ci vanno un po’ più tardi con mio marito Silvio. Per me è qualcosa di indispensabile perché è quella luce che io voglio mantenere sempre accesa e che mi aiuta moltissimo anche nel mio lavoro, specie nella conduzione di programmi come questo, in cui affronto spesso anche storie molto toccanti, e in cui desidero essere molto obiettiva. Coltivare la fede mi aiuta a mandare il messaggio più giusto possibile a chi è dall’altra parte”.
Nella vita o nei programmi hai incontrato dei cristiani fino in fondo?
“Di persone che hanno dentro di sé la santità credo di averne incontrate tantissime. C’è tanta gente che si spende per gli altri in maniera gratuita e che compartecipa del dolore degli altri. Attraverso Trenta Ore per la vita ne ho conosciute moltissime”.
Hai spesso dichiarato quali fossero i tuoi miti di bambina e cioè le grandi ballerine e showgirl degli anni ’70 e ’80 come la Carrà, la Fracci, la Scala. Dal punto di vista religioso quali sono stati i tuoi punti di riferimento e i modelli a cui ti sei ispirata?
“Credo che per la mia generazione ci sia stato un «gigante»: Giovanni Paolo II. Ci ha insegnato tanto su come vivere la Fede nella vita in maniera radicale e pratica. Ho sempre avuto anche una grande riconoscenza per Madre Teresa di Calcutta, una persona tanto grande per quanto piccola. A questo proposito ho letto il libro La Città della Gioia di Dominique La Pierre che mi ha formato su quella dimensione indiana di grande povertà e allo stesso tempo degli occhi pieni di amore e di felicità che c’erano in gente che non aveva nulla”.
Nella pratica religiosa hai qualche devozione particolare?
“Ho una devozione particolare per la Madonna: credo sia davvero la mamma di ognuno di noi. La sento molto vicina ed è una donna con cui entro spesso in relazione quando ci sono tormenti e momenti difficili. Da donna a Donna con la D maiuscola cerco di trovare quella giusta forza quando si vacilla un po’”.
Alessandro Ceccarini