Il matrimonio cristiano? È una via di santità ancora attuale. Difficile, sicuramente, faticosa e irta di salite e difficoltà, ma possibile. Bella e possibile. E le testimonianze di tante famiglie nell’ordinaria straordinarietà della loro vita, anche nella diocesi di Rimini, ne attestano la veridicità. “Come cristiani non possiamo rinunciare a proporre il matrimonio allo scopo di non contraddire la sensibilità attuale, per essere alla moda, o per sentimenti di inferiorità di fronte al degrado morale e umano. Staremmo privando il mondo dei valori che possiamo e dobbiamo offrire”. È un passo vergato dai vescovi dell’Emilia-Romagna nel recentissimo documento nel quale offrono indicazioni per la recezione del capitolo VIII dell’Amoris Laetitia, l’esortazione che Papa Francesco ha offerto alla Chiesa.
“Non si tratta di ripetere le parole del Pontefice né di compilare un riassuntino dell’esortazione quanto di riprendere, contestualizzare e concretizzare l’invito del Papa alla «gioia dell’amore” precisa serenamente il Vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi.
“Accompagnare, discernere, integrare” sono le tre parole chiave individuate dai vescovi emiliano-romagnoli nel testo in cui si riafferma in primo luogo la bellezza e la indispensabilità del matrimonio cristiano, via di santità, e culla del vangelo della famiglia.
In linea con quanto affermato dal Papa, occorre però anche accogliere e accompagnare in un percorso di discernimento anche le persone che vivono in situazioni familiari difficili, come i divorziati risposati o i divorziati conviventi, i quali “interrogano la Chiesa sul grado della loro appartenenza alla comunità, sulla loro idoneità ad assumere il compito di padrini e madrine, sulla possibilità di essere riammessi alla comunione eucaristica”. È quella che Papa Francesco indica come “via caritatis”. Spetta alle chiese locali tracciare percorsi che si concretizzino in proposte diocesane, vicariali e parrocchiali. Nella Diocesi di Rimini, ad esempio, esistevano cammini del genere nella parrocchia di San Gaudenzo a Rimini, ora confluiti nella pastorale ordinaria, ed esistono tutt’ora a Morciano.
Abbiamo chiesto a don Pierpaolo Conti, membro del Consiglio Pastorale Diocesano e coordinatore della Zona pastorale Valmarecchia, alcune considerazioni circa il documento dei Vescovi emiliano-romagnoli, in riferimento alla Amoris Laetitia, e nel contesto della vita ecclesiale attuale.
Don Conti, era necessario un documento del genere?
“Per chi opera nel contesto della vita pastorale, il tema della famiglia è sempre di immediata attualità e rilevanza. Pertanto il recente documento dei vescovi dell’Emilia Romagna aggiunge un tassello importante, di riflessione e di valutazione, per tutti gli operatori nella pastorale e, più in generale, per tutti i membri della comunità cristiana”.
L’intervento dei vescovi arriva a due anni dalla Esortazione apostolica di papa Francesco.
“L’Amoris Laetitia è stata un grande dono per tutta la Chiesa, anche in considerazione dei due sinodi straordinari che l’hanno preparata: segno di un cammino e di una riflessione comunitaria ampia e feconda, che ha trovato nel documento di Papa Francesco il suo punto di sintesi. Come il Papa stesso ha detto più volte, questo testo non aggiunge contenuti nuovi o diversi rispetto al vangelo della famiglia, né modifica la normativa, ma si pone come punto di riferimento autorevole in un contesto direttamente pastorale e attuale.
Ora il documento dei vescovi della nostra Regione si mostra in diretta continuazione e applicazione di questa prospettiva pastorale; come tante altre Conferenze episcopali (in Italia e nel mondo), i nostri vescovi si propongono di dare attuazione pratica e concreta alle indicazioni generali contenute in Amoris Laetitia, circoscrivendo il loro intervento nello specifico della problematica del capitolo ottavo (cioè quello che affronta i casi di convivenze, matrimoni civili, divorziati risposati…), con il dichiarato intento di favorirne una positiva ricezione”.
Questo orizzonte pastorale e applicativo è sinteticamente espresso dal titolo: “Accompagnare, discernere, integrare”?
“Questi tre verbi indicano delle scelte e degli atteggiamenti concreti, proposti e suggeriti alla comunità ecclesiale nel suo insieme e nella varietà delle sue articolazioni; naturalmente i primi referenti sono i pastori che vivono in diretto contatto con le persone e le famiglie, in particolar modo i sacerdoti.
Questi tre verbi, coniugati insieme, sottolineano l’aspetto relazionale e comunitario con cui affrontare ogni singola situazione; ed indicano anche la prospettiva di dare vita a percorsi vitali, dinamici e positivi. Non quindi giudizi immediati o soluzioni generali, ma percorsi di vicinanza, per aiutare ad un cammino di riflessione serena sulle storie vissute, e di valutazione propositiva sul presente e sul futuro”.
In questo quadro ha certamente grande rilievo il punto cinque, quello relativo ai criteri di verifica per il cammino.
“Questo paragrafo presenta, in forma sintetica ma estremamente chiara, i criteri di verifica e di discernimento. In verità, i percorsi di discernimento indicati sono due: il primo attiene alla riflessione circa la prima unione (quella ora fallita), il secondo riguarda la situazione attuale (nella quale è in corso una nuova unione). Trovo queste indicazioni molto concrete e molto utili, capaci di aiutare a maturare una coscienza critica che superi sia facili atteggiamenti assolutori, come anche severi giudizi generalizzati, e capaci di aprire strade e itinerari specifici e differenziati. In effetti, il documento non orienta immediatamente ad una unica soluzione (quale, ad esempio, l’accesso ai sacramenti), ma propone una varietà di possibili esiti, quali la verifica canonica presso il Tribunale ecclesiastico, l’accesso ad un Consultorio familiare o ad una équipe di pastorale familiare, oppure il discernimento circa i rapporti coniugali, ecc”.
Il documento dei vescovi, come pure l’Amoris Laetitia, devono poi tradursi nella quotidiana vita pastorale. Le sembra declinabile?
“A partire dalla mia esperienza di parroco, posso dire che i casi contemplati nel documento dei nostri Vescovi sono quanto mai concreti e reali; in effetti le situazioni delle famiglie nelle nostre comunità sono oggi le più disparate. Tutte hanno bisogno della proposta alta e impegnativa della famiglia secondo il vangelo, e tutte hanno bisogno di vicinanza amorevole, di accompagnamento concreto e di tanta misericordia. Ed anche le persone che si avvicinano al sacerdote per chiedere un consiglio ed un aiuto nel contesto della loro fragilità, corrispondono ad una variegata pluralità di storie passate e presenti, che chiedono davvero una relazione benevola e vicina, tale da aiutare a fare dei passi di crescita in prospettiva evangelica e comunitaria.
Posso testimoniare che, a fronte di questo mondo plurale, ciò che è davvero importante è mettersi a fianco delle persone, ed aiutarle a comprendere bene il loro passato e il loro presente, per orientare alla luce della fede le scelte future. In questo senso, anzitutto il testo del Papa e oggi il documento dei vescovi dell’Emilia-Romagna, sono un concreto e positivo aiuto”.
a cura di Paolo Guiducci