Passeggiare distrattamente tra i saloni della stazione, restare in coda alle macchine self service, o anche solo i 15 minuti di cambio treno a fissare il vuoto lungo il binario. Tanto poco basta agli scippatori da stazione per sfilare dalle tasche portafogli e altri oggetti preziosi. O per appropriarsi di interi bagagli. Il dato nazionale parla di 3.482 furti nei primi sette mesi del 2014 (1.437 sui treni, 2.045 in stazione). Non solo: 182 i dipendenti FS aggrediti, 795 gli arresti e oltre 7mila le denunce. Alcuni filmati girati in Rete mostravano pinze lunghe 30 centimetri per penetrare le borse. Mani leste di ragazzini, se non addirittura bambini, capaci di aprire la cerniera di uno zaino in movimento, senza che il proprietario che lo indossa se ne accorga, e veloci a schizzare tra la folla come gazzelle.
Qual è la situazione a Rimini?Noi siamo stati in stazione a monitorare la situazione. Con la benzina che costa caro, il treno viene rivaluto. Checché se ne dica, le ferrovie italiane rimangono un sistema più capillare ed economico rispetto a quelle del Nord America. La stazione di Rimini rappresenta un “caso studio” unico. Seppure sia un neutrino in confronto a Milano Centrale, presenta lo stesso carico di varietà umana. Un avvitamento di flussi, turisti balneari e congressuali, studenti liceali e universitari, lavoratori squattrinati e conferenzieri, manager e commercianti abusivi.
Il racconto. Arrivo in stazione in motorino, sapendo che l’auto è bandita dall’area. A saperlo sono anche altre 350/400 persone. Tante sono le biciclette infilate nelle rastrelliere verso le 18 di un giorno feriale di inizio ottobre. Quelle comunali – rosse – sono 12, sporche e rovinate, ma almeno gratuite. Fra le diverse decine di persone che si accalcano alla fermata dell’autobus ci sono ancora turisti stranieri di ritorno da una gita nell’entroterra. A fianco, carrelli della spesa rovesciati “decorano” il piccolo giardino. In biglietteria la coda è esigua: tra self service e acquisti on line, oramai sono molteplici i modi per munirsi di titolo di viaggio. I binari 2 e 3 sono solitamente quelli più affollati.
“La gente è maleducata – racconta un addetto delle pulizie – vedono i bidoni, ma gettano per terra o tra i binari”. Le superfici sono però impeccabili; o esagera nel giudizio o corre davvero con la scopa e paletta per raccogliere il sudiciume. Un collega passa lo straccio sul travertino delle scale, meticoloso come se fosse il salotto di casa sua: “siamo in tanti a lavorarci, riusciamo a starci dietro”.
I monitor delle partenze segnano due treni in ritardo. Uno di 10, l’altro di 35 minuti. Le panchine sui binari sono stracolme di viaggiatori in attesa. E se i ritardi sono superiori, dove si aspetta? La classica sala, a Rimini, non c’è più. Ci si deve accontentare della fila di sedute contro la parete di quel corridoio che connette la hall con la biglietteria. Una decina di persone ne occupano i posti di fronte ai piccoli negozi (farmacia, agenzia viaggi, libreria) che in pochi si attardano a frequentare. Non ci sono filtri con l’esterno. Non fa freddo in inverno? domando a due studentesse pendolari di Savignano che preferiscono il treno all’interminabile corsa in autobus. “Questo spazio rimane abbastanza riparato. Per ora non si gela. Il problema è un altro: la sera non mi sento affatto sicura. Mi è capitato di rimanere fino a tardi e c’è brutta gente. Però almeno girano le guardie”.
I binari sono sempre più carichi di gente: sono in arrivo i treni a lunga percorrenza. Un’anziana signora è in piedi gravata dal peso di tre borse, lo sguardo rivolto verso Riccione. I posti a sedere sono tutti occupati, ma non dà l’aria di sentire il bisogno di sedersi. “Sono del Sudtirol – spiega, come a dire che la genetica l’aiuta – non mi ero nemmeno accorta di essere in piedi”.
E i maleintenzionati? Guardo l’ora, si è fatto tardi. Quando esco, iniziano a intravedersi delle strane facce aggirarsi tra i corridoi e i binari. Forse attirate anche dalla videolottery che fa bella presenza sul lungo marciapiede. “Nelle ultime settimane – mi dicono alcuni pendolari in arrivo da Bologna – ci sono state diverse risse e venire qui a una certa ora fa paura”.
Mirco Paganelli