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La parrocchia di Santarcangelo riflette sulla pandemia

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Si è tenuta mercoledì 6 maggio la seconda serata di un percorso di tre, in videoconferenza, organizzate da don Andrea Turchini sulla pandemia da Covid-19, su cosa essa ci ha provocato e su come ha cambiato e cambierà la nostra vita e le nostre abitudini.

Per un rinnovamento della parrocchia alla luce della Emergenza Covid-19 il titolo dell’incontro che ha visto oltre cinquanta partecipanti, alcuni santarcangiolesi ed altri sanvitesi, molti di più di quelli registrati al primo incontro, mercoledì 22 aprile. L’emergenza sanitaria poteva essere l’occasione per affidare finalmente quel ruolo che, da oltre cinquant’anni, la teologia del Vaticano II aveva restituito a famiglie e laici. Ma tutto questo è avvenuto?

E se sì, quali sono stati gli aspetti più difficili che la nostra parrocchia ha evidenziato? Ma anche, quali elementi positivi sono emersi grazie a questo avvenimento? Siamo riusciti a capire quali tempi e ritmi ci aspettano nel prossimo futuro e su cosa occorre basarsi per ripartire?

Le lunghe settimane di distanziamento sociale, che sono state un tempo di riflessione ma anche di discernimento e verifica, hanno permesso di toccare con mano aspetti pratici della vita comunitaria.

È giunto il momento che si instauri il concetto che l’evangelizzazione non incombe solo sui presbiteri, ma che ognuno di noi è parte di quella Chiesa che è il corpo mistico di Dio e che si deve esprimere attraverso tutti. In caso contrario, il rischio è che la Chiesa resti “un’ubicazione” tra le famiglie, e non veda i parrocchiani come parte propria e intima di essa.

Le riflessioni

In questo tempo si sono vissute situazioni inconsuete, e oggi è possibile verificare quali aspetti sono risultati fruttuosi e più semplici da gestire e, invece, quali sono sembrati più difficili. Grazie agli strumenti che la tecnologia mette a disposizione, varie situazioni – in apparenza molto complesse da vivere senza il contatto fisico –sono state affrontate con più facilità. Ne è un esempio l’assistenza al Parroco di San Vito, don Giuseppe, durante l’ultimo periodo della malattia come anche il saluto in occasione della sua partenza al Padre, vissuta da tutti i parrocchiani come momento comunitario.

Ugualmente, gli incontri per gli adulti sono stati portati avanti in videoconferenza, i commenti e le riflessioni sono sempre arrivati per mail o attraverso altri canali. Accettare, invece, di interrompere le funzioni religiose, ad esempio, per molti non è stato facile. La televisione ha comunque sopperito alla carenza; in particolare, la Diocesi ha permesso di partecipare “da lontano” alle celebrazioni domenicali col nostro Vescovo, grazie alle riprese di Icaro TV.

Un’altra difficoltà è stata quella di dover sospendere il catechismo anche se, in alcuni casi, i bambini sono stati seguiti a distanza dalla catechista, che con loro e le loro famiglie ha condiviso momenti e semplici gesti. Una cosa del tutto nuova quest’ultima, da accogliere assolutamente come un arricchimento: la crisi non ha impedito di fare cose, ma ha spronato a farle in modo diverso.

Un primo accenno, quindi, a quella che sarà la Chiesa del futuro, a come viverla rendendo partecipanti attivi i laici e le famiglie affinché diventi una Chiesa missionaria a tutti i livelli.

Ma le famiglie sono pronte per questo?

A tal proposito, durante l’incontro qualcuno ha evidenziato come i laici, a volte, si sentano un po’ costretti dalla Parrocchia a partecipare attivamente alla vita comunitaria. E questo può essere, per alcuni, motivo di allontanamento: tanti hanno la sensazione che non ci si renda conto dei mille impegni di una famiglia di oggi, tra lavoro, bambini, anziani da accudire, hobby…

Occorrerebbe forse partire da un’analisi della mentalità delle famiglie, capire quello che viene loro chiesto dalla società, approfondire i motivi che spingono a quella corsa continua per soddisfare esigenze che, spesso, risultano esclusivamente soggettive. In un momento come quello che stiamo attraversando, occorre far sì che le famiglie si sentano veramente parte di una famiglia più grande, che è la Parrocchia.

Anche perché, all’interno delle nostre comunità, abbiamo purtroppo constatato in prima persona la vulnerabilità delle istituzioni ecclesiali: la malattia di don Andrea e la morte di don Giuseppe, infatti, hanno fatto un po’ traballare le comunità di Santarcangelo e San Vito. Da qui si evidenzia come sia necessario recuperare il protagonismo della famiglia nella vita parrocchiale come probabilmente, fino ad ora, non è avvenuto. La parrocchia va dunque rimodellata, valorizzando il laicato, per giungere a diventare tutti portatori di speranza e testimoni del Vangelo.

Il prossimo appuntamento, Dall’analisi alla proposta: sogniamo insieme la comunità cristiana di Santarcangelo, è previsto mercoledì 13 maggio alle ore 20.45.

Roberta Tamburini