Tra banchi “circondati” da regole e regolamenti, misure, norme, mascherine, distanze, orari scaglionati, la scuola al tempo della pandemia deve fare i conti anche con un altro orizzonte. Quello rappresentato verso forme, luoghi e modi diversi di “fare scuola”: dalle sperimentazioni di scuole all’aperto all’educazione parentale e all’homeschooling.
Un numero per tutti: in meno di cinque anni gli iscritti alla rete “Educazione parentale” sono raddoppiati. La possibilità è contemplata e prevista dall’ordinamento italiano.
Il Network Italiano Edupar, punto di riferimento per chi pratica l’Homeschooling in Italia e all’estero, è passato da 1.000 a 2.000 iscritti, con prevalenza geografica dal Lazio in su della cintola.
“Quello che accomuna tutti è il desiderio di prenderci la responsabilità dell’educazione dei nostri figli” spiega Erika Di Martino, madre di cinque figli “mai andati a scuola” e fondatrice del Network.
In un anno, anche nel territorio riminese gli abbandoni scolastici sono raddoppiati. Sono infatti poco meno di ottanta le segnalazioni pervenute dalle scuole (un aumento di poco meno del 40% rispetto l’anno scorso), di queste 26 fanno riferimento all’educazione parentale (o homeschooling), che sostanzialmente vede triplicare la richiesta rispetto gli anni precedenti (dove si assestava sotto le dieci domande all’anno). Numeri che, in realtà, nascondono storie e motivazioni diverse. Ansia crescente, nervosismo, paura di non farcela, ma anche ritorni in patria di famiglie immigrate o famiglie che scelgono l’educazione parentale.
Gli studenti pronti a spingere off sul proprio schermo, solo nei primi quattro mesi dell’anno scolastico 2020/2021, sono aumentati di oltre il 40% rispetto a tutto il 2019. “ Il fenomeno dell’abbandono degli studi o della dispersione scolastica non è nuovo, ma il prolungarsi dell’emergenza sanitaria, con i suoi pesanti riflessi sulla scuola, sta aggravando una situazione già difficile” fa notare l’ex assessore alla Scuola Mattia Morolli.
L’altra faccia della pandemia sanitaria parla dunque di giovani in difficoltà che lasciano gli studi, dall’altra genitori che scelgono di ritirare i propri figli ed educarli in casa, oppure di famiglie immigrate che, complice le difficoltà economiche, decidono di ritornare nel proprio paese d’origine. “ Sono diverse facce di uno stesso fenomeno – spiega Chiara Bellini, Vicesindaca con delega alle politiche educative del Comune di Rimini – che, al di là dei numeri, comunque in linea con la tendenza a livello nazionale, pone interrogativi e riflessioni più ampie.
La prima riflessione è quella relativa alla grande importanza del piano affettivo relazionale dell’educazione scolastica, che rischiamo a volte di sottovalutare, nel dibattito in corso, rispetto alla componente più strettamente didattica. Mantenere la scuola in presenza, non significa solo garantire una didattica più efficace, ma offrire ai nostri giovani un ambito di confronto privilegiato con il mondo reale, attraverso le relazioni con i coetanei e con gli insegnanti. È su questo insieme di funzioni – didattica e culturale, ma anche sociale e relazionale – che le nostre scuole hanno fondato la loro autorevolezza e il ruolo nella società. La seconda riflessione è più di tipo psicologico.
Stress, nervosismo, calo della concentrazione, irritabilità e calo di interesse dello studio sono alcune delle principali conseguenze, evidenziate anche da indagini nazionali, della scuola non in presenza. I ragazzi percepiscono una sorta di distacco dalla realtà proprio quando sentirebbero più forte l’esigenza di confrontarsi con i coetanei e con gli insegnanti.
Con la pandemia tutto questo è stato messo fortemente in dubbio, ma proprio per questo non possiamo arretrare sull’apertura in sicurezza delle nostre scuole”. I sostenitori dell’homeschooling parlano di tre punti di forza principali: introspezione sul ruolo del genitore; valorizzazione del proprio tempo; terzo, stimola l’autonomia degli studenti.
La vicesindaca Bellini porta invece il discorso su di un altro piano. “ Mai come oggi dobbiamo difendere l’autorevolezza della scuola, dalle direzioni ai docenti e al personale, nella consapevolezza che dalla loro apertura e piena funzionalità passa la ripresa della nostra comunità e, i numeri lo dimostrano, anche la salute e la preparazione dei nostri ragazzi”. A Bellaria le domande di educazione parentale per le scuole primarie e secondarie di primo grado si contano veramente sulle dita di una mano, stesso discorso a Verucchio: 3 casi lo scorso anno, 0 in quello in corso. A Bellaria sono comunque in atto aiuti post scolastici presso il Centro per le Famiglie: Get (Gruppo Territoriale educativo), Aiutocompiti Kas8 e progetto sostegno all’acquisizione strumenti di apprendimento per Dsa e Bes, tutti finanziati dal Comune.