Nella sua routine mattutina studia e va a scuola, ma appena suona l’ultima campanella si dirige con euforia verso casa e aspetta freneticamente il consueto orario che lo riporterà sull’amato campo dalla terra rossa. Dall’anno scorso, infatti, il territorio di Rimini può vantare un nuovo astro nascente; una gemma che ha brillato tra le righe del campo da tennis persino a livello internazionale: Carlo Paci.
Ha iniziato a “masticare” racchette e mosse di dritto e rovescio praticamente insieme agli omogeneizzati, il giovane fuoriclasse nato e cresciuto a Villa Verucchio, che ha mosso i primi passi nel mondo del tennis all’età di soli 4 anni, seguendo le orme del fratello maggiore.
A soli 14 anni, Carlo ha già presenziato ai campionati giovanili italiani, un orgoglio per la sua città natale e una promessa del tennis che sta catturando l’attenzione dell’intera penisola. Fin da quel momento, è stato subito chiaro che Carlo aveva un talento naturale per questo sport. La sua dedizione e la sua passione per il tennis lo hanno spinto a passare ore e ore sui campi da gioco locali, perfezionando le sue abilità e portandolo fino al torneo più ambito d’Italia e di livello europeo: la Summer Cup, dove è stato portabandiera della sua nazione.
Ma andiamo per gradi, perché Carlo ha deciso di raccontare e raccontarsi con noi.
Carlo, partiamo dal principio. Quando è nato il tuo amore per il tennis e come hai iniziato a giocare?
“Gioco a tennis ormai da dieci anni, ho iniziato a giocare nel club del Valmarecchia, dove gioco tutt’ora. Sono entrato a conoscenza di questo sport grazie a mio fratello, da piccolissimo andavo spesso a vedere i suoi allenamenti e ogni volta rimanevo incantato da questi bambini che tenevano in mano uno strumento quasi più grande di loro, mi piaceva vederli correre e roteare al ritmo dei rimbalzi delle palline giallo fosforescente. Così, un giorno, dissi a mio padre che mi sarebbe piaciuto provare. Lui accolse subito la mia richiesta e da quel giorno non ho più smesso”.
Quante volte ti alleni a settimana e come si sostengono i tuoi allenamenti?
“In totale mi alleno 5 volte a settimana, dal lunedì al venerdì, e spesso il sabato faccio dei match con i miei compagni per provare sul campo quello che ho appreso durante gli allenamenti, cercando poi di riportarlo in partita. Mi alleno per 3 ore al giorno: 1 ora e mezza viene dedicata all’atletica e la restante parte al tennis. Gli allenamenti variano di giorno in giorno, alcune volte sono prettamente tecnici, altre più pratici”.
Ma come ci si prepara per una partita, soprattutto per quelle più importanti? Hai qualche trucchetto che ci vuoi svelare?
“In realtà prima di una gara ho molta ansia e soprattutto molta pressione, ma penso che sia normale. Ci sono delle persone che hanno investito su di te e credono anche tanto in te, non si può mai deludere le aspettative, forse questo è un boccone più amaro di una sconfitta da dover digerire. Con il tempo ho imparato a gestire la mia emotività e quasi a sfruttarla, facendola diventare un elemento positivo: quando entro in campo, infatti, la tensione si trasforma in massima concentrazione e mi permette di rimanere più focalizzato sui miei obiettivi”.
Cosa significa per te rappresentare l’Italia, soprattutto alla tua giovanissima età?
“È qualcosa di incredibile. Un grande orgoglio, ma anche una grandissima responsabilità. Quando sono in campo non penso a giocare solo per me stesso, ma per tutta la mia penisola e questa sensazione fa un po’ sentire, giustamente. Aver preso parte alla nazionale italiana rappresenta per me un grande obiettivo raggiunto, era uno dei primi che mi ero prefissato da quando sono entrato nel circuito più competitivo. Quando mi dissero che avrei fatto parte della rosa dei campionati italiani ero felicissimo perché in quel periodo stavo giocando molto bene e avevo qualcosa da poter dare alla nazionale. Ero sicuro di me stesso, sapevo che avrei potuto fare un buon risultato e così è stato. I miei connazionali azzurri un pochino già li conoscevo, tanti li avevo visti giocare dall’altra parte della rete nei miei stessi gironi, altri li conoscevo per nome o per precedenti match passati. La prima volta che ho ricevuto la chiamata che mi ha comunicato che avrei indossato la maglia azzurra ero quasi incredulo, molto orgoglioso e fiero di me stesso, un ricordo che rimarrà per sempre indelebile nel mio percorso”.
Ma spostiamoci fuori dal perimetro della terra rossa. Cosa ti piace fare nel tempo libero?
“Oltre al tennis amo molto lo sport, quindi nel tempo libero mi piace giocare a calcio e a basket. Poi, appena ho un weekend libero, lo dedico agli amici, mi piace uscire con loro. E ho un hobby insolito che mi intriga moltissimo: la cucina, adoro cucinare e sperimentare nuove ricette, tutte a prova d’atleta!”.
Cosa consigli ai giovanissimi che ti considerano un loro punto di riferimento e sperano di diventare come te?
“Un consiglio che mi sento di dare a chi abbia appena iniziato a intraprendere un percorso nel tennis è quello di essere consapevoli che questo sport porta via un sacco di tempo. Non avrete sempre tempo per uscire con gli amici o divertirvi davanti a Netflix o con il joystick in mano, oppure andare al cinema. Per chi è di Rimini, non avrete tempo di andare tutti i pomeriggi al mare durante l’estate o poter fare una vacanza in più. Se si decide di voler fare un certo tipo di percorso nel tennis (e nello sport in generale) bisogna dedicarvi anima e corpo, bisogna pensare in primo luogo a se stessi e a tutto quello che concerne l’avere una vita da sportivi professionisti. Questo è uno dei sacrifici che vi aspetta. Io lo faccio con piacere, passare tante ore nel campo non mi pesa, anzi mi fa stare bene e mi ha rafforzato, mi ha reso una persona migliore. Diciamo che nello sport (così come in quasi tutte le cose della vita) per raggiungere un obiettivo e soddisfare un desiderio occorre fare dei sacrifici”.
Federica Tonini