Tutte in mezzo al campo. Felici. Sorridenti. Ad abbracciarsi per una salvezza alla quale in pochi credevano. Poi, all’improvviso, senza che nessuno dicesse nulla si sono ritrovate mano nella mano a guardare verso l’alto. E lì le lacrime di gioia si sono mescolate con quelle di un dolore immenso come quello che può provocare solo la morte di una compagna, di un’amica.
“Questa salvezza è merito anche della Paolina” dice commosso Wilson Renzi, arrivato sulla panchina della Stella San Giovanni proprio grazie a Paola Bagli, scomparsa prematuramente a fine settembre.
“Se non ci fosse stata lei, se non mi avesse telefonato e convinto a venire qui, probabilmente avrei rifiutato la proposta” conferma il coach.
Pensare che tra i due non è che corresse buon sangue. Colpa di alcune discussioni nate quando erano insieme a San Marino.
“Diciamo che ci eravamo detti in faccia tutto quello che pensavamo, ma forse Paola ha apprezzato proprio questo di me, la mia onestà. Se devo dire qualcosa la dico senza tanti problemi, con educazione, ma la dico. Quando mi chiamò ripartimmo da capo, tanto è vero che arrivammo a un compromesso: io – le dissi – vengo se tu mi prometti di darmi una mano. Era felicissima, purtroppo ha avuto poco tempo per stare con noi in palestra, ma è stata la nostra stella per tutta la stagione”.
La voce si interrompe. L’emozione prende il sopravvento. Qualche secondo e si torna al campionato, a un’annata che non è sempre stata facile.
“Come ho detto, all’inizio avevo molti dubbi. Ero fermo da un anno in più in B2 non avevo mai allenato. Poi, una volta detto sì abbiamo iniziato ad assemblare la squadra, ma anche qui i problemi sono stati diversi. Alla fine, però, ci siamo riusciti e cammin facendo le ragazze hanno capito cosa chiedessi ad ognuna di loro, fino a conquistare questa salvezza che ha un valore non doppio, ma triplo. Guardate le nostre avversarie: veri e propri squadroni con tanta fisicità in più e soprattutto tanta altezza. Eppure siamo qui a festeggiare la permanenza in serie B2”.
Una prima parte di stagione splendida poi un paio di passaggi a vuoto che hanno fatto nascere in qualcuno più di un dubbio.
“Diciamo che la sconfitta di Trevi è stata quella più pesante, pensavamo probabilmente di vincere facile invece siamo andati incontro a questo ko a cui ha fatto seguito quello della settimana dopo con Imola. Lì qualche perplessità è nata, ma il punto preso a Perugia mi ha fatto capire che era fatta”.
Una salvezza che acquista ancora più valore vista la filosofia seguita dalla società: nessuna spesa folle e ragazze made in Rimini.
“A parte Agata (la Ridolfi, ndr) che è di Pesaro, sono tutte ragazze nate e cresciute qui e quindi la soddisfazione è enorme”.
Un risultato che merita diverse dediche.
“La prima va senza ombra di dubbio a mia moglie Irene che nonostante mille difficoltà non mi ha mai fatto mancare il suo appoggio, ci sono stati week end dove praticamente non ci siamo mai visti. Il secondo grande ringraziamento va a Paola perché come ho detto, senza di lei non sarei stato l’allenatore della Stella. Poi a tutte le ragazze che sono state fantastiche e ultima, ma non ultima, alla grande famiglia della Stella. Ricordo che la prima volta in cui mi confrontai con Paola lei mi disse proprio questo: «vedrai, ti troverai bene perché la Stella è una grande famiglia, ma come ogni famiglia che si rispetti ogni tanto vuole i suoi litigi. Ma alla fine tutto si risolve con un sorriso»<+cors>. È stato proprio così, questo è l’ambiente ideale per lavorare: ci sono valori importanti dai quali si parte, regole da rispettare e non è un caso che chi indossa questi colori dia quel qualcosa in più che di solito si dà quando si sente propria una cosa. E i risultati raggiunti in questa stagione nelle varie discipline sono lì a dimostrarlo”.
Francesco Barone