La bellezza ci salverà. Ne era convinto Dostoevskij (La bellezza salverà il mondo) e anche Tonino Guerra, che rilanciò e condivise il pensiero del grande romanziere russo. Un po’ più critico, invece, Ennio Morricone che dalla terrazza del Grand Hotel, venerdì 24 agosto, il giorno prima del concerto, fa le pulci al titolo. Intervistato dal critico cinematografico Maurizio Di Rienzo, il compositore mette in dubbio la nozione di bellezza assoluta, astratta, mentre, da tecnico del mestiere quale sicuramente è, si lancia su una affascinante dissertazione sulla bellezza della musica nei suoi rapporti matematici. Ne era convinto assertore Pitagora, che, secondo quanto tramandato, fu il primo a scoprire la relazione tra musica e numero passeggiando per caso fuori dalla fucina di un fabbro. Ed è proprio dal grande filosofo greco che parte la discussione di Morricone, passando poi a raccontare stralci della sua teoria musicale, e della sua storia personale, della sua evoluzione artistica. Ricorda i tempi della scuola di musica, il suo maestro Goffredo Petrassi, i suoi ascolti di musica sperimentale (composta con “rumori quotidiani”) e le sfide a cui è andato in contro nel corso della sua carriera.
È un dialogo piacevole, qualche volta tecnico, ma sempre pacato. E non mancano gli aneddoti interessanti, come quando Morricone racconta che per comporre il tema del Il buono, il brutto e il cattivo si è ispirato al verso del coyote. Inevitabile le domande sul suo rapporto con Sergio Leone.
“Per me la musica nei film – ha detto Morricone – deve essere melodica. La musica aiuta il film ad essere più bello, ma non può fare tutto. Le colonne sonore fatte per i film di Sergio beneficiavano di una situazione particolare. A differenza di molti registi, Leone si permetteva sequenze molto lunghe, e quindi io potevo sviluppare musiche e temi più complessi. Ho lavorato con registi che facevano inquadrature e tagli velocissimi, ed era impossibile lavorare bene”.
Il concerto
E gli spettatori del concerto in piazzale Fellini alla luce della luna? Sono stati salvati dalla bellezza? Un pubblico numeroso ha assistito allo spettacolo dalla platea e dalle tribune allestite davanti al grande palco di piazzale Fellini, vista mare. Nei due tempi del concerto, il maestro ha diretto i 100 orchestrali dell’Orchestra Roma Sinfonietta, e 120 coristi, di cui 65 provenienti dal “Coro Lirico Città di Rimini Amintore Galli” insieme alla soprano Susanna Rigacci.
Forse la location era tanto affascinante quanto complicata, coi rumori delle musiche degli stabilimenti balneari vicini e il traffico non troppo distante, ma quando è calato il silenzio e gli archi hanno cominciato a vibrare ci si è sentiti per un’ora e mezza davvero parte della grande storia del cinema, con le musiche di C’era una volta il west, C’era una volta in America e Gli intoccabili. I momenti più coinvolgenti sono stati raggiunti dalle esecuzioni de Il buono, il brutto e il cattivo (di cui forse ci si aspettava qualche stralcio in più) e Mission.
La bellezza ha fatto la sua parte, è mancata forse un po’ di bellezza da parte del pubblico, intento – troppe volte – ad alzarsi, andare a prendere da bere e da mangiare, passeggiare e guardare il telefono. Tutte operazioni non troppo intonate con il concerto.
Stefano Rossini