Stefania Pelusi è un’inviata dell’agenzia di stampa spagnola EFE (la più importante del paese, equivalente all’ANSA italiana) che sta seguendo le elezioni presidenziali in Brasile. Prima ancora, però, Stefania è riminese. È una riminese nel mondo, partita per la Spagna per un progetto Erasmus e poi, da lì, finita a Brasilia, la capitale del gigante sudamericano, come giornalista.
Come è iniziata la tua avventura?
“Mi è sempre piaciuto viaggiare, nel 2005 stavo frequentando la facoltà di Comunicazione a Bologna e ho deciso di partire per un anno per andare a studiare in Spagna, un paese che avevo già visitato durante un viaggio e che mi era piaciuto”.
Che differenza hai trovato rispetto al viaggio di piacere?
“È stata un’occasione per imparare bene la lingua e per sfatare i luoghi comuni. Il mio Erasmus si è svolto a Santiago de Compostela, un luogo bellissimo ma molto lontano dagli stereotipi della Spagna. Non è una zona di sole e di mare. Anche per la lingua mi sono accorta che lo spagnolo non è così simile all’italiano come si crede. Un conto è passare una settimana in vacanza, un conto è viverci e lavorarci. Ho dovuto imparare la lingua quasi da zero. Ho fatto un corso annuale e poi cercavo di uscire solo con persone di lingua spagnola, tra cui molti sudamericani, che mi hanno fatto crescere la passione e la voglia di visitare il loro paese”.
Dopo l’anno di Erasmus sei tornata in Italia?
“Sì, ma non ho smesso di parlare spagnolo. Avevo già deciso di tornare in Spagna finita l’università, quindi sono andata a vivere a Bologna con un’amica messicana, e in casa si parlava solo spagnolo. Questo mi ha permesso di mantenermi allenata”.
E dopo la laurea?
“Nel 2007 sono tornata a Rimini. Ho lavorato per alcuni mesi al settimanale il Ponte e poi sono ripartita per la Spagna. Non avevo contatti, idee, o suggerimenti, solo la voglia di partire. Ho cambiato anche città. Santiago è bella ma piccola, per cercare lavoro volevo un respiro più ampio, per cui ho scelto Madrid”.
Quanti anni sei rimasta a Madrid? E poi come sei arrivata in Brasile?
“Sono rimasta quattro anni. Appena arrivata sono stata ospite da un’amica, ma ho subito iniziato a cercare un’altra sistemazione e a spedire curriculum. Devo dire che sono stata fortunata. Nel 2007 la situazione lavorativa era migliore di adesso. La crisi si è sentita molto forte anche in Spagna. Ora invece cercare lavoro non è facile. Ho fatto molte esperienze, anche diverse tra loro, per la maggior parte in ambito comunicativo. Ho lavorato in un aeroporto, al check-in, ho fatto la commessa e poi ho scritto per molti giornali, tra cui la rivista Intramuros con numeri monografici dedicati uno ad ogni paese del mondo. Nel 2008 è iniziata la crisi e ho deciso di fare un master in Comunicazione, dato che avevo accumulato ormai un po’ di esperienza e mi piaceva il tipo di lavoro. Alla fine del master c’era la possibilità di andare in Brasile per dare manforte allo staff durante il periodo delle elezioni. All’inizio ho titubato. Dopo 4 anni di fatica ero riuscita a rifarmi degli amici in Spagna e cominciavo ad avere la mia vita e il mio lavoro, però alla fine l’istinto del viaggio ha avuto la meglio e ho accettato”.
Cosa fai in Brasile?
“Sono arrivata a metà 2010 per seguire le elezioni presidenziali che si sono svolte in due turni. L’ultimo, quello che ha portato alla vittoria Dilma Rousseff, è stato a fine ottobre. Il mio biglietto per tornare a Madrid è prenotato per fine gennaio, e fino a quel momento rimango qui per raccontare agli spagnoli come si vive questo periodo nella capitale”.
Che città è Brasilia?
“È una città molto strana, diversa dall’idea canonica che si ha di questo enorme paese. Quando si pensa al Brasile vengono in mente le spiagge, la samba, il carnevale e il mare. Brasilia non è in riva al mare, si trova nel centro del paese. Ma soprattutto è una città molto giovane. Quest’anno festeggia i 50 anni dalla sua fondazione. Ha una pianta molto particolare, a forma di aereo. La fusoliera, la parte centrale, contiene tutti gli edifici governativi, il parlamento, i ministeri, le piazze. Le due ali, invece, i quartieri residenziali e quelli commerciali. Io, ad esempio, abito nella parte più in alto dell’ala nord. Ha un aspetto davvero futuristico. Gli edifici sono tutti moderni. È particolare, insomma, ma ha anche molti vantaggi. Essendo il centro amministrativo dello Stato è abitata da persone che vengono da tutte le località del paese – il Brasile è molto grande, è vasto come due volte l’Europa – è un’occasione unica per conoscere uomini e donne molto diversi tra loro. Tutto qui si concentra sulla politica. Temevo fosse una città poco vivace, e invece mi sono dovuto ricredere. A parte la domenica, Brasilia è piena di persone, ristoranti, e luoghi piacevoli da vivere e visitare. Una cosa che mi ha colpito del Brasile è il cibo. Si mangia molto bene. Ci sono delle varietà di frutta squisite e dolcissime, mai viste in Italia. Anche il cocco, il frutto tipico, qui è enorme e verde, con dentro un’acqua dolcissima che si beve con la cannuccia”.
Ora quali sono i tuoi progetti?
“Ancora non lo so. Il 31 gennaio ripartirò per la Spagna. Quest’anno farò il mio primo Natale fuori Italia, dato che gli altri anni tornavo sempre e rivedere la mia città. Mi piacerebbe continuare a viaggiare e a spostarmi. Vedremo cosa succederà”.
Stefano Rossini