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“Il ricordo da solo non equivale a conoscenza” è una consapevolezza che deve accompagnare le iniziative organizzate per la Giornata della Memoria. Lo suggerisce Laura Fontana. Laureata in Lingue e Letterature Straniere Moderne all’Università degli Studi di Bologna, dopo aver vissuto alcuni anni in Francia, la Fontana è responsabile Attività di Educazione alla Memoria e Responsabile Italia Mémorial de la Shoah Parigi. Ha progettato e curato la realizzazione di numerosi seminari di formazione sulla storia della Shoah e del Novecento, in Italia, in Israele (in collaborazione con Yad Vashem) e a Parigi (in collaborazione con il Mémorial de la Shoah). È lei la responsabile del composito progetto “Educazione alla memoria”, nato a Rimini nel 1964. Quello adriatico è infatti il comune antesignano dei progetti sulla Giornata della Memoria, che abbracciano cinema, letteratura, teatro, testimonianze, viaggi.
Le iniziative a Rimini sono sempre tante e variegate, e soprattutto inserite in un progetto complessivo. Oltre alla cerimonia commemorativa, sabato 27 gennaio (ore 10.30) presso il Parco “Ai Caduti nei Lager 1943-1945”, di via Madrid, lo stesso giorno è in programma “Rethinking Liberation – Ripensare la liberazione”, conferenza di Dan Stone, Royal Holloway University Londra,
alle ore 17 presso il Museo della Città. Alle 21 in Cineteca Comunale Otto Frank, padre di Anna, film di David de Jongh,sabato 27 e domenica 28 (ore 16.30).
Lo spettacolo Copenhagen di Michael Frayn, regia Mauro Avogadro, con Giuliana Lojodice, Umberto Orsini e Massimo Popolizio salirà sul palco del Teatro Novelli dal 28 al 30 gennaio (ore 21.30). La Compagnia Teatro Orsini e Teatro di Roma incontra il pubblico lunedì 29 gennaio, alle 17.30 nella Sala del Ridotto.
Tante proposte: spettacolo, cinema, incontri, fotografie.
“È necessario non restare imprigionati emotivamente dalle immagini ma fare un reale percorso di conoscenza”.
È possibile un percorso del genere? Penso principalmente ai ragazzi delle scuole superiori.
“Le lezioni del passato devono essere occasione di riflessione sulle contraddizioni e sulle speranze del nostro tempo, evitando la retorica commemorativa della «celebrazione» che produce semplificazione e banalizzazione (del male). Basta con la melassa proposta da film malfatti e da immagini che rischiano di coinvolgerci solo emotivamente”.
Paolo Guiducci