Quello andato spontaneamente in scena a Londra è stato un un sit in perlomeno inconsueto, definito dalla stampa come un episodio di “allattamento di massa”. In breve: un gruppo di giovani mamme si è riunito per allattare i propri figli davanti ad un ristorante che qualche giorno prima, avendo giudicato sconveniente che una di loro allattasse all’interno del locale, le aveva fatto ricoprire con un tovagliolo il busto e il neonato. Una “censura” da molti fortemente disapprovata, che ha indotto a quella singolare forma di protesta una trentina di mamme (una “massa” un po’piccola, per la verità, ma forse per il freddo), mentre i politici britannici prendevano posizione, chi in favore e chi contro, chi esaltando la necessaria la riservatezza da mantenere durante una funzione così delicata, chi sostenendo che non possono essere ammesse limitazioni e censure ad un atto così naturale e addirittura così “morale”.
Naturalmente l’opinione pubblica si è divisa, e molti, per una forma di perbenismo ipocrita, hanno giudicato indecente l’allattamento in pubblico. Non è un caso che in Inghilterra sia in vendita (e se lo si vende qualcuno ovviamente lo compera) un apposito bavaglino per mamme che allattano: va legato al collo della mamma e scende fino a coprire il bambino, che lì sotto può succhiare a suo agio “senza essere disturbato e senza disturbare”. Mi viene in mente una vecchia cantilena natalizia ora in disuso: «Tira su quella veletta e vedrai il Bambin che tetta; tetta il latte di Maria, o Gesù speranza mia».
Anche papa Francesco, senza però accennare al fatto particolare, ha fatto sentire la sua voce nella Cappella Sistina, durante il battesimo di una trentina di neonati, dicendo che “il latte materno è un dono per il quale ringraziamo il Signore”, e che non è sconveniente neanche allattare in chiesa. Qualcuno si è meravigliato, ma certo il papa non poteva dire altrimenti, visto le tante Madonne che da secoli “allattano” pubblicamente sugli altari delle nostre chiese. Come è noto la prima raffigurazione conosciuta della Madonna con il Bambino si trova nelle catacombe romane di Priscilla: e si tratta proprio di una “Madonna del latte”, cioè che allatta, dagli studiosi assegnata al III secolo.
Il cristianesimo non ha avuto esitazioni nell’adottare questa iconografia, né in oriente né in occidente. Il maggior titolo di gloria di Maria è infatti quello di essere la Madre di Dio. L’iconografia della “Madonna del latte” esalta la Madonna come mamma, e sottolinea l’affettuosa cura che ha per il Figlio, che è vero Dio ma anche vero uomo; e appunto in quanto uomo per alimentare la sua umanità deve ricorrere al seno materno. Nello stesso tempo esalta Maria come sorgente di premure materne e come sorgente di Grazia per tutta l’umanità, che le è stata affidata da Gesù stesso durante la crocifissione.
Anche nella nostra zona le “Madonne del latte” sono numerose. Senza la pretesa di farne un censimento, ricordo quelle che si trovano nelle chiese di Montefiore, Mondaino, Valliano di Montescudo, Talamello, Gabicce, Serravalle, San Marino. Solo una di queste in passato ha subito una “censura”: è la Madonna della chiesa parrocchiale di Serravalle, fatta malamente ridipingere nell’Ottocento da una parroco puritano. Restaurata nel 2008, ha ritrovato la sua iconografia originaria e una purezza formale che induce a ritenerla dipinta da Bittino da Faenza intorno al 1410. La veneratissima Madonna di Bonora a Montefiore è un po’ più antica di questa; anch’essa è stata più volte ritoccata e ridipinta, ma ha mantenuto intatta la sua iconografia, con un Bambino vorace che tiene ben stretta con entrambe le mani la mammella della Madre. Chissà che un giorno non sia possibile restituire anche a lei i lineamenti e i colori originari, forse pienamente trecenteschi, che potrebbero darci un’immagine più genuina ed espressiva della sua solenne maternità.
Pier Giorgio Pasini